Anche l’anno scolastico 2023/2024 si apre in salita. Nonostante sia il primo a ricominciare dopo la fine ufficiale della pandemia (dichiarata dall’OMS), resta l’impoverimento educativo che il Covid-19 ha causato in questi anni, come attesta un report di Save the Children dal titolo Il Mondo in una classe. Un’indagine sul pluralismo culturale nelle scuole italiane,pubblicato in vista della riapertura delle scuole, che presenta uno spaccato di diseguaglianze educative che compromettono i percorsi di crescita di bambine, bambini e adolescenti in Italia.
Nel report i dati evidenziano come gli investimenti sull’istruzione, che sembravano tornati al centro nel pieno dell’emergenza, sono tornati a scendere: oggi si attestano al 4,1% contro una media europea del 4,8%.
A questo si aggiunge la carenza di servizi come asili nido, mense e tempo pieno, che restano ancora appannaggio di pochi.
La copertura nelle strutture educative 0-2 anni pubbliche e private nell’anno educativo 2021/2022 è pari a 28 posti disponibili per 100 bambini residenti, ancora ben al di sotto dell’obiettivo europeo del 33% entro il 2010 e molto lontano dal nuovo obiettivo stabilito a livello europeo del 45% entro il 2030.
Secondo gli ultimi dati disponibili (a.s. 2021/2022) ancora solo il 38,06% delle classi della scuola primaria è a tempo pieno (sebbene in crescita rispetto a 5 anni prima, 32,4% nell’a.s. 2017/2018) e poco più della metà degli alunni della primaria frequenta la mensa scolastica (54,9%, contro 51% dell’a.s. 2017/2018).
I dati relativi alla dispersione scolastica in Italia risultano superiori alla media europea, rispettivamente 11,5% contro il 9,6% (dati relativi al 2022).
In uno scenario in cui la scuola italiana è alle prese con un numero sempre minore di studenti, a causa del calo demografico che da anni investe il nostro Paese (rispetto a 7 anni fa, quasi 71.000 bambini in meno hanno varcato la soglia della scuola elementare, 511.485 nell’a.s. 2015/16, 440.733 nell’a.s. 2021/22) e con classi sempre più multiculturali, il Rapporto annuale di Save the Children sulla scuola mette a fuoco i percorsi educativi degli studenti con background migratorio, evidenziando l’opportunità per il nostro Paese di riconoscere e valorizzare le diversità a scuola e superare gli stereotipi legati al percorso migratorio, con proposte capaci di sostenere una scuola inclusiva e multiculturale.
Molti studenti con background migratorio, nonostante siano nati e cresciuti in Italia, hanno meno opportunità rispetto ai loro compagni di scuola. Questa disparità si manifesta a partire dall’inserimento alla scuola dell’infanzia, continua con il ritardo scolastico dovuto alla collocazione in classi inferiori a quelle corrispondenti all’età anagrafica o alla mancata ammissione all’anno successivo, fino all’abbandono precoce.
In alcuni territori è presente anche il cosiddetto fenomeno del white flight, ovvero lo spostamento, da parte delle famiglie italiane, di bambini e adolescenti verso le scuole più centrali delle città. Questo provoca un aumento della concentrazione di alunni stranieri nelle scuole periferiche e un distanziamento sempre più marcato, non solo fisico, ma anche sociale e culturale tra studenti di origine italiana e studenti con background migratorio.
I dati del report evidenziano, inoltre, come il percorso scolastico di queste bambine, bambini e adolescenti nel nostro Paese è reso ancora più difficile dalla mancanza del riconoscimento della cittadinanza italiana. Incontrano infatti maggiori difficoltà, ad esempio, a partecipare a gite scolastiche e scambi culturali all’estero, riservati spesso ai soli cittadini comunitari, o a competizioni sportive, e, successivamente, anche ad accedere all’Università o ai concorsi pubblici.
Nel nostro Paese, solo il 77,9% dei bambini con cittadinanza non italiana è iscritto e frequenta la scuola dell’infanzia (percentuale che sale all’83,1% per i nati in Italia) contro il 95,1% degli italiani, sperimentando così, fin dai primi anni di vita, percorsi scolastici e educativi diversi, che incidono sui risultati e sulle opportunità future.
Tra gli studenti con background migratorio si registrano maggiori ritardi scolastici, casi di dispersione e abbandono scolastico. Mentre gli studenti di origine italiana in ritardo nell’anno scolastico 2021/22 rappresentavano l’8,1%, quelli con cittadinanza non italiana erano il 25,4%.
Gravano sul percorso educativo dei minori con background migratorio, anche le condizioni di povertà economica e l’impatto della pandemia, che in molti casi ha comportato l’interruzione dell’insegnamento della lingua italiana e delle attività extrascolastiche, la mancanza di dispositivi tecnologici per seguire le lezioni, la mancanza di occasioni di socialità e di rapporto scuola-famiglia.
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