La piccola comunità cattolica nella Striscia di Gaza sotto i razzi e le bombe

Padre Romanelli racconta la vita della piccola comunità cattolica nella Striscia di Gaza sotto i razzi e le bombe: “Ogni giorno il Rosario per la pace”.
(Foto ANSA/SIR)

“Tutte le strade sono chiuse e per questo sono ancora bloccato a Betlemme. La situazione peggiora ora dopo ora. La paura ha preso il sopravvento anche perché molti abitanti hanno ricevuto messaggi dall’Esercito israeliano che avvisano di attacchi imminenti. I bombardamenti sono proseguiti, duri, durante la notte. Nonostante l’abitudine alla guerra dei gazawi, la sensazione diffusa è che solo un miracolo – che tutti invocano – potrà evitare una guerra che sarà lunga e cruenta”.

Padre Gabriel Romanelli, parroco della parrocchia latina, l’unica cattolica di Gaza (poco più di 100 battezzati, su oltre due milioni abitanti islamici, ndr.) racconta al Sir gli ultimi sviluppi dalla Striscia dove si continua a combattere.

Poco fa l’annuncio del ministro della Difesa israeliano, Yoav Gallant,  che ha ordinato l’assedio della Striscia di Gaza, e l’interruzione delle forniture di elettricità, carburante, cibo e acqua.

Israele invita a sgomberare. Nella Striscia le fonti parlano di 436 morti (oltre ai circa 400 miliziani uccisi in territorio israeliano, ndr.). Tra gli israeliani si contano 700 vittime e almeno 2mila feriti. Ci sarebbero anche molti ostaggi tra militari e civili israeliani catturati da Hamas e portati a Gaza”. “Non sappiamo dire se gli attacchi saranno aerei o da terra, ma l’invito è chiaro: sgomberare al più presto case e palazzi di vari quartieri della Striscia. Israele sta colpendo anche i quartieri centrali di Gaza”.  Padre Romanelli riferisce i racconti dei suoi parrocchiani: “nella parrocchia sono accolte circa 15 famiglie, molte rimaste senza casa. Le autorità militari continuano a mandare messaggi per invitare i gazawi ad abbandonare alcuni quartieri che potrebbero essere bombardati. Un messaggio è stato inviato anche al patriarcato latino per avvisare di un possibile attacco alla zona di Rimal, dove si trova anche l’università islamica. Gli attacchi israeliani hanno colpito anche le vicinanze della scuola del Patriarcato latino tenuta dalle suore del Rosario, che grazie a Dio, non ha registrato ingenti danni, ma solo vetrate rotte. Israele invita la popolazione a sgomberare, ma mi chiedo dove dovrebbe andare tutta questa gente se è circondata da muri e se i quartieri sono già tutti stracolmi di abitanti”.

Pregare per la pace. La piccola comunità cattolica intanto da sabato 7, giorno dell’attacco, si ritrova tutte le sere a pregare il Rosario per la Pace: “i fedeli si radunano in chiesa per la Messa e poi davanti al Santissimo pregano il Rosario. Per i bambini abbiamo pensato ad un piccolo oratorio, con la speranza di donare qualche momento di serenità in una situazione che si profila sempre più drammatica”. La possibile invasione terrestre annunciata da Israele, conclude il parroco, “sarebbe una carneficina. Combattere casa per casa, in un ambiente densamente popolato, avrebbe effetti devastanti su ambedue i contendenti”.

Le parole del Papa. La speranza che le parole di Papa Francesco, ieri all’Angelus, “La guerra è una sconfitta: ogni guerra è una sconfitta! Preghiamo perché ci sia pace in Israele e in Palestina!”, “possano essere ascoltate dai responsabili israeliani e palestinesi. Preghiamo per il bene di questi due popoli e perché le armi tacciano subito. Basta sofferenza”.

Daniele Rocchi

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