Aggressività passiva sta ad indicare un modo di comportarsi che esprime rabbia e ostilità, ma in forma indiretta contro sé stessi. Grazie a questo meccanismo di difesa, si può colpire gli altri senza fare apparentemente nulla. L’aggressività passiva va pensata come una gradazione di un problema che va da manifestazioni occasionali e circoscritte all’espressione costante, generalizzata e ripetitiva di questo modo disturbato di reagire alla realtà.
L’aggressività indiretta si concretizza in vari modi. Tra questi, ostruzionismo, procrastinazione, inefficienza intenzionale, tergiversare, tenere il broncio, «dimenticarsi», fraintendere, cinismo, sarcasmo, lasciare le cose in sospeso, presentarsi di proposito di cattivo umore, eccessivo mangiare o dormire, compiacere gli altri per poi lamentarsi di loro, accusare malattie psicosomatiche, negare i propri sentimenti veri se qualcuno li riconosce, invidia nascosta per i successi altrui, visione negativa del futuro.
Queste sono modalità diverse ma tutte finalizzate a trasmettere quella ostilità che non si ha il coraggio di esprimere apertamente (non presentarsi ad un incontro a cui avevamo promesso di partecipare è più dannoso che dire apertamente «no»). Esternamente il modo di fare appare umile, gentile, ma nell’interiorità del passivo-aggressivo vige il bisogno di controllare gli eventi e le persone.
Tutti questi comportamenti non sono necessariamente rivelatori di una personalità passivo-aggressiva. Per esserlo è necessario che contengano l’intenzione di danneggiare, di provocare. È importante capire la differenza.
Chi è ostile e aggressivo in forma passiva non è ostile in un momento e poi gentile in un altro, ma è entrambi nello stesso momento. In breve, il termine passivo-aggressivo denota un comportamento di ricorrente negatività caratterizzato da due aspetti: la persona è spaventata, incapace o indisponibile a esprimere apertamente l’aggressività; nutre in sé un sentimento diffuso di ostilità verso gli altri.
Se, come abbiamo visto, la causa immediata del comportamento passivo-aggressivo è la rabbia, il rimedio sarà duplice: saperla riconoscere e imparare ad esprimerla in modo costruttivo, in vista di una «comunicazione assertiva». Ciò significa ammettere che certi modi di fare sono in funzione della propria rabbia anziché camuffarli sotto le spoglie di false virtù e passare ad una comunicazione asseriva, cioè, esprimersi in modo fiducioso, senza bisogno di ottenere conferma o preoccuparsi di dire solo l’evidente.
La comunicazione e le relazioni assertive esprimono apertura, onestà, fermezza, coraggio di guardare negli occhi, il tutto attuato in modo appropriato (anziché sproporzionato) e flessibile (anziché rigido). L’assertività non va confusa con l’arroganza o il «farsi strada a gomitate». Essa riconosce i diritti e le esigenze di tutti, fa appello alla responsabilità di tutti.
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