In Italia i 18-34enni sono poco più di 10 milioni pari al 17,5% della popolazione totale mentre nel 2007 superavano i 13 milioni pari al 23% della stessa popolazione: in venti anni si sono persi quasi tre milioni di giovani.
Le previsioni per il futuro confermano il calo: nel 2050 i 18-34enni saranno poco più di 8 milioni pari al 15,2% della popolazione. Per il 57,3% degli italiani sono la generazione più penalizzata. I giovani sono pochi e contano sempre di meno. Per il 57,3% degli italiani sono la generazione più penalizzata.
Come in passato il rapporto del Censis, Istituto di ricerca socioeconomica, pubblicato nei giorni scorsi è duro ma offre un insieme ragionato di dati e valutazioni.
Si descrive l’Italia come un paese triste, abitato da sonnambuli, da persone impaurite e sole, da coppie che, 3 su 4, non faranno figli.
Un Paese che non ha sogni, che è incollato al presente, alle sue discutibili sicurezze e non trova le ragioni di sperare, di avere fiducia, di osare strade nuove verso un futuro che non parli solo con un linguaggio economico e tecnologico.
C’è chi è ai bordi di questo quadro ed è chi ha età inferiore ai 18 anni, cioè i minori e in particolare i bambini.
A loro occorre tornare a loro non lasciandoli alle statistiche o alle immagini emotive ma considerandoli persone che all’inizio della vita hanno già una coscienza vigile e critica.
Basterebbe ascoltarli e non abbondonarli alle immagini pubblicitarie o a comparse attorno a un Natale tradito.
I bambini hanno sogni ma non sono sognatori.
Neppure un Paese triste può togliere loro il diritto al sogno. Un diritto a pensare e scrivere una storia di accoglienza e non di rifiuto, di case e non di macerie, di un sole che scalda e che non provoca siccità.
Portarsi all’altezza dei piccoli per diventare grandi. Ascoltare i loro perché provando stupore di fronte alla loro coscienza vigile, alla loro capacità di pensare e di guardare più in alto e più lontano.
Sui media vengono spesso pubblicate le lettere e mostrati i disegni di bambini in situazioni difficili o terribili: di fronte a questi messaggi è l’emotività a prevalere e a cancellare la richiesta di avere il diritto al sogno?
Gli adulti guardano e leggono, raramente riescono a riconoscersi ladri di sogni, adulti che con la loro mediocrità scoraggiano pensieri, progetti e percorsi controcorrente.
Del furto dei sogni, come emerge dal rapporto Censis, sono state vittime negli ultimi decenni i giovani di età compresa tra i 18 e i 34 anni. Ora ci sono i bambini, che camminano a occhi aperti e passi leggeri.
Come è possibile consegnare loro un Paese abitato da adulti che, come sonnambuli, brancolano nel buio?
Paolo Bustaffa
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