«La Quaresima, ci ricorda la Liturgia, è il segno sacramentale della nostra conversione. Segno che deve insegnare e segnare, con una traccia profonda, ancora per un tratto, la nostra vita, vocata alla Pasqua».
Il messaggio del Vescovo per la Quaresima 2024 ci porta a riflettere sul tema della conversione.
«È la stessa Celebrazione Eucaristica che ci educa alla conversione e alla riconciliazione. L’atrio eucaristico, come un vestibolo, offre ad ognuno la possibilità di un atto penitenziale, il luogo per il riconoscimento dei propri peccati per poter accedere, purificati, alla sala della festa eucaristica», scrive mons. Giuseppe Giudice.
Un momento iniziale su cui «soffermarci con attenzione, e non in modo superficiale».
Nel Confiteor, «il credente peccatore si pone dinanzi al Signore e, inserito in una comunità-assemblea, fa la sua confessio vitae, la confessione della sua vita, per poter poi confessare la grandezza del Signore con la confessio fidei».
Confiteor
Una confessione introitale, «che non è il Sacramento della riconciliazione», che ha un «valore pedagogico ma anche sacramentale, perché ci educa a riconoscere che, anche se confessati da poco tempo e in grazia di Dio, siamo sempre peccatori e bisognosi di perdono e misericordia, senza nascondere i limiti».
L’atto penitenziale «ha una forte valenza ecclesiale e ci ricorda che ogni ferita inferta a Dio è, nel contempo, una ferita al fratello e alla sorella».
«Certamente non sostituisce il Sacramento della riconciliazione – scrive il Vescovo – ma ha un valore sacramentale e pedagogico, perché ci educa a riconoscersi peccatori e a invocare la misericordia non solo come un atto individuale ma ecclesiale».
Un atto che «deve portare vita nuova e riconciliazione nei rapporti personali e sociali; cioè, in poche parole, si deve vedere il risultato in una vita che diventa più umana e cristiana».
Non soli ma inseriti in una comunità
La misericordia «deve poter invadere e allagare la vita, mare aperto verso gli altri». In questo atto comunitario, «la Chiesa si presenta come communio-sanctorum, comunità formata da persone perdonate che sono diventate Chiesa-assemblea, e non massa anonima».
Non si è soli, ma inseriti «in una comunità dove tutto è in relazione, connesso e condiviso, il bene e il male, tenuti insieme dal filo sottile e indistruttibile della grazia».
«Ci riconosciamo peccatori, Ecclesia semper reformanda, in un ambito liturgico denso di preghiera e silenzio, dinanzi al Kyrios, l’unico Signore della mia vita, e dinanzi ai fratelli e alle sorelle, membra dell’unico corpo che è la Chiesa», continua il Messaggio per la Quaresima 2024.
Per mons. Giuseppe Giudice questo è «la prima pagina, non di una comunità di perfetti, ma di uomini e donne raggiunti dall’onda sempre fresca del dono di Dio: vera comunità ecclesiale, sempre pronta a ricominciare e a riprendere il cammino».
Misericordia come olio e profumo
«Tutta la Chiesa è convocata, ogni giorno e ogni Domenica, e in modo solennissimo a Pasqua, per chiedere la misericordia per me che, come olio e profumo, si effonde su ogni membro della comunità che, peccatore come me, con me prega ed implora».
«Io chiedo per gli altri, gli altri intercedono per me e, in questo circolo d’amore, si costruisce la Chiesa, la Chiesa amata, scrigno del dono di Dio, terra salvata e che offre salvezza. Qui nasce e rinasce il mistero della Chiesa! Qui la Chiesa dei peccatori si santifica per poter santificare il mondo!», sottolinea mons. Giudice.
Così, riconciliati con il Signore con noi e tra di noi, «capaci di guardarci di nuovo negli occhi, ritornati dai sentieri del prodigo», si rientra «nel coro ecclesiale per intonare Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini, amati dal Signore».
L’atto penitenziale passo per il cammino quaresimale
Il Vescovo esorta: «Carissimi, l’atto penitenziale, necessario, riscoperto e ben fatto, può essere un passo sufficiente per il nostro cammino quaresimale, e per poter giungere alla terra della Pasqua meno frastagliati dentro e veri artigiani di pace, attinta alla sorgente eucaristica, fonte e culmine del mistero pasquale».
«Sul monte eucaristico, Gesù, novello Mosè – chiude mons. Giudice –, continua a tenere alzate le braccia per aiutarci a vincere le battaglie della vita, a camminare sinodalmente, per poi cantare, rinnovati, l’Alleluia pasquale».