Anche quest’anno, nella Solennità di Cristo Re dell’Universo, il gruppo ministranti della comunità parrocchiale Santa Maria del Carmine e della Santissima Annunziata di Angri ha ricevuto il “mandato” per rinnovare l’impegno del servizio all’altare.
Durante la Messa, dopo l’omelia, il nostro parroco don Antonio Mancuso, di fronte a tutti noi ministranti, bambini, ragazzi e adulti, ha benedetto i camici che portavamo piegati sul braccio. Un canto ha sottolineato poi il momento della vestizione, durante la quale è stato bello aiutare i più piccoli a indossare la veste, per loro insolita e curiosa. Anche l’assemblea ha condiviso la nostra bella emozione, con gioia e non senza un accennato e velato sorriso.
Essere ministrante è innanzitutto questo: condividere la gioia dello stare insieme per il servizio liturgico all’altare, essere figli di Dio, vivendo di valori di vita cristiana.
Con le nostre parole, le nostre azioni, anche fuori dalla chiesa, creiamo un mondo in cui soprattutto i bambini possano crescere liberi imparando ad amare il Signore.
Il gruppo si incontra per la formazione e le prove di sabato sera, dopo la Messa, in particolare nei tempi forti dell’anno liturgico. Sotto la guida del parroco e del nostro responsabile Nello, i bambini imparano come ci si comporta sull’altare, il significato dei diversi compiti, i segni, i colori e gli oggetti liturgici: il crocifero, i candelieri, il turibolo, il cerimoniere, le ampolline e il campanello. Infine, ognuno riceve un compito a seconda delle proprie abilità e nel rispetto degli altri.
La mia esperienza in parrocchia è fatta di tratti di vita vissuta con momenti di gioia, impegni e amicizia sincera. A volte tra grandi e piccini può capitare che si creino momenti di competizioni e piccole gelosie su chi ha ricevuto questo o quel compito più in vista, ma tutto questo dura solo un attimo e non cancella la vera emozione che regala il giorno del Signore. Andare in chiesa la domenica significa sentire la festa in modo vivido, la sensazione che quel giorno sia diverso, sia santo, ognuno vive l’attesa con meraviglia rendendola veramente una festa.
Raccontare la mia esperienza tra i ministranti non è semplice, quando arrivai in parrocchia venivo da una profonda sofferenza per solitudine e all’inizio fu meraviglioso, poi al primo ostacolo mi allontanai. Tuttavia, solo allora, dopo un periodo molto triste ho capito che essere felici vuol dire sacrificarsi per stare con gli altri. “Servire” significa veramente donare col cuore e non gonfiare il proprio ego, servire Dio aiutando gli altri, ridere, scherzare e festeggiare insieme.
Avvertire che la nostra presenza intorno all’altare può rendere ancora più belle e solenni le Celebrazioni mi dona una sensazione profonda e forte, fa sentire a tutti noi che ogni domenica facciamo una cosa importante per gli altri, per noi stessi e per il Signore. È proprio questo l’augurio che faccio a me stesso e al gruppo ministranti, affinché in tutti noi possa crescere, sempre più, un gratuito impegno al servizio della comunità.
Giovanni La Femina
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