Gli angeli della Concattedrale di Episcopio

Entrando, ancora oggi, nella Concattedrale di Episcopio, si “vola” presi per mano dagli Angeli dei Solimena e del Tucci.
Il Vescovo Tura

Di tutti gli apparati artistici e decorativi presenti nella chiesa di San Michele Arcangelo a Sarno il soffitto cassettonato, con la sua “Quadreria”, è nel suo insieme l’opera di maggiore rilievo.

Sotto diversi aspetti le 21 tele che arricchiscono quella che fu la Cattedrale dell’antichissima Diocesi di Sarno, poi unitasi a quella nocerina nel 1986, ci restituiscono la rappresentazione tematica dei “messaggeri” di Dio. Da qui il titolo “Cattedrale degli Angeli” del prof. Antonio Gallo (Sarno, 2003) che riprende un saggio di Francesco Paolo Pace del 1886.

Essi, attraverso varie scene, esemplificano allo stupefatto spettatore di ieri e di oggi gli argomenti tratti dal Vecchio e dal Nuovo Testamento. Nella parte centrale dell’apparato si va dalla potenza e complessità di scene come “La guerra di Sennacherib, re d’Assiria” o de “La peste a Roma” alla tela centrale: “San Michele che introduce le anime del Purgatorio presso la SS. Trinità”. In tutte e tre le opere il protettore e custode della Chiesa è il protagonista della scena.

Come ci ha ricordato l’architetto Santitoro, il mese scorso, l’antico impianto medievale della chiesa fu rivisto e aggiornato negli anni ’20 del Seicento per volontà del vescovo Stefano Sole Castelblanco (1618-1657). L’edificio fu poi arricchito da questa complessa catechesi per immagini sul finire dello stesso secolo ad opera dei Solimena e di diverse botteghe nocerine e pugliesi.

Un particolare della tela centrale del soffitto a cassettoni dipinto da Angelo e Francesco Solimena, fine XVII secolo

Il professor Alberto Pavone riporta in “Angelo e Francesco Solimena” (Salerno, 2002) il testo originale in cui si elencano le maestranze e gli artisti che portarono a compimento il lavoro nell’agosto del 1694: “L’intempiatura” decorata – leggi soffitto – fu voluta dal vescovo Nicola Antonio Tura (1673-1706). Nella descrizione si parte dalle tre grandi tele centrali, i “quadri grandi” dipinti dal “magnifico Angelo Solimena” su disegni del figlio Francesco, ormai affermato pittore nella città di Napoli, ambito da tutte le corti europee. Francesco dipinse “di propria mano” la figura dell’Eterno Padre.

Duecento ducati costarono le tre tele e, per dare una misura di valore, sempre duecento ducati costarono le altre diciotto tele arrivate dalla bottega del Tucci a Gravina di Puglia. Della bottega Guariglia di Nocera, invece, la struttura in legno e sempre da Nocera gli ori e gli stucchi.

La tela d’altare, quella della cappella del SS.mo Sacramento, le pitture del coro, della cattedra, della volta del presbiterio sono tutte di Angelo Solimena, di cui sulla parete destra del presbiterio si ammira il ritratto del vescovo committente.

Entrando, ancora oggi, nella Concattedrale di Episcopio, si “vola” presi per mano dagli Angeli dei Solimena e del Tucci e di pennellata in pennellata, attratti dai vivi colori delle tavolozze seicentesche, si può leggere una pagina stupenda di arte e teologia.

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