Con Francesco o con il Papa? La domanda sorge quando mi imbatto in confronti, più o meno pubblici, sulla figura del Pontefice e sulle sue dichiarazioni. Tutto può diventare magistero, anche un Tweet, ma tutto va contestualizzato. Invece ogni intervista e ogni libro assume la valenza di una Enciclica.
Frasi amplificate o ridimensionate dai social, come quella sul non mangiare carne in Quaresima. Parole che hanno perseguitato chiunque invitasse ad assumere un atteggiamento di penitenza, a rinunciare a qualcosa nel cammino verso la Pasqua.
Certa stampa e alcuni commentatori riducono tutto a una disputa tra progressisti e conservatori. Ma il confine è labile. Se il Santo Padre parla di pace, cooperazione internazionale, assistenza ai poveri e ai migranti, diventa una bandiera progressista, di sinistra. Quando si esprime su aborto ed eutanasia viene portato in palmo di mano dai conservatori, dalla destra. Sulle questioni relative all’omosessualità le fazioni si alternano a seconda della frase e del momento in cui la pronuncia.
Una schizofrenia che, se può colpire i più distanti, non dovrebbe contagiare i credenti.
Infatti, Francesco è il successore dell’apostolo Pietro; è guida della Chiesa, che è sposa di Cristo. Un aspetto dogmatico, pilastro della nostra fede: «Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica».
«Il collegio dei vescovi, presieduto dal Papa, ha l’ufficio di garantire la tradizione autentica della fede e di guidare il popolo dei credenti; per questo ha ricevuto in modo speciale “il carisma sicuro della verità” e non può sbagliare quando è unanime nell’insegnare la verità rivelata, sia che si trovi disperso su tutta la terra, sia che si trovi solennemente riunito in un concilio ecumenico» (La verità vi farà liberi – Catechismo degli adulti, 620).
E sant’Ireneo di Lione, proclamato dottore della Chiesa da papa Francesco, ricorda: «Dove è la Chiesa, lì è anche lo Spirito di Dio, e dove è lo Spirito di Dio è la Chiesa ed ogni grazia. E lo Spirito è la verità» (Contro le eresie, 3, 24, 1).
Da credenti non dovremmo mettere continuamente in discussione la parola del Pontefice. I figli di Dio avranno certamente una propria opinione, la confronteranno e confuteranno, ma lavoreranno con fiducia e obbedienza.
La riscoperta di questo “affidamento” non ci farà chiedere se siamo con Francesco o con il Papa. Ci farà dire che siamo con papa Francesco, come ieri lo eravamo con Benedetto XVI e prima ancora con Giovanni Paolo II, e domani lo saremo con un altro Pontefice.
Ci è chiesto di ritrovare la comunione andando oltre le simpatie e i risentimenti. Per riscoprirci figli della Chiesa edificata non sugli uomini ma sul Cristo. Così risentiremo, e faremo sentire, un profumo di amore e di bellezza simile a quello di zagara che impregna queste serate primaverili.
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