L’edilizia guida la triste classifica dei settori più esposti ad infortuni, con il 57% dei lavoratori occupati a rischio, seguita dall’agricoltura con il 44%, dai trasporti e dal comparto sanitario. Sono i numeri forniti dalla Cgil basati sui report dell’Inail.
«In Campania, così come tutte le altre regioni meridionali, si è al di sopra della media nazionale nonostante il 2023 abbia registrato infortuni diminuiti del 35%», afferma Luca Daniele, segretario provinciale salernitano della Fillea (Federazione Italiana dei Lavoratori del Legno, dell’Edilizia, delle industrie Affini ed estrattive) Cgil.
Sono necessarie «misure più stringenti perché perdere la vita sul luogo di lavoro è un’assurdità. Le cause – afferma – sono imperizia, imprudenza e negligenza».
Uno dei casi più emblematici è quello di un capo cantiere edile morto in Puglia a 79 anni: «È assurdo che a quella età dovesse lavorare con un contratto part time per sbarcare il lunario. Superata l’età della pensione ci sono ancora molti lavoratori costretti a stare in cantiere, a nero o con contratti precari, per far fronte a problemi economici». Il suo sindacato si batte affinché si approvi una legge che preveda la pensione entro 60 anni per i lavoratori esposti a rischi alti: «È nella fascia 60-65 anni che si verificano i maggiori infortuni mortali».
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