Madonna de’ Noantri: a lei si affidano i malati. La storia

Ogni anno la statua è esposta nella cappella del Campus Biomedico di Roma in occasione della festa del beato Álvaro del Portillo
Madonna de’ Noantri esposta nella cappella del Campus Biomedico di Roma – foto Sir

Nella cappellina del Policlinico Universitario Campus Bio-Medico di Roma è un continuo e silenzioso pellegrinaggio di medici, studenti, pazienti, parenti.

Fin dal mattino presto c’è chi cerca conforto nella fede per la propria guarigione o quella di una persona cara, chi esprime gratitudine per un esito positivo tanto atteso, chi semplicemente trova sollievo nel silenzio del luogo.

Lo sguardo di tutti è rivolto verso la statua della Vergine Maria posta da lunedì accanto all’altare. È quella della Madonna del Carmine, a Trastevere venerata anche con i titoli Madonna Fiumarola o Madonna de’ Noantri, dalla Festa de’ Noantri che si celebra ogni anno a fine luglio nel quartiere.

La storia del simulacro mariano affonda le sue radici nel XVI secolo, precisamente nel 1535. Secondo la tradizione, alcuni pescatori la trovarono alla foce del Tevere dopo una violenta tempesta. Da qui l’appellativo “Madonna Fiumarola”.

Inizialmente donata ai carmelitani della basilica di San Crisogono, la statua assunse il titolo di “Madonna del Carmine”. Qui rimase fino al 1890, quando venne trasferita nella chiesa di San Giovanni dei Genovesi. La sua sede definitiva divenne poi la chiesa di Sant’Agata, dove risiede ancora oggi.

In preparazione della festa liturgica del beato Álvaro del Portillo, ispiratore del Campus, la cui memoria si celebra il 12 maggio, la statua della Madonna è stata portata lunedì scorso al policlinico per il terzo anno consecutivo.

La storia del cappellano

Il pellegrinaggio è stato organizzato dal cappellano don Robin Weatherill il quale si dice “certo che la Madonna sta toccando il cuore di tante persone e i frutti si vedranno con il tempo”.

Si ritiene un “privilegiato” perché sempre a contatto con l’uomo “con tutta la sua fragilità e ingenuità. Nelle corsie di un ospedale le maschere cadono e si hanno davanti i veri bisogni”. E sono questi che vengono portati alla Vergine Madre. Fede, devozione, dolore si mischiano nella cappella al piano terra.

La voce degli studenti

Alessandro, studente del corso di laurea Tecniche di Radiologia Medica, prima di andare a lezione si ferma qualche minuto in preghiera. Ha fissato a lungo il volto della Vergine prima di scrivere un messaggio su biglietto che ha poi posto in uno dei cestini sistemati ai piedi della statua pieni di post-it colorati con suppliche e richieste di preghiere.

“L’ho implorata di proteggere gli ammalati e gli anziani in difficoltà – soprattutto quelli che sono curati qui – afferma -. Ospitare per qualche giorno questa statua è qualcosa di straordinario. La storia del simulacro, che conosco bene, mi commuove sempre tanto”.

Le speranze dei malati

Mario, invece, non riesce a trattenere le lacrime mentre contempla la Madre di Gesù avvolta in un abito bianco finemente ricamato, un capolavoro di haute couture realizzato mezzo secolo fa nell’atelier delle Sorelle Fontana.

Racconta che ogni anno si reca a Trastevere e prova “sempre a sfiorare i piedi della Madonna portata in spalla dalla confraternita”. Il servizio d’ordine non glielo permette, e torna a casa con questo rammarico.

“Sono ricoverato per accertamenti e quando ho saputo che la statua della ‘mia’ Madonna de’ Noantri sarebbe stata portata proprio qui, sono stato molto felice – spiega -. Per me è un segno di speranza che andrà tutto bene e poterla finalmente accarezzare lontano dalla calca è un’emozione inspiegabile”.

Quelle di Lucia sono invece lacrime di dolore. È una paziente oncologica, è stata operata nuovamente due settimane fa. “L’ho implorata di farmi vivere il più a lungo possibile” dice con un filo di voce.

Francesca, neurologa, si sofferma in ginocchio prima di iniziare il suo turno. “Sono giorni che tante persone si rivolgono alla Mamma per presentare le loro necessità – dice -. È bellissimo vedere questo flusso continuo di gente e sentire ogni volta la stessa espressione: che bella”.

Massimo è accompagnato dalla moglie Veronica. Qualche giorno fa è stato sottoposto ad un delicato intervento chirurgico e “come ogni mattina” è tornato, “a salutare e a ringraziare Maria perché tutto è andato bene ma soprattutto per la serenità che mi ha dato per affrontare questo momento”.

La moglie ha scoperto la storia della Madonna de’ Noantri in questi giorni ed è molto contenta “di averla potuta ammirare da vicino. Mi rivolgo alla Vergine tutti i giorni ma poterla guardare negli occhi aiuta nella preghiera”.

Un segno di speranza

A sistemare i vasi con gerbere, rose bianche e gialle portate dai fedeli, ci pensano, tra gli altri, Marianna, dietologa, e Fabiola dell’amministrazione. Per la prima “questa ‘visita’ è un segno di speranza sia per il personale sanitario e non sia per gli ammalati”.

“I suoi occhi infondono tranquillità – aggiunge Fabiola -. Ogni mamma vuole il meglio per i suoi figli quindi chiedo alla nostra Mamma di benedirci e intercedere per noi”.

Giorgio, dirigente dell’Opus Dei che si occupa della missione e dell’identità del Campus prega affinché “i medici vedano negli ammalati il volto di Cristo sofferente mentre gli ammalati vedano nei medici quello del Cristo salvatore”.

Oltre il Campus, ogni anno la Vergine fa visita in altre periferie esistenziali. “Una volta l’anno varca anche il portone del carcere di Regina Coeli – dichiara Pietro Solfizi, governatore dell’arciconfraternita del Santissimo Sacramento e Maria Santissima del Carmine -. Capita anche che viene richiesta in alcune chiese di Roma dove è particolarmente nutrita la comunità di ex trasteverini. Per noi questi pellegrinaggi rappresentano un vero e proprio apostolato, un modo per portare la Madonna a coloro che, per diverse ragioni, non hanno la possibilità di recarsi in chiesa per venerarla”.

Roberta Pumpo/Sir

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