Per trovare sé stessi, a volte, bisogna varcare i confini della propria comfort zone, incrociare le diversità, scoprire quanta ricchezza e bellezza nascondono, «ripensare i confini come “zone di contatto” e non di separazione».
È questo l’appello lanciato da papa Francesco lo scorso agosto alla GMG di Lisbona e da questo invito ha preso forma il 44° Convegno Nazionale delle Caritas diocesane, che si è tenuto dall’8 all’11 aprile scorso. Ad ospitare i delegati provenienti da tutta Italia il suggestivo paesaggio lagunare di Grado, in provincia di Gorizia, scelta per la sua vocazione ad essere “terra di passaggio” da e per l’Europa.
Nella quattro giorni di Convegno si sono analizzate le varie accezioni del termine “confini”, come limite da superare, margine ove farsi piccoli per ritrovare Dio, luogo di incontro delle diversità, ma soprattutto dell’importanza di sconfinare senza la paura dell’altro, con fiducia e carità.
In questo sguardo universale, come la nostra Chiesa, sono arrivate le testimonianze di Caritas Slovenia, Caritas Hellas, Caritas Spagna e Caritas Turchia, che hanno evidenziato quanto la cooperazione internazionale sia l’unica strada per risolvere il problema delle migrazioni e delle povertà e che i confini sono un concetto alquanto labile.
«I confini erano un luogo di separazione, anche per le famiglie – ha raccontato mons. Alojzij Cvikl, presidente di Caritas Slovenia, ospite del secondo giorno di Convegno –. Nella nostra arcidiocesi abbiamo una chiesa filiale, dove il confine scendeva al centro della chiesa, metà dell’altare era in Austria, metà in Slovenia. La chiesa aveva due sacrestie. Le Sante Messe tedesche e slovene erano rigorosamente separate. Dal 2016 concelebriamo la Santa Messa insieme in questa chiesa, la seconda domenica di luglio. Così i credenti di entrambe le parti, ogni anno, si sentono sempre più vicini. Il confine è diventato un ponte, un luogo di incontro».
Il secondo giorno di Convegno, i partecipanti hanno anche fisicamente varcato il confine, recandosi a Nova Gorica, la città “gemella” di Gorizia ma situata in Slovenia: le due condividono addirittura una piazza, la Piazza Transalpina. «È il confine che è stato spostato, non le nostre storie», ha sottolineato Alessandro Quinzi, il direttore dei Musei Provinciali di Gorizia, ascoltato proprio nella Concattedrale di Nova Gorica.
Don Marco Pagniello, il direttore di Caritas italiana, nella sua relazione di chiusura, ha dato un chiaro mandato a tutti gli operatori Caritas: «Sconfinare!». Per offrire segni d’amore non condizionati dalle appartenenze, per trovare un lessico di profondità che riesca a parlare a tutti, per entrare in dialogo con gli altri e sconfiggere l’ingiustizia sociale, animare la comunità per custodire il senso profondo della nostra umanità.
I numeri
Tra direttori e membri di équipe sono pervenute 613 iscrizioni, 182 le Caritas diocesane presenti. La Delegazione più numerosa è stata quella della regione Campania, con 68 partecipanti. L’ultima sera del Convegno, la delegazione campana si è riunita per incontrare don Marco Pagniello per un saluto e per la condivisione di proposte e progetti.
Caritas Coordinamento Europa
Nei suoi orientamenti finali, il direttore di Caritas italiana ha presentato la nascita del “Coordinamento Europa” aperto a tutte le Caritas diocesane. Il Coordinamento ha l’obiettivo di favorire la condivisione di conoscenze e opportunità in ambito europeo e per potenziare le attività di advocacy, in collaborazione con le principali reti di solidarietà europee, soffermandosi sulla “dimensione culturale” dello stare in Europa.
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