Il 90% degli adulti ha contratto il virus della varicella che può riattivarsi a causa di un calo immunitario e determinare lo sviluppo dell’Herpes zoster, più noto come Fuoco di Sant’Antonio. La malattia colpisce più frequentemente le persone anziane e chi soffre di patologie cardiovascolari e oncologiche, diabete, malattie respiratorie croniche. Il rischio di sviluppare l’Herpes zoster cresce con l’avanzare dell’età. Ma è possibile prevenire la malattia virale e le sue complicazioni con la vaccinazione. Ne abbiamo parlato con la dottoressa Maria Teresa Uzzauto, direttore dell’Unità Operativa Complessa Dermatologia generale e Oncologia dell’Ospedale “Andrea Tortora” di Pagani.
Dottoressa, può spiegarci che cos’è l’Herpes Zoster e qual è il legame con la varicella?
«L’Herpes zoster, meglio noto come Fuoco di Sant’Antonio, è una malattia causata dalla riattivazione del virus della varicella. È un unico virus, che si chiama virus varicella zoster. La varicella è l’espressione dell’infezione primaria da parte del virus che ha come organo bersaglio la cute e provoca delle vescicole che iniziano dalle orecchie, dalla zona retro auricolare, dal cuoio capelluto e poi si diffondono in senso cranio-caudale a tutta la superficie cutanea».
Quindi l’infezione comincia a manifestarsi dal volto?
«Sì, l’evoluzione è cranio caudale. Queste vescicole sono molto pruriginose – una delle caratteristiche della varicella infatti è proprio questa, può dare molto prurito –, poi evolvono, come diciamo noi, a gittate, c’è quindi una prima gittata, una seconda gittata, a volte anche una terza gittata. Così troviamo sulla cute le vescicole e anche la loro evoluzione, ovvero prima le pustole, poi le croste. Tutto questo avviene in circa 15 giorni».
Dire che l’Herpes zoster è una riattivazione del virus della varicella significa che quando ci ammaliamo di varicella il virus resta latente all’interno del nostro organismo?
«Esatto, una volta guarita la varicella, il virus percorre a ritroso le fibre nervose raggiungendo i gangli sensitivi posteriori del midollo spinale oppure i gangli dei nervi cranici dove può rimanere in uno stato di latenza per tutta la vita».
Perché poi alcuni soggetti sviluppano il Fuoco di Sant’Antonio e altri no? Cosa succede?
«Un abbassamento delle difese immunitarie può favorire la riattivazione del virus che fa il percorso, in senso inverso, dalle fibre nervose alla cute e provoca lesioni cutanee tipiche dell’Herpes zoster, cioè sempre delle vescicole, a grappolo, che hanno una tipica distribuzione unilaterale. Il sintomo principale è rappresentato dal dolore, che può essere molto intenso, o da parestesie, e il dolore è poi seguito da eruzione cutanea di vescicole tipicamente disposte a grappolo perché, a differenza della varicella, sono molto ravvicinate e interessano una zona del corpo unilaterale, quindi metà volto, metà del cuoio capelluto, metà del tronco. Le vescicole hanno una distribuzione unilaterale secondo la disposizione delle fibre nervose, perché la malattia parte da questi gangli nervosi dove il virus rimane in latenza, cioè a riposo».
Quali sono i sintomi iniziali?
«Il sintomo principale è il dolore, che può essere molto intenso e può anche precedere l’eruzione cutanea. Spesso il paziente si reca al pronto soccorso, con un dolore molto forte, ad esempio all’emitorace sinistro, pensando ad una patologia cardiaca, ad un infarto. Invece, dopo qualche giorno, vengono fuori le vescicole. Oppure il dolore può essere all’addome ed è confuso con una colica renale o una colica addominale. Questi sono i casi che vediamo più di frequente. Poi, invece, si manifestano le vescicole, con una disposizione unilaterale. Spesso si possono associare mal di testa, febbre moderata e cefalea».
Qual è l’evoluzione della malattia?
«Come nella varicella, si può avere una sovrainfezione delle vescicole che si trasformano in pustole e, successivamente, con l’applicazione di farmaci topici, quindi con la terapia specifica, si ha l’evoluzione in croste. Il tutto, anche qui, dura 15 – 20 giorni».
Tempo in cui bisogna osservare il riposo?
«Sì, è consigliabile osservare il riposo perché si tratta di una malattia che in molti casi può essere debilitante, in particolar modo per i soggetti anziani. La principale complicanza però è il dolore cronico. Si parla infatti di nevralgia post zoster. Ecco perché è necessario fare una terapia mirata».
A chi bisogna rivolgersi? È preferibile farsi visitare da un dermatologo o rivolgersi al proprio medico di base?
«È consigliabile rivolgersi al medico di base o anche al dermatologo per istituire subito una terapia antivirale topica e sistemica. Bisogna dare al paziente un antivirale per via orale, eventualmente un antibiotico, una terapia antisettica e antibiotica locale ed è importante somministrare anche vitamina B 12 che protegge dalla nevrite, complicanza particolarmente fastidiosa perché dura molto tempo, e antidolorifici se l’Herpes è caratterizzato da dolore molto forte».
Vi sono pazienti che lamentano dolori anche molto tempo dopo aver superato l’infezione. Perché succede?
«La nevralgia post erpetica è caratterizzata da dolore intenso che persiste per oltre tre mesi nella zona interessata dall’eruzione erpetica. Può durare anche nove mesi o un anno con un grande fastidio».
Una curiosità: perché si chiama Fuoco di Sant’Antonio?
«Il nome fuoco di Sant’Antonio deriva dal fatto che il fuoco ricorda il dolore urente (sensazione dolorosa simile a quella provocata dal fuoco o dai corpi arroventati), inoltre per la guarigione si invocava sant’Antonio Abate a cui veniva riconosciuto un potere taumaturgico. Era un santo che guariva».
Per prevenire il Fuoco di Sant’Antonio e le sue complicanze si parla sempre più spesso di vaccino. A chi è consigliato?
«Il vaccino anti Herpes zoster è gratuito per chi ha più di 65 anni e volesse farlo per prevenzione. Ma è consigliato ed è sempre gratuito anche per i soggetti con più di 50 anni affetti da immunodepressione grave o da patologie croniche, come il diabete scompensato, malattie cardiovascolari o malattie respiratorie croniche gravi. La vaccinazione, che prevede due dosi, può essere effettuata presso l’ambulatorio del medico di base».
Coloro che non rientrano in queste categorie ma vogliono comunque fare il vaccino, come possono fare?
«Devono acquistarlo».
Ci sono dei comportamenti, delle buone abitudini che possono difenderci e aiutarci a evitare di sviluppare il Fuoco di Sant’Antonio?
«Purtroppo no. Una volta che un soggetto ha avuto la varicella, il virus rimane lì e si riattiva. Certamente un soggetto in buona salute, in genere, non sviluppa la malattia. Quello che favorisce l’insorgere del Fuoco di Sant’Antonio non è tanto lo stress ma l’immunodepressione. C’è una immunodepressione naturale, che è quella della senescenza. Un soggetto anziano, per sua natura, ha un sistema immunitario più debole, ecco perché la malattia si verifica maggiormente dopo i 60 anni. Il soggetto giovane, se ha delle malattie, ad esempio linfomi, leucemie, può purtroppo andare incontro a questa malattia».
Mi racconti l’esperienza di un paziente che ha seguito e che l’ha particolarmente colpita.
«Ho seguito un paziente che ha avuto una forma di herpes zoster caratterizzata solo dal dolore, senza vescicole. È una forma non frequente che si chiama herpes sine herpete. Senza manifestazioni cutanee è più difficile fare la diagnosi, occorre escludere altre cause di dolore e istituire una terapia antivirale. Scavando nell’anamnesi ed escludendo altre cause di dolore e altre infezioni virali, facendo la ricerca degli anticorpi anti varicella zoster IgG e IgM per differenziare l’infezione acuta e l’infezione pregressa, siamo riusciti a risalire alla patologia in atto e fare una diagnosi certa».
Una malattia dolorosa con tante complicazioni dalla quale è possibile mettersi al riparo con il vaccino che ha dimostrato una efficacia superiore al 90% nel prevenire l’Herpes zoster. Parlane con il tuo medico di base oppure visita il sito proteggitidalfuocodisantantonio.it
Come prenotare una visita
L’ospedale “Andrea Tortora” di Pagani è centro di riferimento regionale per le malattie infiammatorie cutanee croniche come la psoriasi, la dermatite atopica grave, l’alopecia universale, l’alopecia areata e la prurigo nodularis. Per afferire all’ambulatorio di dermatologia è sufficiente avere una richiesta del medico di base per visita dermatologica e prenotare una visita al Cup oppure per telefono, al numero 089 2875028 (call center CUP), sia da fisso che da cellulare, dal lunedì al venerdì, dalle 8,30 alle 17,30.
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