Dialogo interreligioso tra scuola e…Dante

La prof.ssa Rosanna Di Giaimo riflette sull’episodio della scuola media di Treviso e sulla necessità di contestualizzare i testi classici.

Mentre che tutto in lui veder m’attacco, 
guardommi, e con le man s’aperse il petto, 
dicendo: “Or vedi com’io mi dilacco!                             
vedi come storpiato è Maometto!”

Siamo tra i seminatori di discordie della IX Bolgia dell’VIII Cerchio dell’Inferno (Canto XXVIII). Maometto mostra al Poeta le sue ferite aprendosi il petto. Il Profeta è martoriato, tagliato in due parti con le interiora che gli pendono tra le gambe. Ma di cosa è colpevole?

Per Dante la religione musulmana rappresenta una scissione interna al mondo cristiano che ha generato sanguinose guerre. Dunque, Maometto non è il fondatore di una nuova religione ma un eretico. Convinzione, questa, che scaturisce da una conoscenza non completa dell’Islam che è propria del medioevo. Con l’età moderna l’atteggiamento di ostilità verso l’Infedele, però, non sarà meno marcato. Basti pensare alla tradizione del poema epico cavalleresco che, con l’Orlando Furioso di Ariosto e La Gerusalemme Liberata di Tasso, denuncia chiaramente la diffusa paura dell’Islam considerato un pericolo da cui doversi difendersi.

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Sicuramente, all’interno del dialogo interreligioso che caratterizza il mondo contemporaneo, queste pagine confliggono con lo sforzo di una integrazione religiosa ed etnica. Tuttavia, è ovvio che la lettura dei testi va sempre ricondotta al contesto storico-culturale in cui vengono prodotti e lo studio, la conoscenza sviluppano anche la capacità di mettere a confronto epoche e idee diverse: in poche parole, sviluppano il senso critico.

Ciò che due giovani studenti della scuola media di Treviso, esentati dallo studio della Commedia, non potranno di certo, un giorno, vantare.

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