Il vescovo Giuseppe ha aperto la novena in preparazione alla festa di sant’Alfonso Maria de Liguori. Ieri sera il Pastore della diocesi di Nocera Inferiore-Sarno ha presieduto l’Eucaristia nella Basilica di Sant’Alfonso in Pagani nel primo dei nove giorni di predicazione che vedranno alternarsi sulla tomba del doctor zelantissimus numerosi vescovi e sacerdoti.
A concelebrare con mons. Giudice nel giorno in cui la Chiesa ha celebrato la festa di santa Brigida, religiosa e patrona d’Europa, i padri redentoristi della comunità di Pagani, il vicario generale mons. Vincenzo Leopoldo e don Mattia D’Antuono.
La preghiera è il tema scelto per la novena di quest’anno. Anno dedicato proprio alla preghiera da papa Francesco in vista del Giubileo del 2025.
Imparare a pregare
«Chi meglio di sant’Alfonso ci potrebbe insegnare a pregare?», si è chiesto dunque il Vescovo nell’omelia della celebrazione, riportando poi la celebre massima del santo: «Chi prega si salva, chi non prega si danna». Perché «a pregare si impara pregando, come a vivere si impara vivendo».
«Nessuno di noi sa pregare – ha proseguito poi mons. Giudice -, neanche io. A volte noi pensiamo di pregare, ma non stiamo pregando. Tutta la vita è una preghiera. Pensiamo ai sofferenti che in questo momento sono inchiodati al letto del dolore, della sofferenza. Non è preghiera quella? È più preghiera della nostra. Tutta la vita può diventare un’offerta, una preghiera».
Quindi una raccomandazione: «Prima di entrare nella bellezza, nel mistero della preghiera, dovremmo toglierci i sandali, toglierci quelle preoccupazioni, quelle paure, quelle chiusure che non ci fanno mettere così come siamo davanti al Signore».
«Maestro, insegnaci a pregare»
Ma «che cosa dobbiamo chiedere a Gesù?», si è domandato il Vescovo. Due cose essenzialmente: «Maestro, insegnaci a pregare. E, Signore, aumenta la mia fede». Perché «la fede è l’ambiente dove poter pregare. Senza la fede, noi ripetiamo delle parole, facciamo dei gesti, ma non succede niente», ben sapendo che noi «preghiamo non solo quando siamo in ginocchio o quando diciamo il Rosario, perché tutta la vita può diventare una preghiera».
«Molti mistici – ha detto ancora il Vescovo – quando uscivano dalla preghiera erano come un raggio di sole, irradiavano bellezza». Di qui l’interrogativo consegnato da mons. Giudice ai numerosi fedeli presenti nella Basilica alfonsiana: «Quando noi usciamo dalla Messa, dalla preghiera, cosa portiamo?». E ancora: «La nostra fede è ancora la fede di sant’Alfonso? È una fede semplice, vera, incondizionata? È la fede della Chiesa? O preghiamo solo quando ci serve qualcosa, come bambini capricciosi?».
E infine l’invito a prestare attenzione alle preghiere del mondo di oggi: «Quante grida intorno a noi di donne che sono sopraffatte, di bambini malati, di persone a cui manca il lavoro. A volte a noi sembrano grida, ma in realtà sono preghiere».
Stasera, a spezzare il pane della Parola e dell’Eucaristia nella Basilica di Pagani ci sarà mons. Antonio De Luca, vescovo della diocesi di Teggiano-Policastro. Giovedì 1 agosto, invece, a presiedere la solenne Concelebrazione Eucaristica nel giorno della festa sarà mons. Alfonso Amarante, paganese di origine, arcivescovo titolare di Sorres e rettore della Pontificia Università Lateranense.
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