A un mese dalla Settimana sociale dei Cattolici italiani. Democrazia: tessitura di legami sociali

Una riflessione sulla partecipazione degli italiani, e dei cattolici, nel lavoro per il bene comune e nel servizio alle istituzioni. Una presenza che ha riacquistato slancio e forza alla luce della Settimana sociale dei cattolici italiani che si è tenuta a Trieste. Un appuntamento sul tema «Al cuore della democrazia»
Il presidente della Cei, cardinale Matteo Zuppi, e il segretario generale, mons. Giuseppe Baturi, accolgono il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione dell’apertura della 50a Settimana sociale dei cattolici italiani – Foto Siciliani-Gennari/CEI

«L’unità dei diversi è l’esperienza più sorprendente di cui raccontano già le prime comunità cristiane ritratte negli Atti degli Apostoli. Rileggere quella storia – come si rileggono i racconti di famiglia – ci fa riscoprire di quanta parità, confronto, gioia, abbiamo ancora oggi bisogno. Ci rivela quanto siamo lontani da quell’abitudine a condividere tutto, parole e pensieri, beni e ospitalità, senza chiuderci in piccole bolle ma pronti a soccorrere i più lontani quando ne hanno bisogno. È un’esperienza solo apparentemente semplice, perché ha in sé lo slancio rivoluzionario di un mondo senza separazioni, dove “non c’è Giudeo né Greco; non c’è schiavo né libero; non c’è maschio e femmina, perché tutti voi siete uno in Cristo Gesù” (Gal 3,28). Un percorso fatto di ascolto ma anche di confronto, di discernimento, di non capirsi e provare a ritrovarsi, di punti di vista che sanno trovare nuove sintesi».

Questa l’introduzione del documento preparatorio alla 50a Settimana Sociale dei cattolici italiani; e questa è stata fino in fondo l’esperienza di ascolto, dialogo, confronto tra voci diverse, esperienze plurali in questa intensa settimana in cui è stato ben visibile il potenziale della dimensione civile e sociale del messaggio evangelico, nella consapevolezza dei limiti, dei tradimenti, dei fallimenti, del “non ancora” che ci attraversa.

Già dal percorso preparatorio, a cui hanno dato un contributo oltre 2000 partecipanti, è emerso uno spaccato incoraggiante sulle ricadute sociali dell’impegno corale dei cittadini – nelle associazioni, nelle buone pratiche – ma anche uno sguardo lucido riguardo i fattori che possono ostacolare e frenare la partecipazione nella nostra democrazia.

Siamo maturati nella consapevolezza che partecipare ad un’azione sociale nella prospettiva del bene comune crea coesione, infonde motivazione e accresce le competenze personali, favorisce lo sviluppo della capacità di coordinamento, rende le iniziative più incisive socialmente e politicamente.

Ma nelle nostre esperienze singole e comunitarie constatiamo quanto siamo ancora lontani da uno spessore di qualità della partecipazione: deficit di ascolto e accoglienza, leadership autoreferenziali, difficoltà nel decidere insieme e nel fare sintesi, processi organizzativi dispersivi e – nelle vite di quanti si impegnano – un ormai endemico sovraccarico e la fatica nel comporre i tempi di vita con quelli del servizio, immersi in una realtà che chiede molto.

La democrazia non è tanto una questione di processi o meccanismi di voto per individuare i propri rappresentanti nelle istituzioni e men che meno di consultazioni plebiscitarie e dirette su questioni specifiche, ma di tessitura di legami sociali, di qualità nelle relazioni orizzontali di cooperazione e verticali di sintesi e coordinamento.

Quindi, curare le relazioni, promuovere ed espandere luoghi comunitari, a misura d’uomo, in cui poter sperimentare processi partecipativi e coltivare dialogo e confronto tra diversi, tenendo conto dei tempi concessi da vite sempre più frenetiche e a rischio di dispersione. È una operazione essenziale ma vitale per sostanziare di senso e ricerca spirituale la convivenza democratica.

Il metodo sinodale richiede tempo per maturare, ma ha già dato nel percorso preparatorio e nel dispiegarsi dei lavori della Settimana sociale dei Cattolici italiani frutti insperati, intanto nello scoprire la bellezza del dialogo plurale. Ci ha aiutati ad essere consapevoli delle fatiche del partecipare nel contesto globalizzato delle nostre società.

Occorrerà continuare a sviluppare “capacitazione, coesione, cooperazione e organizzazione”. Soprattutto occorrerà riannodare i fili di una trama di dialogo e confronto con le Istituzioni contribuendo a ricreare un circuito virtuoso tra rappresentanza politica e società civile.

Partecipazione inaspettata a Trieste, oltre che per i delegati, anche per i presenti alle Piazze della Democrazia, alla narrazione di esperienze nei Villaggi delle Buone Pratiche e ai molti eventi paralleli promossi nel programma della Settimana sociale dei Cattolici italiani. Occasioni di confronto su temi e questioni nodali che troviamo «al cuore della Democrazia»: pace, welfare, ecologia, istituzioni, economia civile, nuove generazioni, cittadinanza.

In particolare, c’è stata la presentazione del libro “Sfidare il realismo. Politica dei cristiani e radicalità evangelica”. Una pubblicazione a molte voci curata da Claudio Sardo in cui impegnati nei vari movimenti laicali della Chiesa italiana ed esponenti della cultura e della politica cominciano ad affrontare il tema di come concretamente contribuire alla crisi della politica e all’indebolimento delle radici democratiche nel nostro Paese.

Argia Albanese
Presidente del Movimento Politico per l’Unità

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