«La Mater Domini e la Chiesa Madre ci fanno vedere Gesù»: omelia della Messa dell’alba

«La Mater Domini e Madre nostra ci insegna a rialzare lo sguardo per apparirci con il suo sguardo di pace»

Maria ci mostra Gesù, è là «ci aspetta con tenerezza di Madre e non ci lascia mai soli nella notte a salmodiare le nostre paure».

Il Vescovo ha indicato la Vergine, e attraverso di lei il Figlio Gesù, nell’omelia della Messa dell’alba celebrata questa mattina in piazza a Materdomini.

La celebrazione ha concluso la novena per l’Assunta ed è stato il culmine del pellegrinaggio notturno. La Messa, come l’apertura del portone della Basilica, è stata trasmessa in diretta sui canali social della Diocesi e del Santuario.

Un cammino secolare che i devoti intraprendono da diverse parti del Salernitano e del Napoletano, nel quale quest’anno si è innestato il pellegrinaggio diocesano dei giovani.

Alle migliaia di persone presenti, che hanno gremito la piazza, gli interni del Santuario e le strade adiacenti al complesso custodito dai Frati minori, il Vescovo ha parlato con amorevolezza.

Essere pellegrini e non vagabondi

«Anche noi, pellegrini e non vagabondi, vogliamo vedere Gesù. E chiediamo alla Madre; ma per vedere occorrono occhi di stupore, semplici, puliti, e sguardo di fede, antica e nuova», ha detto mons. Giuseppe Giudice.

Per vedere le cose di Dio, «dobbiamo togliere gli ostacoli, i diaframmi, gli ingombri, le nebbie, tutti coloro che si frappongono e che ci impediscono di vedere oltre, imprigionandoci in qualche illusione ottica».

Per vederlo, «bisogna purificare gli occhi e il cuore, perché il di più si vede sempre e solo con il cuore».

«Maria, la Mater Domini, e la Chiesa Madre ci fanno vedere Gesù»; ha pronunciato il Vescovo nell’omelia.

Alla culla e alla croce

«Maria ci mostra Gesù alla culla e alla croce, e in tutto il Vangelo ella è lo sfondo sul quale il Figlio si muove. Lo mostra ai pastori e ai magi; tenendolo tra le braccia, nel vespro della croce, lo mostra all’umanità smarrita e sempre bisognosa di luce. Maria è sempre là, dove si nasce e dove si muore, per mostrarci Gesù; e dove si rinasce perché c’è sempre Gesù, il Crocifisso-Risorto. Ai crocicchi del nascere e del morire, Ella ci aspetta con tenerezza di Madre e non ci lascia mai soli nella notte a salmodiare le nostre paure».

Un pensiero ai giovani

Un pensiero speciale ai giovani pellegrini: «Se volete essere e rimanere giovani, di quella giovinezza non solo fisica ma spirituale, non perdete mai il senso della culla e della croce. Chiedete a Lei il segreto, adesso e nell’ora della nostra morte, quali viaggiatori verso il cielo. Non vi sottraete, se volete essere felici, se volete una vita bella – e non una bella vita! – allo spessore del legno della culla e della croce, lasciandoVi abbagliare da chi Vi sussurra che la vita è una semplice passeggiata, più attraente e comoda se si eliminano culla e croce. La culla e la croce, la vita e la sofferenza, dove Maria sta, sono gli orizzonti che una certa cultura oggi nasconde, per dirci che siamo tecnicamente potenti, quasi déi e non creature, per illuderci sul concetto di felicità, quella vera, che sempre include e mai può eludere se non vuole essere falsa o virtuale, la ruvidezza della culla e della croce, albero da cui sboccia la gioia vera, che nessuno può toglierci (cfr Gv 16,22)».

Maria, Madre della Speranza

«Maria, Madre della Speranza, ce lo insegna con la sua vita e ce lo ripete in tutti i Santuari e luoghi di culto dove ci attende: Io sono la Madre del bell’amore e del timore, della conoscenza e della santa speranza. Con fiducia, con gioia, senza vergogna, anche dopo il peccato con i piedi sporchi di fango, Ella sempre ci attende, come ogni madre il figlio, anche se è notte. Incontrandoci, non ci mortifica, non ci umilia, non soffoca la nostra libertà, non punta il dito sul quadrante dei nostri ritardi, ma sempre ci accoglie perché sa attendere, cioè sa sperare».

La Mater Domini ci insegna a rialzare lo sguardo

«La Mater Domini e Madre nostra ci insegna a rialzare lo sguardo, ad aspettare nella notte che si apra la porta del Santuario, per apparirci con il suo sguardo di pace, con la pace tra le braccia che è Cristo».

«E come ogni mamma, quando andiamo via, preoccupata ci ricorda di portare con noi qualche indumento per coprirci dal freddo e di stare attenti alla strada. Sulle sue ginocchia, tra le sue braccia, ritornati bambini e pellegrini di speranza, nutriamoci ancora del latte spirituale per crescere robusti nella fede, speranza e carità. Non ci affidiamo ai venditori di illusioni che, tarpandoci le ali, ci rendono schiavi e prigionieri dell’effimero, del nulla, dell’attimo fuggente, insegnandoci a cantare il vuoto e la noia, che ci aiuta a perderci lungo le autostrade della vita, per piangere domani altre giovani vittime.

Chiamati ad essere costruttori di una nuova umanità

«Insieme, come Chiesa da conoscere ed amare sempre, siamo chiamati ad essere costruttori di una nuova umanità che, relegando i figli delle tenebre, investe sui figli della luce, profeti e poeti di un’umanità ricca e stupenda, capace di meraviglia, di attenzione al creato e all’ambiente, di rispetto e pace vera, di dialogo sereno tra le generazioni e di inclusione fraterna. Ecco, cosa ci dice sorridendo la Mater Domini, e cosa vuol dire in concreto vedere Gesù e camminare con Lui nella luce. Chi lo ha visto, chi lo vede, cambia la sua vita e la vita degli altri; e così, pellegrini con Lui, la storia fatta di guerre e soprusi diventa storia di pace ed armonia, storia inzuppata di Vangelo, secondo la teologia della storia che Maria canta nel Magnificat».

Lettera alla madre

Mons. Giudice ha chiuso l’omelia recitando Lettera alla madre di Salvatore Quasimodo. Ha raccolto l’invito del Santo Padre Francesco che il 4 agosto, con una Lettera alla Chiesa, ha invitato i ministri di Dio a servirsi della letteratura e della poesia nella formazione per cogliere meglio i semi del Vangelo tra di noi.

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