I nuovi diaconi Claudio, Emanuele e Salvatore si raccontano

Domani sera, venerdì 27 settembre, mons. Giuseppe Giudice ordinerà diaconi i seminaristi Claudio Scisciola, Salvatore Capriglione ed Emanuele Ruggiero nella Concattedrale di Sarno Le loro storie vocazionali
Salvatore Capriglione, Emanuele Ruggiero e Claudio Scisciola durante la loro professione di fede

I nuovi diaconi Claudio, Salvatore ed Emanuele sono tre giovani seminaristi della nostra diocesi che saranno ordinati il 27 settembre per l’invocazione dello Spirito Santo e l’imposizione delle mani del vescovo mons. Giuseppe Giudice.

Lungo, ricco di grazia e non privo di momenti di prova e smarrimento il cammino che li ha condotti a donare la vita a Cristo e alla sua Chiesa.

Claudio Scisciola

Claudio Scisciola, classe 1996, originario di Pagani, ha frequentato fin da bambino la parrocchia di San Francesco di Paola.

La sua formazione cristiana comincia in famiglia: va a Messa con la nonna Anna, prega e recita il Rosario. Quando la famiglia si traferisce in un’altra zona di Pagani, continua a frequentare la parrocchia di origine dove è ministrante e frequenta l’Acr.

Si allontana dalla fede dopo la Prima Comunione. Terminate le scuole medie si iscrive all’istituto alberghiero tenete Marco Pittoni e in quegli anni sente un grande vuoto interiore: «Desideravo ritornare a vivere la vita parrocchiale» racconta.

Ricomincia il cammino presso il Santuario di Gesù Bambino di Praga. I passi di Claudio si incrociano con quelli del servo di Dio Alfonso Russo, fondatore della Pia Unione Ammalati Cristo Salvezza. Alfonso gli propone di andare in pellegrinaggio a Lourdes come barelliere.

Ed è lì che tutto comincia: «L’ultimo giorno, alla grotta, chiesi alla Madonna: mi vuoi sacerdote? – ricorda e aggiunge – Non capivo bene cosa mi stesse accadendo, mi affidai al Signore e alla Madonna».

Claudio Scisciola insieme ad alcuni operatori pastorali della parrocchia di San Prisco
Claudio Scisciola insieme ad alcuni operatori pastorali della parrocchia di San Prisco

Piantato il seme, arrivano le tentazioni, Claudio pensa di essere troppo piccolo e accantona l’idea. Poi una domenica – era la festa di Gesù Bambino di Praga – ascolta il brano del Vangelo di Giovanni (Gv, 15,16): «Non siete voi che avete scelto me, ma sono io che ho scelto voi, e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto».

Riceve un colpo al cuore ma continua a vivere un’esistenza molto distante da quello che porta nel cuore. In quegli anni vive anche un’esperienza di fidanzamento che poi interrompe perché non è sereno.

Con grande discrezione il fondatore della Puacs veglia su di lui. Spesso, senza fargli domande, gli dice: «Affidati alla Madonna». Sul letto di morte, il 22 febbraio del 2013, ai sacerdoti dell’opera chiede di pregare per un giovane che porta in sé i segni della vocazione sacerdotale. Quel giovane è Claudio.

Poco alla volta, seguito dal suo padre spirituale, Claudio diventa più docile. E arriva la scelta definitiva. Conclusa la scuola superiore, vive due anni nella comunità dei Redentoristi a Napoli, a Colle Sant’Alfonso. Poi comprende che il Signore lo chiama ad una vocazione diocesana.

Nel 2017 frequenta l’anno propedeutico presso il seminario arcivescovile di Napoli “Alessio Ascalesi”, l’anno successivo entra in seminario, che ha concluso nel 2023 conseguendo il baccalaureato in Teologia.

Ha vissuto l’ultimo anno insegnando religione presso la scuola media “Galvani” di Angri e prestando servizio presso la comunità parrocchiale San Prisco di Nocera Inferiore, affidata a don Vincenzo Spinelli.  

Vive con trepidazione questo tempo che lo separa dall’ordinazione diaconale, affidandosi a Dio attraverso la preghiera. Grande attesa anche per i genitori, Luigi e Annamaria Iannone, e per il fratello Davide.

I nuovi diaconi insieme al Vescovo in occasione del conferimento del ministero dell'accolitato nel febbraio 2023
Salvatore Capriglione, Claudio Scisciola ed Emanuele Ruggiero con il vescovo Giuseppe in occasione del conferimento del ministero dell’accolitato, nel febbraio 2023

Salvatore Capriglione

Nato il 12 novembre 1998 da Giovanni e Immacolata, anche Salvatore Capriglione ha concluso il baccalaureato nel 2023.

Originario di San Lorenzo (Sant’Egidio del Monte Albino), ha respirato anche lui la fede in famiglia. «Andavo a Messa con la nonna Elena che ha fatto da ponte tra il Signore e la parrocchia» racconta.

Nella comunità di San Lorenzo Martire è stato ministrante, ha frequentato il catechismo e ricevuto la Prima Comunione.

Tanti i momenti di preghiera che ancora oggi ricorda e che hanno messo legna sul fuoco della sua vocazione: l’Eucaristia quotidiana, la novena dell’Immacolata, le Sante Quarantore in occasione della Pasqua.

Se dovessimo rintracciare un momento in cui Salvatore comprende che il Signore lo chiama a donarsi a Lui, è certamente legato all’arrivo in parrocchia di don Carmine Vitolo e all’istituzione del Giovedì Eucaristico a cui il sacerdote lo invita a partecipare.

«Ho cominciato a conoscere meglio il Signore, l’Adorazione Eucaristica ha rappresentato un momento fondamentale per la nascita della mia vocazione – ricorda –. Don Carmine mi regalò un quaderno sul quale appuntare i miei pensieri, lo conservo ancora gelosamente».

Salvatore Capriglione
Salvatore Capriglione

È in quei momenti di sosta silenziosa e prolungata davanti al Signore che comincia a nascere nel suo cuore la vocazione al sacerdozio. «Terminate le scuole medie, sarei voluto entrare nel seminario minore. Mi fu suggerito di aspettare».

Si iscrive al Liceo Scientifico Mangino a Pagani. «É stata una bella esperienza, sono cresciuto e l’idea della vocazione ha avuto le sue prove e i suoi momenti di crisi».

Salvatore continua a frequentare la parrocchia, affidata nel frattempo a don Salvatore Fiore. Durante il liceo partecipa agli incontri con i seminaristi. Il giorno in cui sostiene la terza prova della maturità ha anche un colloquio con il vescovo Giuseppe.

Così, terminato l’Esame di Stato, frequenta l’anno propedeutico in seminario, al termine del quale ha un momento di smarrimento: «Mi presi l’estate per riflettere e a settembre del 2018 entrai in seminario».

Salvatore definisce gli anni di studio belli ma anche difficili, perché gli hanno permesso di incontrare il Signore in maniera più consapevole e adulta ma ha dovuto lavorare, con i formatori del seminario, su alcuni aspetti sui quali era necessario intervenire.

«Ho compreso che Dio non giudica, il suo è un amore vero che guarisce e salva. E questo mi ha spinto a donare la mia vita» aggiunge. Ha concluso il baccalaureato nel 2023 e quest’anno ha insegnato religione presso l’istituto comprensivo Fresa-Pascoli di Nocera Superiore e prestato servizio presso la parrocchia Santa Maria Maggione, sempre a Nocera Superiore, affidata a don Fabio Senatore.

Vive queste settimane che lo separano dall’ordinazione diaconale con un abbandono fiducioso nel Signore: «la vocazione è un dono ed io cerco di conservare uno sguardo di gratitudine» conclude.

Emanuele Ruggiero

Insieme a Claudio e Salvatore, il vescovo Giuseppe ordinerà diacono un altro giovane,Emanuele Ruggiero, classe 1993, terzogenito di Agostino e Margherita Di Lorenzo.

Emanuele respira la fede in famiglia, la nonna Filomena frequenta il Rinnovamento nello Spirito, i genitori sono impegnati nell’Azione Cattolica nella parrocchia di San Giacomo Maggiore di San Valentino Torio, affidata in quegli anni a don Mimmo Cinque a cui succede don Piercatello Liccardo.

Qui Emanuele frequenta l’Acr e riceve la Prima Comunione. «Ero affascinato dai sacerdoti, mi piaceva nascondermi dietro il piviale, ma l’idea di diventare prete non mi sfiorava» ricorda. Terminata la scuola media si iscrive all’istituto alberghiero a Roccaraso, in Abruzzo. Va a vivere in convitto, è un’esperienza che lo responsabilizza, impara a gestirsi da solo e a rispettare gli orari.

Il suo cammino di fede, all’inizio, subisce una battuta d’arresto, si limita alla sola preghiera personale. Poi riesce ad ottenere il permesso di rientrare mezz’ora più tardi e riprende a partecipare a Messa.

Emanuele Ruggiero ai fornelli
Emanuele Ruggiero ai fornelli

Nel 2009, mentre frequenta il secondo anno, L’Aquila è scossa dal terribile terremoto che ha causato 309 vittime e oltre 1600 feriti. «Come scuola ci fu chiesto di dare una mano nella parte logistica. Ho visto anziani che avevano perso tutto scavare tra le macerie, bambini piangere perché non trovavano il papà, padri disperati perché avevano perso i figli. Tutto quel dolore mi ha scosso».

Decide di entrare nei Frati Minori. Ne parla con don Alessandro Cirillo, divenuto nel frattempo il suo parroco, che gli consiglia di aspettare e terminare la scuola.

Cominciano le prove per la sua vocazione, le prime infatuazioni e il desiderio di omologarsi agli amici. «Al quinto anno mi sono fidanzato in maniera seria».

«Eri felice?» domando. «Inizialmente sì», risponde. Ma dentro di lui c’è un grande tormento che mette a tacere allontanandosi dalla parrocchia.

Conclude gli studi e comincia a lavorare come cuoco. Eppure gli manca qualcosa. Nel 2014 interrompe il fidanzamento e inizia l’anno propedeutico presso il seminario metropolitano “Giovanni Paolo II” di Salerno.

L’anno successivo entra in seminario. I primi due anni passano sereni, poi Emanuele perde il papà Agostino, volato in Cielo improvvisamente per un infarto.

In questo tempo di grande dolore, Emanuele pensa di essersi infatuato di una ragazza: «Era un sentimento unilaterale, la ragazza non lo sapeva» racconta. Vive un momento di smarrimento, che si conclude durante la Veglia di Pentecoste quando il giovane comprende che si tratta solo di un abbaglio e scoppia in un pianto liberatorio: «Erano lacrime di vergogna nei confronti del Signore – dice –. Lui mi stava donando tutto ed io lo stavo deludendo».

L’animatore del seminario gli consiglia di fermarsi un anno. Ma c’è il rischio di sciupare una vocazione, così mons. Giudice decide di fargli continuare gli studi presso il seminario “Ascalese” di Napoli, accolto dal rettore mons. Angerani, scomparso nel 2019. «Ringrazio il Vescovo per la fiducia che mi ha dato e per i fratelli di cammino che mi ha fatto riscoprire» aggiunge.

Emanuele ha un carattere molto riflessivo, parla poco e questo è considerato un limite dai suoi formatori. In seminario ha dovuto lavorare molto su questo aspetto, tanto che al quinto anno decide di fermarsi.

Passa alcuni mesi a casa, poi, dopo aver parlato con il Vescovo, rientra. Ripete il quinto anno, con un impegno presso la Caritas di Napoli. Conclude gli esami e consegue il baccalaureato in Teologia a dicembre del 2023.

Da gennaio svolge il servizio pastorale presso la parrocchia Santa Maria dei Bagni affidata a don Mimmo Cinque.

Manca poco all’ordinazione diaconale, Emanuele racconta di vivere questo tempo con un’ansia “gioiosa”.

Ogni tanto domanda al Signore: «Sei sicuro?». Poi aggiunge: «Hai preso Paolo che perseguitava i cristiani, puoi prendere anche un cuoco».

Claudio, Salvatore ed Emanuele si sono preparati all’ordinazione diaconale vivendo alcuni giorni di esercizi spirituali presso l’abbazia “Madonna della Scala” a Noci, nella diocesi di Conversano–Monopoli, retta da padri benedettini.

Il tempo trascorso davanti al tabernacolo è il tempo meglio speso della mia vita” diceva san Benedetto da Norcia.

È l’augurio che tutta la diocesi fa a questi tre giovani. Di non perdere di vista l’essenziale nelle pieghe della loro nuova vita.

Total
0
Shares
Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Related Posts