Quando si scatena improvviso il primo temporale e di solito si abbassano repentinamente le temperature è un segnale che l’estate stia volgendo al termine.
Per molti di noi ciò significa che anche le vacanze stanno finendo. Ovviamente le reazioni a questo dato di fatto cambiano da persona a persona.
Si può diffondere fra i componenti della famiglia una sottile e mal celata malinconia condivisa. Come se fosse una grave ingiustizia che le ferie tanto agognate siano già agli sgoccioli!
Le sindromi “da rientro” sono un argomento ricorrente sia del sentire comune, sia in ambito medico-scientifico.
È vero: spesso, può sembrarci di non esserci riposati abbastanza, oppure un imprevisto può aver guastato il nostro bilancio.
Se riflettiamo e andiamo oltre la prima reazione istintiva, dobbiamo riconoscere che non c’è mai un motivo legittimo per lamentarci.
Si tratta evidentemente di coltivare quell’onestà intellettuale e quella pace interiore tali da farci dire che tutto ciò di cui abbiamo goduto non è mai da considerarsi qualcosa di scontato, ma piuttosto un dono grande da mettere a frutto.
Il tempo delle vacanze, come suggerisce la stessa radice etimologica della parola, è un “vuoto” da riempire di significato in vista della ripresa della vita ordinaria.
Le vacanze non sono mai un fermarsi fine a sé stesso, ma una pausa per ricominciare con nuovo slancio e motivazioni rinnovate. Possono essere oggetto di bellissimi ricordi, ma dovrebbero essere aliene dai rimpianti.
Del resto, è proprio nella ferialità dei giorni che siamo chiamati a interpretare pienamente i nostri stati di vita ed è nel quotidiano che possiamo meglio testimoniare i valori in cui crediamo.
Non c’è nulla di più convincente della nostra perseveranza: è essa che ammanta di verità e di significato ogni nostra fatica, sia fra le mura domestiche che nelle attività fuori casa.
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