Seminario metropolitano di Salerno: il giubileo d’argento del “Giovanni Paolo II”

Ne abbiamo parlato con il rettore don Michele Di Martino
Seminario metropolitano “Giovanni Paolo II” di Salerno Pontecagnano

Il seminario metropolitano di Salerno compie 25 anni. A pensarlo fu mons. Guerino Grimaldi, a realizzarlo è stato mons. Gerardo Pierro, a portarlo avanti sono stati mons. Luigi Moretti e ora mons. Andrea Bellandi.

Sono gli arcivescovi di Salerno che hanno segnato la nascita e fatto la storia dei primi cinque lustri del seminario metropolitano di Salerno Pontecagnano “Giovanni Paolo II”.

Il 21 e 22 ottobre ci saranno le celebrazioni per l’anniversario della fondazione. A coordinare la segreteria organizzativa il rettore don Michele Di Martino. Da tre anni gli è stato affidato il compito di guidare il seminario, dove per due volte era stato formatore. Ha raccolto il testimone dai suoi predecessori: don Claudio Raimondo, don Antonio Montefusco e don Gerardo Albano.

In questo primo quarto di secolo, dal seminario salernitano sono usciti circa 300 presbiteri che operano non solo nelle Chiese particolari della metropolia. Infatti, c’è anche chi insegna e chi opera in terra di missione. Attualmente ci sono 30 corsisti: 25 seminaristi e 5 propedeutici che arrivano dalle arcidiocesi di Salerno e di Cava-Amalfi, più due dal Ghana.

«Sembra ieri quando fu inaugurato, ma sono passati 25 anni. Tutto partì con l’arcivescovo Grimaldi all’indomani della chiusura del seminario regionale di Salerno alla fine degli anni 70. Un progetto che però non vide completo perché morì improvvisamente. A portarlo a termine è stato mons. Pierro, che ha scelto di vivere nei pressi della struttura perché ha sposato la causa e la vita del seminario», ricorda don Michele.

Descrive la sua esperienza di rettore come quella di «un formatore che ha il compito di coordinare le varie attività perché mi piace il contatto con i ragazzi e l’aspetto educativo».

Il futuro secondo don Michele

Rispetto alla formazione offerta dal seminario “Giovanni Paolo II” e al suo futuro, don Michele riflette: «Il Giubileo ci dà il tema della speranza. La speranza per noi e per la Chiesa è che ci siano sacerdoti all’altezza dei tempi. Non mi preoccupa la quantità, ma la qualità. Come Chiesa dobbiamo essere in grado di formare presbiteri che riescano a rispondere alla richiesta di Assoluto che viene dalla società. Ci auguriamo che la provvidenza ci aiuti ad essere capaci di inquadrare una formazione che sia adeguata al tempo».

Lectio di mons. Melina

Un obiettivo che si raggiunge con il sostegno dei Vescovi: «Ringrazio mons. Bellandi e tutti i vescovi della metropolia, tra cui mons. Giuseppe Giudice che mi ha dato dei consigli preziosi sulla formazione, indicazioni di cui ho fatto tesoro».

E che fa i conti con l’evoluzione tecnologica: «I nostri ragazzi sono nativi digitali e quindi preparatissimi in questo senso. Tuttavia, il seminario non può trascurare questo aspetto, anche se al mondo virtuale dobbiamo sempre preferire la linea di Gesù: il rapporto faccia a faccia con le persone».

L’anniversario sarà scandito da tre appuntamenti che si terranno nell’aula magna e nella cappella del seminario. Ieri pomeriggio c’è stata la Lectio magistralis sulla Teologia del corpo di san Giovanni Paolo II tenuta da mons. Livio Melina.

Alle ore 19.00 c’è stata la preghiera dei Primi Vespri presieduta dall’arcivescovo mons. Andrea Bellandi. Oggi, alle ore 10.30, il solenne pontificale presieduto dal cardinale Robert Sarah.

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