“Visita al cimitero”: il Vescovo interviene su cremazione e cimiteri

Monsignor Giuseppe Giudice interviene nuovamente sulla cremazione, propone di aprire congreghe e cappelle vuote per accogliere le ceneri. E afferma: «I cimiteri sono il segno di una civiltà fondata sulla pietas»
Il Vescovo benedice le tombe dall’esterno della cappella madre del cimitero di Nocera Inferiore

In “Visita al cimitero”, messaggio del Vescovo in occasione della Commemorazione dei defunti, monsignor Giuseppe Giudice interviene nuovamente sulla cremazione e sul decoro che si deve al camposanto.

In un passaggio della riflessione pubblicata integralmente sul sito della Diocesi, ribadisce: «I cimiteri sono il segno di una civiltà fondata sulla pietas». Una pietas che non va dimenticata, offuscata, rimossa.

Nel messaggio si legge: «Pur accettando come straordinaria la pratica della cremazione, secondo le intenzioni della Chiesa, mi sono reso conto che questa privatizzazione, anche dinanzi alla morte, frutto di individualismo, non va bene e non fa bene, e non sempre è rispettosa della legge».

Una consuetudine frutto di «una nuova mentalità, una cultura che esalta la privatizzazione. So bene che la gestione delle aree cimiteriali è, a volte, un problema per gli stessi amministratori, per le grandi metropoli e città, ma esse rimangono per noi il segno di una civiltà fondata sulla pietas».

Il rischio è che «cancellando questi segni pubblici e fruibili da tutti» si può «perdere anche la memoria; intimismo esasperato non aiuta neppure la serena e cristiana rielaborazione del lutto, tema scottante ai nostri giorni».

«Torniamo sereni ai nostri cimiteri nel giorno della Commemorazione dei defunti, e facciamolo spesso, per fare memoria grata, amare la vita e comprenderne il senso,e non tritare tutto, uomini e cose, nell’oblio», continua “Visita al cimitero”.

Adibire spazi adatti e gratuiti in chiese non utilizzate e congreghe vuote

Un sollecito che diventa proposta: «Si interroghino le nostre comunità cristiane, come già sta avvenendo in diverse parti, come adibire spazi adatti e gratuiti in chiese non utilizzate, congreghe vuote, per conservare in modo degno e con il nome le ceneri dei nostri cari, permettendo a chicchessia di potersi fermare per una prece».

Il Vescovo la definisce una «sana provocazione che si offre per il tempo giubilare, per non smarrire la speranza dell’oltre, e per non rimanere confusi nella nebbia del presente. Potrebbe essere questo segno un nuovo modo di esercitare l’antica opera di misericordia: seppellire i morti e pregare per i vivi e i defunti».

«Questa è la nostra fede e la nostra speranza, che illumina i giorni della vita; perché imparando a vivere impariamo anche a morire. E perché aver pudore di rendere ragione della speranza (cfr 1Pt 3,15) e omologarci a stili che non ci appartengono?», conclude monsignor Giudice.

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