La letteratura educa il cuore e la mente, apre all’ascolto degli altri

Il richiamo alla letteratura è stato fatto da papa Francesco, lo scorso 17 luglio, nella Lettera sul ruolo della letteratura nella formazione
Papa Frrancesco – foto Vatican Media/SIR

Un buon libro apre la mente, sollecita il cuore, allena la vita. Così ha scritto papa Francesco, che ha indirizzato ai futuri sacerdoti, agli operatori pastorali e a qualsiasi cristiano una Lettera sul ruolo della letteratura nella formazione. Uno scritto vergato il 17 luglio e pubblicato il 4 agosto. 

Il Pontefice intende risvegliare l’amore per la letteratura, lettura e opere letterarie, perché educa il cuore e la mente del pastore ad aprire il cuore dell’essere umano contemporaneo affinché si commuova e si apra dinanzi all’annuncio di Gesù Cristo.

Nel testo Francesco sottolinea anzitutto gli effetti benefici di un libro che “spesso nella noia delle vacanze, nel caldo e nella solitudine di alcuni quartieri deserti” può essere “un’oasi che ci allontana da altre scelte che non ci fanno bene e che nei momenti di stanchezza, di rabbia e di delusione, di fallimento e quando neanche nella preghiera riusciamo ancora a trovare la quiete dell’anima”. Può aiutare ad attraversare momenti difficili e ad “avere un po’ più di serenità”.

Un’opera letteraria è un testo vivo e sempre fecondo. Succede, infatti, che nella “lettura il lettore si arricchisce di ciò che riceve dall’autore” e questo gli permette di far fiorire la ricchezza della propria persona.

Il Papa riconosce che nei percorsi formativi del seminario e in quello dei giovani in genere non c’è uno spazio adeguato alla letteratura.

Questo non va bene perché costituisce una forma di impoverimento intellettuale e spirituale dei futuri presbiteri che non hanno così “un accesso privilegiato, tramite appunto la letteratura, al cuore della cultura umana e più nello specifico al cuore dell’essere umano”. 

A questo punto il Pontefice ricorda gli anni del suo insegnamento di letteratura in Argentina e come insegnasse oltre i classici anche gli autori moderni come Garcia Lorca.

Tutto questo sviluppa molti aspetti della nostra intelligenza, migliora la nostra capacità di concentrarsi: nella lettura ci tuffiamo nei personaggi, nelle preoccupazioni, nei drammi, nei pericoli, nelle paure delle persone che hanno superato alla fine le sfide della vita.

E con Borges si può giungere a definire la letteratura “ascoltare la voce di qualcuno”.

Alla fine, conclude il Papa “leggendo un testo letterario, siamo messi in condizione di vedere attraverso gli occhi degli altri, acquisendo un’ampiezza di prospettiva che allarga la nostra umanità. Si attiva così in noi il potere empatico dell’immaginazione, che è veicolo fondamentale per quella capacità di identificazione con il punto di vista, la condizione, il sentire altrui, senza la quale non si dà solidarietà, condivisione, compassione, misericordia”.

Leggendo scopriamo che ciò che sentiamo non è soltanto nostro, è universale, e così anche la persona più abbandonata non si sente sola.

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