«Se riuscissimo a fare un po’ di silenzio, quel silenzio vero che abita il cuore, forse potremmo sentire i passi di san Vincenzo Romano, i passi di un santo, non solo in questa basilica che parla di lui, ma per tutta la città di Torre del Greco, che, come tutte le città, vive con le sue luci e le sue ombre». Ha aperto così l’omelia mons. Giuseppe Giudice nella solenne concelebrazione eucaristica presieduta venerdì 29 novembre alle ore 18:30 nella Basilica di Santa Croce in Torre del Greco, in occasione della memoria liturgica di san Vincenzo Romano, il parroco santo.
Una giornata di grande giubilo per la popolosa città posta tra le falde del Vesuvio e la costa del golfo partenopeo, culminata nella celebrazione vespertina presieduta quest’anno dal vescovo di Nocera Inferiore-Sarno, su invito del parroco della Basilica don Giosuè Lombardo.
A concelebrare con mons. Giudice oltre una ventina di sacerdoti, l’intero presbiterio della città.
Il saluto del decano
All’inizio della celebrazione il decano don Salvatore Accardo ha rivolto un indirizzo di saluto al vescovo Giuseppe a nome delle comunità del XIII decanato dell’arcidiocesi di Napoli, che comprende le città di Torre del Greco, Torre Annunziata, Boscotrecase e Trecase. «Vogliamo nuovamente questa sera metterci alla scuola del parroco santo – ha detto don Accardo -, perché da lui e con lui vogliamo ancora una volta sperimentare la gioia della comunione, del camminare insieme, e soprattutto realizzare quello che lui ha realizzato, quale precursore della carità sociale».
Presenti alla celebrazione le massime autorità cittadine, a cominciare dal sindaco Luigi Mennella.
L’omelia del Vescovo
Nel corso dell’omelia mons. Giudice, prendendo spunto dalla Parola proclamata, ha tracciato l’identikit del santo torrese. «Vorrei che pensassimo a san Vincenzo Romano come a una sentinella – ha detto il presule -. La sentinella è colui o colei che vive con il cuore dell’Avvento. Mormora dentro di lei la speranza, perché sa che il giorno verrà, anche se è notte. E si ripete la domanda posta al profeta: Sentinella, quanto manca della notte? In modo diverso questa domanda noi stasera la poniamo a san Vincenzo: sentinella, quanto manca perché ci sia la pace, perché ci sia il bene?».
Evidenziata dal Vescovo anche la grande attualità della testimonianza di san Vincenzo Romano, vissuto tra il 1751 e il 1831 e canonizzato da papa Francesco nel 2018. «Qual è stata la pastorale di san Vincenzo Romano?», si è chiesto. «È stato precursore di una Chiesa in uscita missionaria, stando con la gente, coniugando il mandato di Cristo: Andate. Oggi abbiamo bisogno, come Chiesa, di uscire per le strade, ma avendo dentro di noi il tesoro di Dio».
«Ma la Chiesa in uscita missionaria – ha proseguito mons. Giudice – non si può realizzare se non c’è una Chiesa in entrata eucaristica. Prima di uscire dobbiamo entrare nel mistero di Cristo, entrare nell’Eucaristia».
San Vincenzo Romano modello per la pastorale
È necessaria dunque «una pastorale eucaristica e mariana, essere cioè come le mamme e i papà: accoglienti quando la gente ci dà fastidio, quando i poveri diventano sempre più poveri, quando ci accorgiamo che i giovani hanno perso il senso della vita, quando le istituzioni sono messe in difficoltà, quando la rabbia popola le nostre città». Ben sapendo che «il grande nemico di oggi non è la lotta, ma l’indifferenza di un popolo che se ne va, si allontana e non ci pensa più, perché la sentinella non ha fatto la sentinella».
«In questa grande confusione che viviamo, che è come una eruzione del Vesuvio, sta venendo fuori ciò che non è bene nel cuore dell’uomo – ha detto ancora il vescovo Giuseppe -, e in questa confusione noi sperimentiamo la nostra povertà». Sì, perché «siamo tutti poveri: c’è una povertà materiale, una povertà più profonda, morale, ed una povertà esistenziale». Tutti «siamo fragili, siamo poveri». Ma «essere fragili, essere poveri non è un peccato, è una condizione. Anche san Vincenzo era povero, semplice, fragile come ogni uomo. Ma ha riconosciuto che il dono di Dio non è opera del vaso, ma è opera di colui che riempie il vaso, che è il Signore».
Di qui l’invito ai numerosissimi fedeli che hanno gremito la Basilica a ricercare «una vita ordinaria. Perché la santità non è al di fuori del nostro ministero, del nostro servizio, ma è all’interno di ciò che noi siamo e viviamo».
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