Scuole cadenti

Il rapporto “Ecosistema scuola” di Legambiente evidenzia la presenza di strutture scolastiche non adeguate agli standard di sicurezza e inclusione. Nell’Agro nocerino sarnese la percentuale di edifici post 1997 è infinitesimale. Federcepicostruzioni denuncia: «troppi ritardi anche sul Pnrr: subito un programma che acceleri l’utilizzo di tutte le risorse» e propone: «Scuole riqualificate e aperte tutto il giorno, tutto l’anno»
Foto di Slow Death da Pixabay

Edilizia scolastica ferma al palo nonostante gli investimenti e le urgenze segnalate a più livelli. L’analisi di Legambiente contenuta nel report annuale “Ecosistema scuola” evidenzia una situazione critica. Un problema di carattere nazionale, che si acuisce al Sud.

Scuole troppo vecchie, senza certificati di agibilità e non adeguate all’evoluzione didattica che ha segnato gli ultimi decenni anche in termini di inclusività e frequenza. L’Agro nocerino sarnese non può considerarsi un’isola felice, con troppe poche scuole realizzate o adeguate dopo il 1997 e, quindi, rispondenti ai nuovi standard di sicurezza e sostenibilità.

Lacune evidenziate anche da Federcepicostruzioni, che fa notare come ci siano «troppi ritardi anche sul Pnrr». Insomma, se prima mancavano le risorse, ora che sono state elargite in abbondanza non vengono comunque utilizzate al meglio.

Le percentuali diffuse dalla federazione, elaborate da Openopolis – Con i Bambini su dati riferiti all’anno scolastico 2022/2023 pubblicati sul portale open data del Ministero dell’istruzione, mostrano anche uno spaccato della situazione locale.

L’unica realtà dell’Agro che può vantare il 100% di edifici statali attivi costruiti dal 1997 è Corbara, con due edifici su due.

Situazione notevolmente diversa per le altre cittadine del comprensorio che ricadono sul territorio diocesano.

Percentuali differenti anche perché i numeri di partenza sono più importanti. Infatti, ad eccezione di Sant’Egidio del Monte Albino, con quattro edifici, San Marzano sul Sarno con due e Roccapiemonte con otto, poi si superano sempre i dieci plessi attivi sul territorio.

I comuni fermi al palo, con una percentuale di edifici posti 1997, sono diversi: Nocera Inferiore e Nocera Superiore, Roccapiemonte, San Marzano sul Sarno, San Valentino Torio, Sarno. Sant’Egidio, invece, ha il 25% di strutture adeguate, il 12% a Scafati, il 10,5% è presente ad Angri, il 7,1% a Pagani. Insomma, c’è molto da fare soprattutto nelle realtà nocerine che, messe insieme, esprimono ben 43 edifici scolastici statali.

Una fotografia che riflette quella nazionale. “Ecosistema scuola” fa emergere una situazione critica per l’edilizia scolastica italiana: il 33% degli edifici richiede interventi di manutenzione urgenti, una percentuale che sale al 50% nelle regioni del Sud e nelle Isole. In un Paese con una parte significativa di edifici scolastici costruiti prima dell’entrata in vigore delle normative antisismiche, e con il 33% delle scuole situate in zone sismiche, la necessità di agire tempestivamente appare evidente.

Solo il 68,8% delle scuole del Nord è in possesso del certificato di agibilità, mentre al Sud la percentuale scende al 22,6%. Anche sul fronte dell’inclusività, il 61% delle scuole delle Isole ha adottato accorgimenti per l’abbattimento delle barriere architettoniche, rispetto all’80,2% della media nazionale.

I dati forniti dal Ministero dell’Istruzione per l’anno scolastico 2022/23 confermano questo quadro poco confortante: oltre il 50% degli edifici scolastici attivi è stato costruito tra il 1950 e il 1992. Il picco di costruzioni si è registrato tra gli anni ’60 e ’70, un periodo cruciale per l’espansione delle infrastrutture scolastiche. Molte di queste strutture necessitano oggi di interventi di adeguamento per rispondere agli standard di sicurezza attuali, in particolare per quanto riguarda la normativa antisismica e antincendio. Gli anni ’90 hanno infatti rappresentato un importante spartiacque, con l’introduzione di nuove normative che hanno definito le competenze locali e nazionali in materia.

Dati pubblicati sul portale open data del Ministero dell’istruzione sono forniti dagli enti locali proprietari o gestori degli edifici adibiti ad uso scolastico, elaborati da Openpolis – Con i Bambini

Tuttavia, la quota di edifici costruiti dopo il 1997 è estremamente limitata: circa il 10% del totale. Solo una minima parte degli edifici scolastici è stata costruita dopo il 2018, una cifra inferiore all’1%, con notevoli differenze regionali: ad esempio, il 4,2% in Valle d’Aosta e solo lo 0,1% in Sardegna.

Un’importante occasione di intervento deriva indubbiamente dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che destina all’istruzione circa 19 miliardi di euro. Tuttavia, al 31 dicembre 2023, solo il 17% delle risorse è stato effettivamente speso, un dato preoccupante che sollecita un’accelerazione nell’utilizzo dei fondi.

«Sono dati che destano forte preoccupazione – commenta il presidente di Federcepicostruzioni, Antonio Lombardi – e impongono una brusca accelerazione per evitare di perdere opportunità vitali per il futuro delle nuove generazioni. L’investimento nell’edilizia scolastica non rappresenta solo un’opportunità economica, ma una priorità strategica per il futuro del Paese».

Il vertice della federazione dei costruttori italiani propone: «Promuovere forme di cogestione delle infrastrutture scolastiche che ne favoriscano i programmi manutentivi e promuovano la fruibilità di parte degli spazi e delle aule nell’ottica di un sostegno delle classi sociali più deboli, di programmi di integrazione tra generazioni, ma anche tra culture differenti».

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