«Immacolata, vergine bella, di nostra vita, Tu sei la stella…». Sono secoli che i nostri fedeli cantano questa laude in onore dell’Immacolata Concezione.
È grazie a quel gran cantore della Vergine, sant’Alfonso, che ne propagò la devozione e impresse nel cuore e nella voce tante melodie mariane, la cui eco ancora non si è spenta.
E se tutte le feste liturgiche hanno la loro importanza, quella dell’Immacolata quest’anno ha un posto d’onore: inizia l’Avvento, il nuovo anno liturgico e anticipa i vagiti di una nascita nell’imminente Natale.
L’Immacolata Concezione è un dogma della Chiesa Cattolica, proclamato da papa Pio IX l’8 dicembre 1854 con la bolla Ineffabilis Deus, che sancisce come la Vergine Maria sia stata preservata dal peccato originale fin dal primo istante del suo concepimento.
In Italia, la giornata è segnata da diverse manifestazioni. Una delle più note è quella di Roma, dove il Papa rende omaggio alla statua dell’Immacolata in piazza di Spagna.
Nocera Inferiore
In Diocesi abbiamo una parrocchia moderna intitolata all’Immacolata (vogliamo ricordare il parroco di fondazione, don Enzo Tortora, e l’attuale don Carmine Cialdini) e non mancano le comunità che la festeggiano con riti diversi, ma con identico amore.
Pagani
Il nostro breve tour inizia all’alba, quando le ombre ancora incombono e i fedeli numerosi gremiscono la chiesa del Santissimo Corpo di Cristo in Pagani. Comincia la novena, con le nostalgiche melodie delle zampogne che svegliano i dormienti che, come il pastore del presepe Benino, vengono ridestati in un’atmosfera irreale.
Anche qui c’è lo zampino alfonsiano, eredità di un tesoro prezioso e gelosamente conservato. E la gente, a gruppi familiari interi, sciama come a una festa, nonostante il freddo del primo mattino.
Entusiasta il parroco don Flaviano Calenda: «Stupenda la partecipazione del popolo, intere famiglie che seguono, con commozione e devozione, le celebrazioni che accendono ancora di più il fervore mistico di centinaia di persone che giungono da ogni dove. E non vi partecipano solo anziani o adulti, ma anche vaste masse di giovani. È proprio la loro voce, cristallina e calda, a intonare i canti religiosi più belli e suggestivi, accompagnati dalla chitarra e dall’organo».
E coloro che non possono intervenire alla celebrazione? La tradizione ha un pensiero cristiano anche per loro.
La banda musicale percorre tutte le strade del paese, strappando l’ombra di un sorriso per quel magnifico messaggio di pace cristiana, lanciato alle quattro del mattino tra i palazzi e le stelle.
Sarno
Dove la devozione ha messo radici profonde è la parrocchia di Maria SS.ma delle Tre Corone in Sarno. Ritornare al paese l’8 dicembre per rendere omaggio alla Vergine Immacolata è sempre un’emozione che rinsalda le proprie radici e rafforza quel rapporto sociale che il tempo non può cancellare. La chiesa è aperta fin dalle prime ore del mattino e la piazza si anima e prende vita. Non mancano i dolci tipici come mostaccioli, roccocò e sorsi di anice, per mitigare i rigori invernali.
Piazza Michelangelo Capua è fremente e brulicante di fedeli che attendono l’uscita della splendida immagine, un vero capolavoro di arte e di fede. Scolpita in legno d’ulivo da Gaetano Patalano nel 1696, è davvero bellissima. Sembra parlare con il suo volto soave, il suo abito in stile ‘600 napoletano, i suoi simboli (le stelle della corona e del manto, la luna sotto i suoi piedi).
Il parroco don Roberto Farruggio spiega i giorni di festa: «Nel Santuario di Maria Santissima delle Tre Corone a Sarno, in due chiese una di fronte all’altra, si venerano i due dogmi mariani più importanti: l’Immacolata Concezione e l’Assunzione di Maria. Sono anche le feste più importanti della città. Una sentitissima processione attraversa la città di Sarno dalla chiesa dell’Immacolata Concezione alla chiesa di San Francesco d’Assisi. Otto giorni dopo, nella prima domenica successiva alla festa, c’è il ritorno. La novena precede il giorno solenne con una notevole partecipazione di fedeli. È anche l’unico periodo dell’anno in cui si celebra la Messa nella chiesa dell’Immacolata».
Roccapiemonte
Il clou delle feste mariane si raggiunge a Roccapiemonte, dove, con il cosiddetto carro, si mischiano elementi che vanno dalla devozione al folclore, dallo scenografico al carrum navale. In un misto di elementi che sono diventati l’identikit della comunità.
Tutto comincia nell’anno 1854. Dopo la proclamazione del dogma, ci fu un fiorire di botteghe mariane. Corse voce che a Napoli erano disponibili tre statue dell’Immacolata. I devoti di Roccapiemonte (siamo al tempo del curato don Domenico Pagano) accorsero per primi e scelsero la più bella! Per la cronaca, le “sorelle” si trovano a Castel San Giorgio e a Costa di Mercato San Severino.
La festa esplose in maniera straordinaria; la statua fu portata in processione in un modo spettacolare. Si adibì una di quelle antiche carrozze (ora trainata a mani e a spalle) su cui troneggia solenne l’Immacolata. Non mancano i simboli biblici, come nella visione del profeta Ezechiele: un angioletto, un leone, un bue e un’aquila sembrano trainare questa machina teatralis. Aggiungendovi su appositi sedili i bambini, l’effetto scenografico è assicurato.
Ma c’è anche un altro bel dato a sottolineare l’amore mariano dei rocchesi. Lo ha raccontato in uno dei suoi testi monsignor Pompeo La Barca, indimenticato parroco di Roccapiemonte. Nel volume riferisce che in paese esistevano ragazze con il nome di Maria e di Concetta, ma solo il 31 agosto del 1849 venne battezzata per la prima volta una bambina con il nome di Immacolata. E da allora, fino al presente parroco don Giuseppe Ferraioli, tradizione e devozione si fondono in una simbiosi di incredibile spiritualità e cultura.
Togliete tutto ai Rocchesi, ma non toccate il carro! «È un momento sempre emozionante per noi rocchesi – ha dichiarato il sindaco Carmine Pagano – perché uniamo agli appuntamenti religiosi, come la tradizionale processione, anche alcuni eventi musicali e culturali».
Così, nel buio del mattino paganese, ancora pregnante di sogni notturni, e nel tappeto umano, trasudante emozioni e voti, a Sarno e nel cigolio delle ruote del carro rocchese, tra preghiere e imprecazioni dei moderni centauri, continua la lenta e solenne melodia redentorista: «Fra le tempeste deh! guida il cuore, di chi t’invoca Madre d’amore!».
Don Natalino Gentile
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