La chiesa di San Matteo: il patrimonio artistico

È la più antica delle chiese sarnesi. All’interno si custodiscono diversi manufatti di interesse.
La statua in legno policromo di san Matteo

La chiesa di San Matteo, che troviamo dopo aver percorso le rampe che conducono al borgo medievale Terravecchia, alle pendici del monte Saretto, è la più antica delle chiese sarnesi, fu fatta edificare dal conte Indolfo sul finire del X secolo.

Al suo ingresso si presenta al visitatore una struttura che conserva, nonostante i segni del tempo e le stratificazioni storiche, la sua impostazione gotica, che sarà poi confermata da alcuni elementi sia architettonici che decorativi.

All’interno della chiesa, conservata in modo pregevole dal parroco don Roberto Farruggio, si custodiscono diversi manufatti di interesse, a due di essi rivolgeremo qui la nostra attenzione.

Un’opera meritevole di nota è di sicuro la statua di San Matteo. Essa si inquadra, fra le opere scultoree – legno policromo – di maggiore interesse del periodo seicentesco presenti nella Diocesi di Sarno. È il Di Domenico, in Sarno Sacra, a riportare come data di realizzazione dell’opera il 1654. Si nota un’attenzione, da parte dello scultore, al naturalismo dell’anatomia in alcuni particolari del corpo, nelle mani, nel volto, nel movimento dei capelli, cosa che rende la scultura meno statica rispetto ad altri modelli coevi presenti nel territorio.

Nel 2005 fu riportato pienamente alla luce l’affresco raffigurante la “Madonna Greca”, oggetto di diffusa devozione popolare nel territorio sarnese. Così detta “Greca” sia per l’età considerevole del dipinto che per i tratti stilistici, in particolare dei volti.

L’affresco della Madonna Greca

L’opera presenta, come riporta l’attento studio svolto da Antonio Braca, una complessità di elementi a metà tra connotazioni gotiche e bizantine che la collocano, verosimilmente, tra la fine del XIII secolo e gli inizi del secolo successivo. L’effigie della Vergine col Bambino, posta nella navata sinistra, fu “liberata”, durante gli ultimi restauri, dall’altare e da una porzione della pavimentazione che ne nascondevano la parte inferiore, così come un baldacchino ottocentesco ne oscurava la visione complessiva. Essa è raffigurata con indosso la tunica e il maphorion, il manto tradizionalmente usato per coprire il capo e le spalle della Madre di Cristo. 

Quest’antichissima immagine di Maria trova un significativo precedente nell’icona raffigurante la Vergine col Bambino del Santuario di Materdomini a Nocera Superiore. Essa è Colei che conduce, che indica la strada, infatti, mentre con un braccio tiene il Bambino con l’altra mano, la sinistra, lo indica. Proprio questo gesto, da solo, vale la faticosa salita all’antico tempio di Sarno. 

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