Narrare di sé, per chi ha scritto solo nell’ambito lavorativo o in fugaci scambi epistolari, rappresenta un cimento non agevole. Eppure, un invito gentile e caloroso mi ha persuaso dell’impossibilità di sottrarmi a tale impresa.
Mi chiamo Luigi Liotto, ho sessantasei anni e risiedo ad Angri con mia moglie Rosa e mio figlio Federico, mentre i miei altri due figli, Antonio e Francesco, vivono rispettivamente ad Ancona e a Como. La mia esperienza di fede e la conoscenza della religione cattolica cristiana affondano le radici nella mia infanzia, grazie alla testimonianza di mia madre, che spesso narrava del suo canto nel coro parrocchiale e della sua giovinezza trascorsa all’ombra della Chiesa. Fondamentale fu anche l’influenza di suor Sebastianella, sorella di mia nonna materna, e l’educazione ricevuta presso i salesiani di don Bosco a Torre Annunziata.
Per lunghi anni, la mia esistenza è stata scandita dall’impegno nel lavoro e nella cura della mia famiglia. Ogni domenica, però, ho sempre partecipato con mia moglie alla Celebrazione Eucaristica, talvolta accompagnato da mio figlio Federico. Un giorno, durante un pellegrinaggio alla Madonna di Pompei organizzato dal nostro parroco, don Antonio Mancuso, gli chiesi di poter servire la Messa. Accolse la mia richiesta con entusiasmo, e da allora indossai il camice, apprendendo i gesti e le parole che avrebbero segnato un cammino di servizio liturgico.
L’accoglienza calorosa della comunità parrocchiale ha rappresentato per me un segno tangibile della grazia divina. Il desiderio di immergermi nella preghiera e di partecipare sempre più assiduamente alla Santa Eucaristia si è trasformato in un anelito insopprimibile di vicinanza a Cristo. Ho scoperto che abbandonarsi al Suo amore regala pace, serenità e profondità d’animo, manifestazioni della Sua presenza invisibile ma potentemente percepibile.
Nel mese di ottobre scorso, don Antonio mi propose di frequentare il corso per ministri straordinari della Santa Comunione, tenutosi presso la parrocchia di San Giovanni Battista a Nocera Inferiore. Accolsi l’invito con gioia. Questo servizio, che permette di portare Cristo agli ammalati e a coloro che non possono recarsi in chiesa, è un compito di grande responsabilità, sostenuto dalla preghiera personale e dalla comunità parrocchiale. Il mandato, conferito dal vescovo Giuseppe Giudice su proposta di don Antonio, è un onore e una missione, attraverso cui il Signore si serve delle nostre mani per giungere agli ultimi e alleviare la solitudine.
Ricordo ancora con emozione la prima visita a una persona malata, accompagnato da don Antonio e dal sacrestano Mario Ingenito. Il volto sereno di quella donna, nonostante la sua condizione di sofferenza, esprimeva una gioia profonda nell’accogliere Cristo. Mi colpì la sua richiesta di confessarsi prima di ricevere la Comunione: un gesto di purezza e fede che mi fece riflettere sulla grandezza dell’amore divino.
Tutto ciò che vivo in questo servizio è opera di Dio. Vi prego, nelle vostre orazioni, di ricordarci, affinché il nostro impegno sia sempre più fervido e amorevole. Con gratitudine e devozione, vi ringrazio di cuore.
Luigi Liotto
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