Il vorticoso e irreversibile corso del nostro tempo spesso ci ha abituati a ridefinire un modello di fede lontana dal tempo e dallo spazio, imperturbabile alla caducità del mondo, impermeabile alle esigenze e ai bisogni dell’uomo che vive e fruttifica nel bisogno di cercare Dio anche nella dimensione secolare.
Se, insomma, essere cristiani significa saper interpretare e discernere i segni di Dio sotto il cielo e sopra la terra, ciò significa che le tracce del nostro passato testimoniano questo faticoso ma progressivo cammino di civilizzazione provvidenziale dell’uomo nell’ambiente e nella comunità in cui vive e crede.
Nella storia della nostra comunità diocesana, il cristianesimo rappresenta una testimonianza inconfondibile della nostra identità, non soltanto religiosa, ma anche civile. Basti pensare, come esempio, che fino al decennio napoleonico, nel Mezzogiorno d’Italia toccava alle parrocchie avere in ordine gli atti di stato civile (battesimo, matrimonio e morte). Senza le fonti archivistiche degli archivi parrocchiali, gli storici dell’età moderna non avrebbero strumenti e dati per ricostruire interi secoli della nostra storia, a partire dalla fine del Medioevo fino agli inizi dell’Ottocento.
Ma tra i documenti fondamentali per una ricostruzione scientificamente valida del nostro passato, preziosi ed insostituibili restano gli Atti delle Visite Pastorali, di quelle Ad Limina Apostolorum (tutte periodicamente obbligatorie per i vescovi a partire dal Concilio di Trento) e dei Sinodi diocesani. Si tratta di fonti documentarie in cui non è sempre distinguibile il profilo squisitamente religioso da quello civile, a riprova che gli archivi ecclesiastici non sono luoghi chiusi al pubblico, poiché nascondono segreti inconfessabili.
Noi come comunità diocesana abbiamo la fortuna di avere due archivi storici: quello di Sarno e quello di Nocera dei Pagani, entrambi ricchi per quantità e qualità dei documenti conservati e inventariati.
Giuseppe Palmisciano, direttore archivio e biblioteca diocesana
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