L’Archivio storico diocesano di Nocera dei Pagani

Secondo gli storici più accreditati, l’antica diocesi di Nuceria Alfaterna nasce tra la fine del III e gli inizi del IV secolo dopo Cristo. Le radici storiche di una comunità di fede e civiltà.
Veduta panoramica di una parte della Diocesi di Nocera Inferiore-Sarno – Foto Salvatore Alfano

Il primo vero inventario dell’Archivio storico diocesano di Nocera dei Pagani fu redatto nel 1976 dal Centro Studi per la Storia del Mezzogiorno dell’Università degli Studi di Salerno, diretto da uno storico autorevole come Gabriele De Rosa, con l’aiuto di un gruppo di studiosi, suoi allievi, nell’ambito di un progetto di riordinamento complessivo di tanti archivi ecclesiastici delle diocesi meridionali, nel tentativo di salvare dalla dispersione un patrimonio storico di inestimabile valore, ma anche di rinnovare gli studi di storia religiosa dell’Italia meridionale, cercando soprattutto di superare la tradizionale cesura tra ricerche di contenuto ecclesiale da quelle di natura secolare. 

Il metodo nuovo di approccio storico era quello di non separare più la storia delle comunità civili da quella della fede meridionale. 

L’antica diocesi di Nuceria Alfaterna ha una lunga storia. Secondo gli storici più accreditati, nasce tra la fine del III e gli inizi del IV secolo dopo Cristo. Non abbiamo tuttavia molte notizie fino all’Alto Medioevo.

Le dominazioni e i saccheggi di Goti, Longobardi e Saraceni provocarono spoliazioni di chiese, distruzione di monasteri ed episcopi e della stessa città di Nuceria. Soltanto all’inizio dell’anno Mille, con la fine della dominazione longobarda e l’arrivo dei Normanni, la Chiesa Nocerina si riorganizzò, profittando successivamente anche della riforma gregoriana.

Nel 1260 gli abitanti di Nocera assassinarono il proprio Vescovo e per tale atto sacrilego la città fu privata della cattedra episcopale e divenne un’arcipretura alle dipendenze dell’arcidiocesi di Salerno. Nel 1385 papa Urbano VI, prigioniero di Carlo di Durazzo nel castello del Parco, nominerà vescovo fra Francesco, superiore del convento francescano, oggi dedicato a Sant’Antonio. La sede vescovile fu trasferita da Santa Maria Maggiore all’abbazia benedettina di San Prisco.

Da quel momento la successione dei vescovi, tranne qualche breve interruzione, sarà regolare. Soltanto dopo la morte del vescovo Benedetto dei Monti Sanfelice (1806), Nocera perse la sede diocesana ma Gregorio XVI il 3 dicembre 1833 ricostruirà la diocesi, affidandola al vescovo Agnello Giuseppe D’Auria. 

Il primo Sinodo nocerino del 1479

La sinodalità della Chiesa nocerina è un primo dato importante che emerge dalle fonti dell’archivio diocesano. Il primo Sinodo nocerino è quello del 1479; ne seguiranno altri 10. I loro contenuti sottolineano l’assimilazione delle direttive Tridentine nel contesto della Chiesa diocesana locale, con particolare attenzione alla predicazione e all’istruzione nella Dottrina Cristiana. Alla fine dell’Ottocento, con il pontificato “sociale” di Leone XIII, i Sinodi iniziano ad occuparsi anche di tematiche concernenti il profilo politico e sociologico della comunità diocesana.

Negli ultimi decenni del Novecento, il modello della Nuova Evangelizzazione valorizza una sinodalità permanente che trova nelle Missioni popolari di sant’Alfonso Maria de’ Liguori un punto di riferimento imprescindibile. 

La storia diocesana si interseca con la storia civile, come è dimostrato dall’impatto del Settecento illuminista, durante il quale si succedono vescovi riformatori che attivano circuiti culturali molto avanzati, da cui usciranno teologi e presuli insigni, mentre nell’arte sacra emergeranno figure straordinarie come Angelo Solimena e il figlio Francesco, riconosciuto come uno dei pittori più famosi del suo tempo.

Il seminario diocesano di Nocera

Particolarmente preziose sono anche le fonti documentarie sul seminario diocesano di Nocera, fondamentale testimonianza storica della formazione sacerdotale del clero locale dalla fine del Cinquecento fino alla sua soppressione nel corso del secondo Novecento, anche se fu chiuso nel 1865 perché sequestrato dal governo unitario e riaperto soltanto nel 1935 per l’impegno zelante del vescovo Giuseppe Romeo. Oggi ospita gli uffici della Curia, il Museo, l’Archivio e la biblioteca diocesana.

Giuseppe Palmisciano, direttore archivio e biblioteca diocesana

Iscriviti alla nostra newsletter per restare sempre aggiornato.

Total
0
Shares
Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Related Posts