Luigino Bruni sul Giubileo della Speranza. «Riflettiamo profondamente su economia, finanza, lavoro. Altrimenti sarà un’occasione persa»

Luigino Bruni – Foto Siciliani-Gennari/SIR

«Non dobbiamo dimenticarci che, sebbene purtroppo se ne parli poco nella comunicazione, il Giubileo biblico era essenzialmente una faccenda economica e sociale. Perché il vero focus del Giubileo non erano funzioni o culti, ma la liberazione degli schiavi, la remissione dei debiti e la restituzione delle terre… Tutte faccende essenzialmente economiche».

Lo mette in evidenza Luigino Bruni, economista e storico del pensiero economico, docente alla Lumsa, direttore scientifico di The Economy of Francesco e presidente della Scuola di Economia civile.


Le radici bibliche del Giubileo: l’insegnamento del Levitico

Le tracce del Giubileo biblico si ritrovano nel Libro del Levitico: «Dichiarerete santo il cinquantesimo anno e proclamerete la liberazione nella terra per tutti i suoi abitanti. Sarà per voi un Giubileo; ognuno di voi tornerà nella sua proprietà e nella sua famiglia. Il cinquantesimo anno sarà per voi un Giubileo; non farete né semina né mietitura di quanto i campi produrranno da sé, né farete la vendemmia delle vigne non potate. Poiché è un Giubileo: esso sarà per voi santo; potrete però mangiare il prodotto che daranno i campi. In quest’anno del Giubileo ciascuno tornerà nella sua proprietà».

«Per questo – sottolinea Bruni – dobbiamo tenere ben presente la dimensione economica e sociale dei Giubilei biblici che sono la radice del Giubileo cristiano».

Come a dire che, nel 2025, per essere «pellegrini di speranza» non basta mettersi in cammino da ogni parte del mondo verso Roma per varcare la Porta Santa di una delle Basiliche papali, né limitarsi a rituali o a momenti spirituali.

«Non si può fare un Giubileo senza parlare di finanza, sennò siamo veramente sulla luna…», ammonisce l’economista, spiegando che nel corso dell’Anno Santo «bisogna parlare della finanza globale oggi, della globalizzazione dei debiti, delle usure e del lavoro». Quella che un tempo era la liberazione degli schiavi, anche oggi – spiega Bruni – «dev’essere la liberazione da lavori sbagliati, da nuove forme di schiavitù come nel caso di persone che fanno lavori non ben remunerati, senza diritti, senza dignità…».


Luigino Bruni interviene alla 48° Settimana sociale dei cattolici Italiani – Foto Siciliani-Gennari/SIR

Il Giubileo 2025 secondo Luigino Bruni: pellegrini di speranza e finanza globale

«Dobbiamo evitare che il Giubileo diventi una faccenda di indulgenze, di Messe, di culto», ribadisce l’economista, secondo cui «dobbiamo invece approfittare di quest’anno per riflettere profondamente, almeno come mondo cattolico, su economia, finanza, lavoro. Tutte realtà che hanno a che fare con i grandi temi del Giubileo». «Se invece il Giubileo rimane una faccenda relativa al culto, al sacro, alla religione, avremo perso una enorme opportunità».

Incontrando a metà dicembre 2024 le delegazioni di alcuni istituti bancari italiani, papa Francesco ha ricordato che «il Giubileo alle porte ci ricorda la necessità di rimettere i debiti. È la condizione per generare speranza e futuro nella vita di molta gente, soprattutto dei poveri». «Vi incoraggio a seminare fiducia», l’esortazione del Santo Padre.


Un’opportunità per riflettere su economia e lavoro

Vale la pena ricordare che in occasione dell’Anno Santo del 2000, la Chiesa italiana promosse la campagna per la «Riduzione del debito estero dei Paesi più poveri» con l’intento sia di informare sul grave problema del debito dei Paesi, soprattutto del Sud del mondo, sia per stimolare le istituzioni pubbliche a fare la loro parte. Ma anche per sensibilizzare la comunità cristiana e ogni suo membro a compiere un gesto tangibile di solidarietà con la raccolta di fondi per la conversione del debito di due Paesi più poveri dell’Africa: Guinea Conakry e Zambia.


Papa Francesco e la remissione dei debiti

Venticinque anni dopo, negli «Appelli per la speranza» elencati nella Spes non confundit, la bolla con cui papa Francesco ha indetto l’Anno Santo, il Pontefice evidenzia che «il Giubileo ricorda che i beni della Terra non sono destinati a pochi privilegiati, ma a tutti».

Un «invito accorato» è stato rivolto dal Papa alle nazioni più benestanti: «riconoscano la gravità di tante decisioni prese e stabiliscano di condonare i debiti di Paesi che mai potrebbero ripagarli. Prima che di magnanimità, è una questione di giustizia, aggravata oggi da una nuova forma di iniquità di cui ci siamo resi consapevoli».

«Se veramente vogliamo preparare nel mondo la via della pace – il monito di Francesco – impegniamoci a rimediare alle cause remote delle ingiustizie, ripianiamo i debiti iniqui e insolvibili, saziamo gli affamati».


Alberto Baviera/Sir

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