«Vola solo chi osa farlo». Questa celebre citazione di Luis Sepùlveda può ben riassumere l’indirizzo dato al Liceo Don Carlo La Mura di Angri dal suo nuovo dirigente scolastico, la prof.ssa Rossella Tedesco, che dallo scorso 2 settembre ha preso il posto del prof. Filippo Toriello. Non un incarico qualsiasi per la prof.ssa Tedesco, divenuta DS di quello stesso liceo dal quale nel 1997 era uscita dopo la maturità scientifica.
Da capo scout a dirigente scolastico. Sì, perché la prof.ssa Tedesco ha nel sangue quell’imparare facendo di Baden-Powell. «La mia formazione è evidentemente caratterizzata dallo scoutismo – racconta -. Sono stata scout fin da piccolissima, fino a diventare poi capo regionale, vivendo l’esperienza del Jamboree del 2007 in Inghilterra».
Angrese, classe 1979, dopo il liceo si è iscritta alla facoltà di Scienze e Tecnologie Alimentari presso il dipartimento di Agraria della Federico II di Napoli. «Dopo essermi laureata, convinta di voler lavorare in azienda, mi sono trasferita a Roma per frequentare un master di Sviluppo economico del settore terziario avanzato. Ho fatto poi degli stage in alcune aziende, per poi decidere di conseguire una seconda laurea in Scienza degli Alimenti e Nutrizione, ancora presso la Federico II».
L’orizzonte scuola non era nelle aspirazioni della giovane capo scout: «Lavoravo al dipartimento di Agraria della Federico II, poi, quasi per caso, ho presentato la domanda per la docenza e ho conseguito l’abilitazione. Quindi mi sono ritrovata ad insegnare Tecnologia alla Scuola Media Opromolla di Angri».
Sposatasi nel frattempo con Francesco, anch’egli scout, e divenuta madre di Alice e Vincenzo, nel 2017 intraprende il concorso per il ruolo di DS. Concorso vinto nel 2019, quando riceve anche il primo incarico in Toscana, dove rimane per tre anni, a cavallo dell’emergenza Covid-19. Nel 2022 viene trasferita a San Giuseppe Vesuviano.
Tra le figure educative più rilevanti nel percorso di crescita della nuova DS certamente vi è don Luigi La Mura, parroco della comunità di S. Maria di Costantinopoli in Angri ed assistente del gruppo scout Angri 2: «Con don Luigi ho condiviso la scalata dei Pirenei, zaino in spalla e senz’acqua. Una vera avventura. Grazie allo scoutismo si creano dei rapporti amicali da cui può nascere tanto e che vanno al di là di tutto. Oggi sono mamma di bambini scout e anche se non riesco a dedicare allo scoutismo il tempo che vorrei, il legame è sempre forte».
Nell’estate scorsa la nomina a dirigente scolastico del liceo angrese: «Non l’avrei mai immaginato. Nelle mie prospettive non c’era proprio la scuola, figuriamoci diventare DS del liceo che mi ha formato. Sono stata molto onorata di aver ricevuto questo incarico, ma ho anche avvertito tutto il peso della responsabilità di questa scelta. È un istituto che funziona molto bene e forma circa 1400 alunni: una realtà impegnativa che richiede le giuste attenzioni e competenze e nella quale ho trovato un ambiente accogliente al massimo, anche grazie al lavoro responsabile e meticoloso svolto da chi mi ha preceduto».
La prof.ssa Tedesco ha chiari gli obiettivi del suo mandato: «Punterò a garantire il benessere sia degli alunni, sia del personale. Al centro delle nostre attenzioni ci dev’essere sempre lo studente con il suo percorso di crescita. Dobbiamo creare le condizioni affinché i ragazzi si innamorino della conoscenza».
Ai suoi studenti la DS ha chiesto di imparare ad osare: «Ulisse è arrivato alla meta perché è partito – osserva -. Se non fosse partito, non avrebbe incontrato tutti gli ostacoli del viaggio, ma non sarebbe neanche arrivato». Alle famiglie chiede invece di stringere quel patto di corresponsabilità educativa che ritiene fondamentale: «Che la scuola non venga vista come il nemico da combattere, ma piuttosto come un alleato nel processo educativo dei figli. Non solo la scuola o solo la famiglia, ma insieme la scuola, la famiglia, la parrocchia, il volontariato, le forze politiche e tutta la comunità civile: insieme l’effetto diventa potenziato».
Agli studenti delle 56 classi dell’istituto ha detto: «La porta del mio ufficio sarà sempre aperta per le proposte costruttive: abbiamo bisogno di costruire, non di distruggere. Io morirei a stare sempre chiusa in ufficio. Quando riesco, all’orario di ingresso e di uscita cerco di mettermi nell’atrio per salutarli. Anche un semplice “buongiorno” può far capire che c’è qualcuno che si sta prendendo cura di loro, qualcuno a cui ognuno sta a cuore, anche se è uno di 1400. La cultura del “me ne frego” non ci porta da nessuna parte, dobbiamo interessarci alla realtà». Non sembra forse di riascoltare l’I care di don Lorenzo Milani?
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