Mentre scrivo, sulla mia scrivania fa capolino il rapporto dell’Ocse sull’analfabetismo funzionale, secondo il quale il nostro Paese si posiziona negli ultimi posti tra le 31 nazioni analizzate per capacità di lettura, calcolo e risoluzione dei problemi nella popolazione adulta tra i 16 e i 65 anni. Dati da far accapponare la pelle che in breve rilevano che un terzo degli italiani non riesce a comprendere un testo complesso e più di due terzi degli intervistati sa eseguire solo calcoli elementari.
Nel frattempo, per fortuna, ho avuto una piacevole chiacchierata con un giovane brillante, Daniele Carpentieri, che mi ha restituito una prospettiva diversa, raccontandomi la bella realtà dei Campionati della Cultura e del Talento. È il concorso culturale multidisciplinare a squadre rivolto alle scuole secondarie di secondo grado per alunni di età compresa dai 14 ai 19 anni, giunto alla sedicesima edizione.
L’evento nato nel 2009 da un’idea di Daniele Ceccarelli, è cresciuto negli anni assumendo carattere nazionale.
Prevede una fase di istituto, i “Giochi di Galileo”, per selezionare le squadre che rappresenteranno le scuole partecipanti. Le semifinali nazionali, invece, si svolgono in contemporanea in tre sedi, una per il Nord Italia, una per il Centro e una per il Sud. La finale, infine, si svolge a Tolfa. Daniele, 20 anni, di Salerno, è il responsabile della macroarea Sud (Campania, Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia). «Ho vissuto i campionati due anni fa, da studente, gareggiando con la mia squadra del Liceo Scientifico “Margherita Hack” di Baronissi e oggi, invece, dopo aver visto quanta passione e dedizione c’è alla base dei campionati, mi sono avvicinato alla realtà dell’associazione, prima come recluta e oggi sono tra gli organizzatori dell’evento».
Nel 2014 il concorso è stato insignito della Medaglia di Rappresentanza del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Nel 2024 riceve l’Alto Patrocinio del Parlamento Europeo.
Una macchina complessa quella dei campionati con oltre 5mila gli studenti che partecipano all’edizione di quest’anno.
I “Giochi di Galileo” si sono tenuti il 3 dicembre. Le semifinali nazionali, durante le quali i ragazzi saranno chiamati ad affrontare prove individuali incentrate su letteratura, politica, educazione civica, scienze e matematica, arti miste e musicali, si svolgeranno in un’unica giornata, il prossimo 8 marzo, in presenza e in contemporanea, a Bra, Tarquinia e Castellammare di Stabia.
Daniele è uno studente del secondo anno alla facoltà di Informatica dell’Università degli Studi di Salerno e all’impegno per lo studio ha deciso di affiancare l’attività con l’associazione: «Dedico volentieri il mio tempo ed impegno alla realtà dei campionati, perché ho sperimentato da vicino quanto possono significare simili iniziative per gli studenti. Hanno voglia di mettersi alla prova, ma abituati a chiudersi in un mondo virtuale o dei social hanno poche occasioni per “fare squadra” e scoprire le proprie attitudini. Durante le varie fasi dei campionati, invece, sono chiamati a cimentarsi nelle varie prove in team; lavorano a stretto contatto con i compagni di squadra; conoscono la responsabilità di rappresentare la propria classe e l’istituto di provenienza; maturano la sana competizione in una cornice, quella delle finali, che per tre giorni diventa il loro mondo, stimolante e rassicurante allo stesso tempo».
Quaranta le squadre che accederanno alle finali di Tolfa (RM), dal 30 aprile al 3 maggio e che saranno chiamate a sfidarsi in varie prove: dal colloquio orale “Parlateci di…”, alle staffette della cultura, ai cortometraggi e alle prove fotografiche. In palio un viaggio sull’isola di Gozo a Malta per la squadra vincitrice. «Mi piace vedere i ragazzi all’opera; sono un’esplosione di idee, non sono mai banali e affrontano ogni prova con un sorriso e dandosi manforte gli uni con gli altri e mi piace che il binomio cultura e talento cammini di pari passo. È questo che rende unica questa competizione».
Per Daniele, invece, il premio è stato vedere suo padre orgoglioso per quello che sta facendo: «Mi ha visto lavorare con i ragazzi e ha capito quanto mi appassiona dedicarmi a loro e aiutarli a scoprire i propri talenti e accrescere la fiducia nelle loro capacità. Per me è il premio più grande».
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