L’apostolo della sofferenza: “formarsi per formare”

È lo slogan che Alfonso Russo mette in pratica. Nominato a soli 18 anni incaricato diocesano dei “volontari della sofferenza”, nel 1962 organizza la prima giornata di studio e spiritualità al Colle Sant’Alfonso di Torre del Greco.

Alfonso Russo vive la sua età adolescenziale e giovanile a pieno ritmo all’interno della comunità dei padri redentoristi a Sant’Alfonso in Pagani. Dopo gli impegni scolastici e familiari, possiamo dire che lì era «di casa» e partecipava con attenzione a quanto i padri gli chiedevano. Ma soprattutto, in quel luogo, si rinvigoriva nella fede alla scuola del suo caro sant’Alfonso e di Maria, madre del Perpetuo Soccorso.

Attraverso una solida formazione culturale e spirituale, Alfonso Russo compie un intenso cammino che lo porta, a soli 18 anni, ad essere nominato dal vescovo Zoppas incaricato diocesano dei «volontari della sofferenza». Insieme all’assistente, padre Bernardino Casaburi – suo padre spirituale e padrino – vive un impegno profondo in questo settore. Alfonso, già allora, mette in pratica uno slogan significativo: «formarsi per formare». Mentre si nutriva spiritualmente grazie al sostegno di padre Casaburi e di numerosi padri redentoristi, si faceva nel contempo promotore e punto di riferimento per tutti coloro che desideravano avvicinarsi e dedicarsi al mondo della sofferenza.

Saranno anni densi e fruttuosi, caratterizzati da un fervente cammino spirituale e da un apostolato instancabile: lo si vedrà impegnato ogni primo sabato del mese nell’ora mariana, nei ritiri spirituali mensili e nella partecipazione a convegni e giornate di studio. Si organizzeranno giornate di raduno con gli ammalati e pellegrinaggi insieme a loro.

Tutta l’azione è rivolta a formare giovani come lui, attenti a questa realtà: la sofferenza. Così, per la prima volta ufficialmente, il 13 maggio 1962 si organizza una giornata di studio e spiritualità al Colle Sant’Alfonso a Torre del Greco (NA). L’uscita sarà un’esperienza speciale, che porterà al coinvolgimento non solo dei fratelli e sorelle degli ammalati, ma anche alla partecipazione di alcuni di essi. Scriverà l’assistente padre Casaburi: «Il programma è stato elaborato da Alfonsino Russo, quale incaricato diocesano. La Madonna ha benedetto il nostro convegno, che è riuscito soddisfacente e ricco di nuove prospettive. La giornata è stata trascorsa nella preghiera, in conversazioni per nuove attività, in una santa allegria che ha elevato il nostro spirito provato dalle sofferenze».

Il coinvolgimento dei padri redentoristi

Tutto questo entusiasmo e la gioia spirituale di vedere tanti laici all’azione coinvolsero l’intera famiglia religiosa dei padri redentoristi della provincia napoletana.

I padri chiedevano notizie in merito e l’assistente, padre Casaburi, rassicurava tutti affermando: «I ragazzi sono sotto le dipendenze dell’incaricato diocesano Alfonsino Russo, giovane promettente». Ci sarà da parte dei padri un coinvolgimento straordinario. Infatti, il provinciale, padre Domenico Farfaglia, nella congrega di Sant’Alfonso, benedirà il 13 maggio 1962 lo stendardo dei volontari della sofferenza, con la partecipazione del rettore, padre Enrico Marciano.

A riguardo scrive l’assistente: «Nella limpida e scintillante chiesetta – congrega di Sant’Alfonso – con l’altare, tutto ornato di fiori profumati e di piante ornamentali, alle ore 9.00, alla presenza di un folto gruppo di iscritti, padre Domenico Farfaglia ha proceduto alla solenne benedizione dello stendardo… Erano presenti il rettore padre Enrico Marciano, la capogruppa dei silenziosi operai della croce, l’incaricato diocesano Alfonso Russo, vice capogruppo ed anima fervente di tutto il gruppo paganese… e altri nostri fratelli e sorelle degli ammalati».

Tale occasione ci offre anche l’opportunità di leggere in un appunto dell’assistente del 12 maggio 1962 quanto segue: «I ragazzi sotto la direzione di Alfonsino preparano la congrega per la benedizione dello stendardo che si farà domani dal provinciale Farfaglia prima che si parta per il Colle Sant’Alfonso».

Da quanto raccontato, emerge lo stile di Alfonso, il quale è sempre il primo: non delega, non si limita ad organizzare, ma, col buon esempio e in prima linea, realizza quanto pensa e condivide, infervorando tutti all’azione senza riserve.

Come il lievito nella massa

L’esperienza del Colle Sant’Alfonso sarà travolgente, come il lievito nella massa; vedrà tutti impegnati: padri redentoristi, fratelli e sorelle degli ammalati, ammalati. Padre Palmino Sica, allora rettore del Colle, li accoglie e rivolge il suo saluto; padre Luigi Romano, allora consultore provinciale, si informa circa l’autorizzazione da parte del provinciale Farfaglia. Poi si coinvolgeranno padre Gagliardo, padre Marciano, padre Pietrafesa e padre Casaburi.

I fratelli e le sorelle degli ammalati partecipano con ardente vigore e si impegnano ad accompagnare gli «impediti» (così allora si esprimevano per riferirsi agli ammalati). Gli ammalati, come Di Nardi, Gaito e altri, vivono una giornata straordinaria, sia per la bellezza e l’aria salubre del luogo, sia per aver avuto la possibilità di parteciparvi. È bello anche riportare la conclusione della giornata, così come l’assistente scrive: «A sera inoltrata, lungo i viali del Colle, prospiciente la vasta distesa di terra e di mare, si è snodata la processione aux flambeaux, al canto dell’Ave di Lourdes. Nel silenzio della sera inoltrata, illuminata a giorno dalle mille luci della strada, al canto dei canti religiosi e nella preghiera, abbiamo fatto ritorno alla nostra Pagani».

Perché mi sono voluto dilungare nella descrizione di tale evento? Per trasmettere l’entusiasmo e il clima fraterno di un momento di alto valore sociale, religioso e culturale, cogliendo il desiderio di stare insieme tra ammalati e fratelli e sorelle degli ammalati, con una viva partecipazione. Così si sono gettate le basi per un cammino futuro da realizzare. Infatti, raduni, giornate di spirito, esercizi spirituali, convegni culturali e sociali, pellegrinaggi di spirito e cultura, giornate di fraternità e di amicizia, avranno questo stile: lo stile di una realtà nuova che, sotto la grazia dello Spirito Santo, sta nascendo.

Don Gaetano Ferraioli, direttore Pia Unione Ammalati Cristo Salvezza

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