Entrare in una chiesa, da qualsiasi prospettiva lo si faccia, del fedele, dello studioso o dello svogliato turista, rappresenta comunque una crescita. Da sempre l’ingresso in un edificio sacro, oltre che sul piano della fede, riporta lo spettorare in una dimensione storica che potremmo dire “multipla”. Spesso, infatti, le due dimensioni, quella religiosa e quella culturale si completano a vicenda. Questo consente di effettuare una sorta di un percorso nel tempo che diventa racconto del vissuto di una comunità attraverso la sua storia, l’evoluzione dei processi culturali e di fede e le loro manifestazioni esteriori.
La chiesa di Sarno dedicata al santo di Assisi non si sottrae a questo innato compito di ricordarci chi siamo. Il suo ambiente interno arricchitosi nel tempo di notevoli apparati iconografici e decorativi descrive un pezzo di storia del nostro territorio e in particolare della città di Sarno e della sua antica diocesi.
Essa fu inizialmente dedicata a Santa Maria degli Angeli e nel monastero attiguo i padri Minori subentrarono sul finire del ‘500 a quelli Conventuali. L’interno a navata unica, con transetto e capelle laterali, ci accompagna in un percorso fatto di altari settecenteschi, di marmi policromi intarsiati e sormontati da dipinti e sculture che vanno dal XVI secolo fino alle più recenti lavorazioni in legno di Ortise.
La narrazione iconografica delle opere, comprese le tre grandi tele che decorano il soffitto, descrive la vita di Francesco e dei santi francescani, narrazione grafica che continua anche nel chiostro dove sono presenti numerosi affreschi ormai molto frammentati. Del resto, il canonico Carmine Di Domenico in Sarno Sacra (Sarno 1981) ci ricorda un’antica tradizione che vuole san Francesco d’Assisi a Sarno, in visita alla tomba di Gualtiero di Brienne, presso la chiesa di Santa Maria della Foce, cosa che accredita un’antichissima presenza francescana nella diocesi sarnese.
A sinistra della navata la prima delle due cappelle, la Cappella Abignente, con l’altare dell’Immacolata raffigurata in un dipinto di fine XVII secolo, presenta l’opera senza dubbio più importante della chiesa: il mezzobusto marmoreo di Mariano Abignente. Egli fu un nobiluomo sarnese, uno dei tredici vittoriosi cavalieri protagonisti, nel 1503, della “Disfida di Barletta” contro gli altrettanti cavalieri francesi.
Il monumento funebre a Mariano, con il suo ritratto scultoreo che lo raffigura nelle vesti più nobili di cavaliere con corazza e spada è l’immagine perfetta della fiera nobiltà civile e militare del tempo. Senza dubbio la qualità dell’opera rappresenta il punto più alto dell’arte scultore tardo manierista di matrice napoletana presente nel nostro territorio.
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