Scrittura a mano. Carta e penna addio?

Qual è il futuro della scrittura a mano? Cosa stiamo perdendo e come ci cambierà? Lo abbiamo chiesto alla consigliera nazionale dell’AGI, Filomena Ventre. «Nessuno vuole demonizzare l’uso della tastiera, ma ciò non toglie l’importanza di insegnare ai bambini a scrivere a mano», le parole dell’esperta
Filomena Ventre, consigliera nazionale AGI, durante un convegno a Sarno

Lettere, cartoline, biglietti. Fino a qualche anno fa si scriveva tutto e tanto, ma soprattutto rigorosamente a mano. Una pratica che, con l’uso ormai diffuso e capillare dei sistemi informatici, dai pc agli smartphone, si sta perdendo, sacrificando anche il valore estetico e simbolico della calligrafia. Quanto tempo passavamo ad esercitarci per migliorare la nostra grafia, renderla elegante e chiara. Un vezzo difficile da spiegare alla nuova generazione poco incline al corsivo e addirittura alla scrittura manuale come ci ha ricordato la Giornata Mondiale della Scrittura a Mano dello scorso 23 gennaio.

«Una celebrazione – spiega la consigliera nazionale dell’Associazione Grafologica Italiana, Filomena Ventre – che deve ricordare a tutti che scrivere a mano è una capacità umana di importanza fondamentale per la crescita armonica della persona. Non solo i grafologi, ma anche gli insegnanti, gli psicologi e i neuro scienziati hanno compreso l’importanza del corsivo. Per questo l’Agi si è fatta promotrice della “Settimana della Scrittura a mano” attualmente in esame alla Camera dei deputati, per l’approvazione, che dovrebbe ricorrere ogni anno dal 15 al 23 gennaio».

Un gesto, quello della scrittura a mano, che purtroppo si sta avviando verso la sparizione. Cosa stiamo perdendo e come ci cambierà?

«Non è possibile accettarne la perdita. La Svezia, circa 10 anni fa, aveva deciso di eliminarla, dotando i bambini di tablet. Ma al Festival per la scrittura a mano “Manu scribere” tenuto a Bologna lo scorso settembre, organizzato da AGI, abbiamo avuto la testimonianza del console svedese, Gianni Baravelli, sulla marcia indietro del governo svedese rispetto alla decisione di fare a meno della scrittura a mano».

Promuovere la scrittura a mano può essere confuso con un rifiuto degli strumenti digitali. Cosa ne pensa?

«Non comprendo la necessità di considerare un argomento tutto bianco/tutto nero! Nel mio lavoro di grafologo esperto in analisi e comparazione della grafia, così come nell’insegnamento della grafologia che pratico nella scuola di formazione triennale riconosciuta da AGI, non è possibile fare a meno del computer. Nessuno vuole demonizzare l’uso della tastiera, ma ciò non toglie l’importanza di insegnare ai bambini a scrivere a mano».

Oltre al valore estetico e a quello simbolico, alcuni studi sottolineano che scrivere a mano offre numerosi benefici cognitivi e psicologici. Forse è un elemento su cui non ci soffermiamo abbastanza?

«Questo è un argomento per me imprescindibile. Quando ho cominciato l’insegnamento della Grafologia, ho dovuto approfondire gli studi di neurofisiologia lasciati dal medico tedesco Rudolph Pophal, pensando che fossero studi superati. Le neuroscienze che si sono occupate dello studio della scrittura invece, hanno confermato le antiche intuizioni andando oltre. La prof.ssa Joan Blom dell’Unimore Università Modena Reggio Emilia, alla prima edizione del succitato Festival, ha confermato i benefici su più fronti della scrittura a mano. Sarebbe troppo lungo parlarne qui, ma è proprio vero che scrivere a mano produce benefici sia psicologici che cognitivi. Proviamo a chiedere ad uno studente se prendendo appunti a mano poi ricorda meglio la lezione?»

Qual è il futuro della scrittura a mano? Sarà relegata a pratica obsoleta e di élite?

«Certo fare typing sulla tastiera sarà considerato un metodo più semplice e veloce rispetto alla scrittura a mano che, per essere appresa, ha bisogno di più tempo ed applicazione. Ma l’attenzione che richiede imparare a scrivere a mano ci restituisce un maggiore tempo di elaborazione e di riflessione del pensiero e, se ben esercitata, l’abilità raggiunta permette di velocizzare anche il gesto grafico. Non vorrei prendere in considerazione l’idea di perdere la scrittura a mano, né che possa diventare una pratica d’élite. Semplicemente scrivere a mano è un piacere ed una capacità umana da coltivare. Chiuderei lasciando una frase del grande grafologo svizzero Max Pulver: “L’uomo che scrive disegna inconsapevolmente la sua natura interiore. La scrittura cosciente è un disegno inconscio, disegno di sé, autoritratto”».

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