L’Istat è una miniera che sforna dati uno più interessante dell’altro. Ad esempio: quasi la metà del patrimonio immobiliare italiano è stata costruita dal Dopoguerra al 1980. Insomma, una casa su due ha suppergiù mezzo secolo di vita. Furono gli anni della ricostruzione e del grande boom edilizio, praticamente esauritosi nell’ultimo decennio (una casa su cento ha meno di dieci anni).
Va da sé che la voce “ristrutturazione edilizia” è diventata quella principale nel settore costruzioni. Per un decennio, quello scorso, gli italiani hanno investito poco più di 40 miliardi di euro ogni anno per rinnovare le proprie abitazioni (e non solo). Dal 2021, le cifre sono lievitate anche “a causa” del famoso superbonus 110 per cento, per cui nel 2023 si sono sfiorati i 117 miliardi annui.
La legge di bilancio 2025 ha drasticamente tagliato l’entità delle agevolazioni edilizie, cancellando quel poco che rimaneva del superbonus e limitando al 50% – e solo per le prime case – il vantaggio fiscale massimo anche per eco e sisma bonus ordinari. Per le seconde case e gli immobili non residenziali il bonus già ora è sceso al 36%.
Il fatto è che il futuro è ancora meno felice, quanto a detrazioni fiscali per le spese sostenute. Nel 2026 e 2027 l’aliquota scenderà ancora al 30% con tetto di spesa di 96mila euro. Dal 2028 non ci sarà più la distinzione tra prima e seconda casa e il bonus ristrutturazione avrà aliquota al 30% e tetto massimo di spesa a 48mila euro per unità immobiliare.
Insomma, se c’è da programmare lavori importanti per rinnovare la propria abitazione – si pensi solo agli impianti elettrici e idraulici che rispondono a normative ben differenti rispetto a 70 anni fa e con utilizzo di materiali ben più performanti – è questo il momento giusto per godere di sconti fiscali interessanti.
Tra questi, fa furore il cosiddetto conto termico 65%. È un incentivo destinato a promuovere l’efficienza energetica e l’uso di energie rinnovabili negli edifici, rivolto sia ai privati che alle pubbliche amministrazioni. Permette di coprire fino al 65% delle spese sostenute per interventi come la sostituzione di impianti di riscaldamento con soluzioni più efficienti (pompe di calore, caldaie a condensazione, impianti solari termici). Ma si estende pure ad esempio all’acquisto di stufe di nuova generazione: l’incentivo viene erogato direttamente sul conto corrente del beneficiario entro tempi relativamente brevi e non ha vincoli di reddito.
Insomma, non riduce l’imposta da pagare, ma prevede un rimborso diretto: una manna per tutti quegli italiani (la maggioranza) che ha poca imposta da detrarre o proprio non la denuncia né la paga.
Nicola Salvagnin
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