Intelligenza artificiale, senza paure e timori

Il punto di vista degli esperti sull’intelligenza artificiale, ma anche il rapporto che c’è con le comunicazioni sociali alla luce dell’esperienza dei media della Chiesa

Confrontarsi con l’intelligenza artificiale «senza paura e timori», perché è vero che si è difronte ad uno «strumento matematico molto potente», ma dal suo corretto utilizzo possono derivare risultati importanti come «un’accelerazione della scienza».

Ad affermarlo è stata Maria Chiara Carrozza, presidente del CNR (Consiglio nazionale delle ricerche), già ministro dell’Università e ordinario di Bioingegneria all’Università Bicocca di Milano. Le sue parole sono risuonate nell’aula magna del TH Carpegna Palace di Roma in occasione del convegno nazionale “2025: A.I. confini della comunicazione” promosso dalla Conferenza episcopale italiana in occasione del Giubileo del mondo della comunicazione (23-26 gennaio).

Maria Chiara Carrozza – Foto Siciliani – Gennari/SIR

Un tema, quello dell’intelligenza artificiale, che è stato approfondito sotto diversi punti di vista, a partire dall’impatto sull’informazione giornalistica e la comunicazione generalista. Una terra da conoscere e saper abitare. Una cosa, infatti, è interrogare le app recuperando passivamente e meccanicamente i loro responsi, tutt’altro è utilizzarle come un aiuto per raggiungere traguardi finora impensabili nel campo intellettuale, scientifico, medico. «Prendersi contenuto già manipolato da AI è la cosa peggiore che si possa fare. È come mangiare cibi precotti, tutti sappiamo che fanno male alla salute», la metafora utilizzata da Carrozza.

Da qui il richiamo ad un protagonismo europeo, attualmente marginalizzato da superpotenze anche tecnologiche e di ricerca come Stati Uniti e Cina. «All’Europa non basta regolare, bisogna investire e fare. Dobbiamo avere un CERN dell’intelligenza artificiale. In questo modo svilupperemo un’AI che non agevoli la vendita di prodotti, ma sostenga per esempio la ricerca medica e aiuti a risolvere un grande problema sanitario», l’auspicio della presidente del CNR.

Praterie ancora inesplorate. «Chi teme di più l’intelligenza artificiale è chi la conosce poco. Bisogna fare lo sforzo di avvicinarla per saperne di più e trasformare la diffidenza in curiosità», ha rimarcato Celeste Satta, docente dell’Università di Torino. Nessuna diffidenza preconcetta e pregiudiziale, ma un approccio che da necessariamente scientifico possa diventare empirico. Da qui il suggerimento a «informarsi su come funzionano questi ‘strani ambienti’», social o intelligenza artificiale, perché «aiuta a governarli».

Papa Francesco all’udienza con i partecipanti al Giubileo del mondo della comunicazione nell’aula Paolo VI – foto Vatican Media/SIR

Strumenti che possono e devono essere al servizio dell’uomo e del proprio sviluppo integrale. In questo si inserisce la comunicazione, che il direttore dell’ufficio nazionale Comunicazioni sociali, Vincenzo Corrado, ha descritto come una «soglia da attraversare». «Pensare al senso del cammino, alla soglia, all’attraversamento delle porte che collegano le varie stanze o proteggono le abitazioni, aiuta a comprendere la delicatezza e l’importanza della comunicazione e dell’informazione», ha riflettuto il direttore dell’UNCS.

Corrado ha evidenziato che rispetto al passato oggi «siamo più connessi, ma sempre più isolati», aggiungendo che «la comunicazione e l’informazione sono “arti della soglia”, che permettono una visione ampia della realtà».

I direttori degli uffici Comunicazioni sociali della Campania che hanno partecipato al convegno promosso dalla CEI

I media CEI, tra cui Avvenire, Sir e TV2000, sono impegnati a rendere concreta la teoria. L’esperienza portata da Vincenzo Morgante, direttore dell’emittente televisiva cattolica, si sviluppa su queste assi. Un’offerta tradizionale che si apre sempre di più alle piattaforme social e alle applicazioni. Investimenti che danno i propri risultati. Sforzi che sono alla base del voler «comunicare speranza», per poter «parlare al cuore e alla mente delle persone, non alla pancia come frequentemente succede». Uno stile che consente di operare una «selezione nella scelta delle notizie» attingendo alla dote dell’«equilibrio per saperle dosare».

Vincenzo Morgante – Foto Siciliani – Gennari/SIR

Da Morgante l’invito a «resistere alla tentazione del tutto e subito», aspetti agevolati dall’intelligenza artificiale, investendo su «profondità e chiarezza»: a tal fine bisogna «avere la capacità di selezionare i contenuti, non produrne di più ma produrli meglio».

Perché «trovare storie di bene anche negli angoli più scuri dell’umanità non è buonismo ma buon giornalismo», ha evidenziato Alessandro Gisotti, vicedirettore della direzione editoriale del dicastero per la Comunicazione della Santa Sede.

«Quello che ci troviamo ad affrontare è un cambiamento d’epoca, l’AI ci porta ancora più avanti. È una sfida – ha rilevato – che riguarda tutti noi. Il nostro dovere è quello di essere sempre più preparati rispetto alle novità proposte dalla tecnologia», ha aggiunto Gisotti.

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