Un amore donato tra Croce ed Eucaristia

Alla scuola di Maria e dell’Eucarestia, cresce l’apostolato di Alfonso Russo e il fervore del gruppo dei “Volontari della sofferenza”.
La Grotta della Madonna di Lourdes realizzata nel 1963 presso la casa di Alfonso Russo

Il grande fervore del gruppo “Volontari della sofferenza” suscitava un entusiasmo sempre crescente, alimentato da un forte impegno sia sul piano spirituale sia nell’apostolato, vissuto attraverso il rapporto diretto con gli ammalati e con il mondo della sofferenza, allora spesso sconosciuto ed emarginato.

Sul fronte spirituale, il gruppo si dedicava a numerose iniziative volte alla crescita personale e comunitaria. Ogni primo sabato del mese, si teneva un’ora mariana presso l’altare della Madonna del Perpetuo Soccorso nella Basilica di Sant’Alfonso, seguita da ritiri spirituali mensili e corsi di esercizi spirituali annuali, riservati sia al personale (nel mese di marzo) sia ai laici (nel mese di novembre). La formazione era centrale, con incontri mensili per approfondire i temi della spiritualità e iniziative specifiche legate al calendario liturgico.

Parallelamente, l’apostolato del gruppo si esprimeva in una costante presenza accanto ai sofferenti. I volontari visitavano gli ammalati sia nelle loro case sia negli ospedali, offrendo momenti di conforto e vicinanza. Organizzavano incontri per favorire la socializzazione e la conoscenza reciproca, così da meglio orientare la loro missione. Partecipavano inoltre a eventi dedicati, sempre con la presenza attiva degli ammalati, e promuovevano pellegrinaggi al santuario di San Gerardo Maiella a Materdomini. Infine, non mancavano ritiri spirituali specificamente pensati per chi viveva la sofferenza. Questa programmazione ci aiuta a capire l’entusiasmo e la vitalità dei fratelli e sorelle dell’Associazione.

L’amore per la Madonna

In questo contesto, in Alfonso cresce un amore profondo per la Madonna. Già durante l’attività presso i Padri Redentoristi, emergeva il suo legame speciale con Maria, ma un evento particolare lo unisce ancor più a Lei. Il 10 febbraio 1963, dopo anni di richieste e di intenso desiderio, Alfonso riesce finalmente a portare nella sua casa in via Ferrovia 10 (oggi via Cauciello) la statua della Madonna di Lourdes con la piccola Bernardetta.

Questo evento, vissuto non senza sofferenze e prove, è dettagliatamente descritto nel verbale straordinario redatto la sera del 10 febbraio 1963, che così tramanda: «L’Incaricato Diocesano, dopo anni, finalmente è riuscito ad attuare il suo desiderio di installare presso sua casa la Madonna di Lourdes con Bernardetta. E perché la funzione riuscisse più bella, più devota, aveva chiesto al suo parroco la licenza di un triduo in parrocchia nei giorni 7 – 8 – 9 con Messa e predica del Padre Assistente Casaburi. Il parroco La Femina non solo acconsentì, ma dispose di parlare con l’Assistente Casaburi e di parlare anche egli qualche sera. Tutto fu deciso ed il Padre Casaburi rinunziò ad altra predicazione.

Il Padre Casaburi di ritorno dalla missione di Forchia (BN) trovò tutto cambiato ed il rifiuto del parroco La Femina anzi con un fuoco acceso. Fu preparato un esercito agguerrito contro un fantastico esercito. In conclusione, il triduo non si poté praticare nella parrocchia delle Grazie e si è praticato modestamente al mattino con Messa, preghiere, predica e benedizione eucaristica nella Basilica di S. Alfonso.

Domenica mattina (Alfonso Russo) ha spostato privatamente la statua della Madonna di Lourdes da S. Alfonso in via Ferrovia 10; la sera, dopo un giro processionale, e la predica del Padre Casaburi con la partecipazione di tanti fratelli e sorelle degli ammalati, che si sono trattenuti in preghiera davanti all’Immacolata di Lourdes per varie ore, è stata collocata nella nicchietta rocciosa preparata apposta per la familiare circostanza. La Madonna benedirà largamente la spontanea, sincera e devota manifestazione che voleva farsi più solenne e benedirà largamente; ancora è stato fatto con umile sottomissione che si è abbellito nel sacrificio».

L’evento è descritto chiaramente, riflettendo lo stile di uno spirito umile e obbediente, quale era Alfonso Russo. Questa ulteriore esperienza non fermò il cammino intrapreso; anzi, consolidò ancora di più il desiderio di progredire nell’apostolato. La certezza che il Signore e la Vergine Santa guidassero e accompagnassero la sua azione diventava sempre più evidente.

Alla scuola dell’Eucaristia

Alfonso traeva la sua forza vitale, prima di tutto, dall’Eucaristia: non ci si può accostare a essa con superficialità, ma è necessario avere una preparazione spirituale profonda per riconoscervi la presenza di Gesù. Alla scuola di Cristo si impara la piccolezza evangelica e ci si spoglia del proprio ego, del desiderio di emergere, per abbracciare una vita di servizio. Da Gesù, pane vivo, Alfonso apprese la lezione dell’essere «servi per amore».

Figlio di questa scuola, Alfonso esprimeva nei momenti eucaristici il suo legame con Gesù. Davanti a Lui confermava il proprio essere figlio della Croce e rafforzava la sua totale donazione a Cristo, alla Chiesa e ai fratelli sofferenti. Se è vero che dall’Eucaristia nasce la Chiesa, è altrettanto vero che la Chiesa vive dell’Eucaristia: non si tratta di ripetere gesti, ma, attraverso di essi, fare nostro lo stile di vita di Gesù.

Questo messaggio era vivo in Alfonso. Ogni gesto, parola e opportunità erano per lui un’occasione per testimoniare il suo amore per Gesù Eucaristia. Alfonso fu un esempio vivente, soprattutto nel tempo liturgico della Quaresima, quando nelle parrocchie di Pagani si svolgevano le Quarant’ore. Egli sceglieva l’ora più difficile, dalle 14.00 alle 15.00, quando Gesù, nel pomeriggio, rischiava di restare solo. E lì era presente Alfonso.

Con il suo pregare, cantare e lodare il Signore, presente nelle specie eucaristiche, trascinava tante persone. Uomini e donne si organizzavano per partecipare a quei momenti di adorazione, perché Alfonso «infervorava i loro cuori verso Gesù». Grazie alla sua parola e alla sua formazione, egli faceva conoscere, adorare e gustare la presenza di Cristo.

Possiamo affermare che Alfonso fu un vero «adoratore» di Gesù. Quel Gesù adorato nell’Eucaristia lo riconobbe e seppe proporlo nei fratelli e nelle sorelle ammalati. Uniformarsi alla Croce di Cristo significa saper vedere il Crocifisso nei «crocifissi ammalati» che ogni giorno costellano la nostra vita, riconoscendo in essi la presenza rigenerante dell’amore di Dio.

Don Gaetano Ferraioli, direttore Pia Unione Ammalati Cristo Salvezza

Questa rubrica, curata da don Gaetano Ferraioli, intende approfondire la vita e l’opera del Servo di Dio Alfonso Russo (1943–2013), fondatore della Pia Unione Ammalati Cristo Salvezza

Iscriviti alla nostra newsletter per restare sempre aggiornato.

Total
0
Shares
Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Related Posts