“Sorella sofferenza”, domani ad Angri la Messa dedicata alle donne

Ogni 11 del mese la Messa con gli ammalati alla cappella Luigi e Zelia Martin presso la Cittadella della Carità di Angri
La locandina

È inizio settembre quando don Silvio Longobardi custode della Fraternità di Emmaus chiede che si faccia una messa mensile per i sofferenti presso la cappella della Cittadella della Carità di Angri.

«Facciamo tanto per tanti, tante cose che pure servono ma non preghiamo ancora in modo intenso per i sofferenti e per chi è vicino a loro, familiari ed operatori sanitari, vorrei che fosse l’11 di ogni mese il giorno della prima apparizione a Lourdes, ma anche sotto la protezione della nostra patrona Santa Teresa di Lisieux».

 Affidata ad una coppia di sposi, lui infermiere, ed a don Domenico D’Ambrosi, il primo appuntamento è coinciso con il convegno diocesano tenutosi la mattina sulla “Salvifici doloris” lettera apostolica di san Giovanni Paolo II redatta giusto 40 anni prima.

C’è un altro ed intenso protagonista nell’idea di questo momento molto sentito e che richiama ogni mese tante persone oltre ad un gruppetto di fedelissimi che si sentono ormai parte di una comunità di preghiera. Si tratta di don Enrico Smaldone visto che la Cittadella della Carità porta il suo nome e la cappella luminosa e colorata dei santi genitori di Santa Teresina è posta sotto la sua stanza da letto, il luogo dove esalò l’ultimo respiro e dove sono poste i suoi abiti sacerdotali.

Una Messa ricca di santi e santità e dove i protagonisti sono chi soffre in anima e corpo, si celebra non per, ma con i sofferenti, con gli operatori sanitari, infermieri, medici, ma anche gli associati dell’Avo, altre associazioni di volontariato, le suore e chiunque riconosce che soprattutto in questo periodo non è più tempo di maschere ma di verità e la verità è che il dolore, anche se legato a depressioni o qualsivoglia malattia fa parte della vita anzi anche questo periodo è vita.

“Sorella sofferenza”: domani la testimonianza del chirurgo senologo Luigi Cremone.

Nel mese di marzo omaggeremo le donne. A tal proposito abbiamo invitato le suore, ma soprattutto la voce autorevole del chirurgo senologo Luigi Cremone che da sempre “serve” la causa della donna.

Ogni anno il noto chirurgo dedica nel mese di maggio una Santa Messa (prima a Cava de’ Tirreni e da qualche anno al Santuario di Pompei) per le sue pazienti. Tante “madonne” sotto la croce come la mamma sempre ammalata, che racconta che i medici la guardavano con saccenza e pure prendevano un lauto compenso. «Mia mamma – racconta – era talmente fedele alla Madonna e ne parlava così estasiata che, quando morì elaborai con più facilità il lutto pensando che finalmente l’avrebbe incontrata da vicino in un luogo senza più dolore. Quando sarò grande sarò medico dissi a Mamma ed a Maria e lo farò come una vocazione. Così è stato. Quando vedo una persona anziana è come se visitassi mia mamma ed infatti non prendo soldi».

Cattolico non a parole il dott. Luigi è particolarmente devoto alla Madonna di Fatima. Non neghiamo la nostra emozione per accogliere un nuovo san Giuseppe Moscati e certamente saranno con noi le tante persone che in questi mesi hanno pregato con noi incoraggiandoci ad andare avanti.

Dal Cielo si inizia a pregare per l’11 di ogni mese nella semplicità, la stessa che usò la “Signora vestita di bianco” alla piccola di casa Soubirous.

Quando “l’Immacolata Concezione” capì che il francese e nemmeno lo spagnolo era parlato e capito si espresse nel dialetto di Lourdes. Bernadette capì bene e con il sorriso affrontò tutto e tutti perché come anche per Santa Teresina la sofferenza non è tolta ma anzi aggiunta ma affrontata con il sorriso perché sorella morte arriva per tutti, ma meglio sentirla amica, tanto non finisce qui.

A tutti giunga il nostro invito a far girare nelle case della vostra parrocchia l’invito per le tante donne che vivono un momento di difficoltà. Vi aspettiamo per una serata che siamo certi, come è avvenuto nei mesi precedenti, entrerà nel cuore, domani alle ore 18.30 ad Angri presso la cappella della Cittadella della Carità.

Nel corso della Santa Messa ricordiamo tutti gli ammalati che le persone convenute desiderano pregare e che sull’altare rimane un foglio con i loro nomi ed ogni mese una famiglia ricorda un proprio caro defunto regalando a fine celebrazione i pani della condivisione, perché anche il dolore va condiviso e non chiuso nelle stanze isolate del pianto. Il nostro desiderio è quello di entrare nelle solitudini per sentirci meno soli, con la certezza che Dio c’è e si fa prossimo quando tutto il resto si allontana.

Aniello Lettieri

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