«Il Mantegna di Pompei» da domani in mostra ai Musei Vaticani

L’opera era custodita a Pompei, ma non era attribuita al grande maestro rinascimentale Andrea Mantegna. Nel 2022 qualcosa cambia. Gli esperti cominciano a indagare e l’arcivescovo chiede un confronto ai Museo Vaticani
La Deposizione di Cristo di Andrea Mantegna – foto per gentile concessione del Pontificio Santuario di Pompei

«Il Mantegna di Pompei» è il titolo con cui è stato ribattezzato il dipinto della Deposizione di Cristo ritrovato nel santuario della Beata Vergine del Santo Rosario.

L’opera era custodita a Pompei, ma non era attribuita al grande maestro rinascimentale Andrea Mantegna. Nel 2022 qualcosa cambia. Gli esperti cominciano a indagare e l’arcivescovo chiede un confronto ai Museo Vaticani.

«Chiamati da monsignor Tommaso Caputo a visionare l’opera nel marzo del 2022 – spiega Barbara Jatta, direttrice dei Musei Vaticani e dei Beni culturali della Santa Sede – abbiamo immediatamente compreso che sotto gli strati di ridipinture si celava una materia pittorica straordinaria. Il restauro ha rivelato dettagli iconografici e tecnici che confermano l’autografia di Mantegna, restituendo alla storia dell’arte un capolavoro che si pensava perduto».

L’opera, già documentata nel XVI secolo nella basilica napoletana di San Domenico Maggiore, era scomparsa dalle fonti storiche, sollevando dubbi finanche sulla sua effettiva esistenza oltre che sulla possibile attribuzione.

Il percorso di ricerca

La scoperta è stata possibile solo grazie alla collaborazione tra i Musei Vaticani, il Santuario e il mondo accademico. Un dialogo tra fede, arte e cultura.

È stata importante anche la ricerca condotta da Stefano De Mieri, dell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli, che ha avuto l’intuizione dell’originalità della tela, la cui immagine era disponibile on line. «In precedenza – si legge in una nota della Chiesa pompeiana – il Santuario l’aveva inserita sul sito della Conferenza Episcopale Italiana che cataloga tutti i beni culturali ecclesiastici delle varie diocesi. Quella fotografia gli ha permesso di ricostruire la storia dell’opera, ricollocandola pienamente all’interno della tradizione mantegnesca».

Da questa intuizione ha preso il via la “macchina” dei Musei Vaticani con indagini diagnostiche, ricerche e il restauro del dipinto.

Categorica è stata l’affermazione di Fabrizio Biferali, curatore delle Arti del Rinascimento dei Musei Vaticani: «Le analisi tecniche e documentarie hanno chiarito che l’opera non è una copia, ma un dipinto originale di Mantegna. La sua iconografia si ricollega a modelli rinascimentali e al classicismo tipico dell’artista, con richiami all’antichità che ne fanno un unicum nella produzione mantegnesca».

Il restauro

Il lungo e meticoloso restauro, eseguito nei Laboratori dei Musei Vaticani sotto la direzione del Laboratorio di Restauro Dipinti e Materiali Lignei guidato da Francesca Persegati, ha visto impegnati i Maestri Restauratori Lorenza D’Alessandro e Giorgio Capriotti e ha rivelato importanti dettagli iconografici e tecnici.

«Le indagini diagnostiche preliminari, coordinate dal Gabinetto di Ricerche Scientifiche dei Musei Vaticani diretto da Fabio Morresi, hanno confermato senza ombra di dubbio l’autografia di Andrea Mantegna», si legge nella nota.

Nel progetto, un lavoro di collaborazione tra diverse istituzioni, sono stati coinvolti anche il Parco Archeologico di Pompei, e in modo particolare il direttore Gabriel Zuchtriegel, e Luigi Gallo, direttore della Galleria Nazionale delle Marche a Urbino e della Direzione Regionale Musei delle Marche.

Sempre un quadro nella storia di Pompei

Pompei. La visita di papa Francesco del 21 marzo 2015
Mons. Tommaso Caputo con papa Francesco durante la visita del 21 marzo 2015 – foto di Salvatore Alfano

«C’è un nuovo titolo di cui tener conto quando, d’ora in poi, centocinquant’anni dopo l’arrivo del quadro originario, si parlerà della Nuova Pompei di Bartolo Longo – commenta l’Arcivescovo della Città mariana – un titolo semplice e suggestivo: “Il Mantegna di Pompei. Un capolavoro ritrovato”. È ancora intorno a un quadro che Pompei scrive un nuovo capitolo della sua storia. Come per ogni ritrovamento non potevano mancare, alla fonte e nelle fasi successive, i percorsi legati al caso e anche alla fortuna. Ma se dietro ai grandi eventi – e il Mantegna ritrovato di Pompei è anche qualcosa in più – c’è sempre una regia nascosta, qui è agevole vedere in quale modo sia stata illuminata».

Monsignor Caputo mette in rilievo anche l’aspetto religioso del ritrovamento: «Nel dipinto di Mantegna, accanto alle figure dolenti, appare un prezioso rosario, con grani di corallo e ciondolo in cristallo di rocca, avvolto nella mano destra della Maddalena. Tutto lascia pensare che il quadro di Mantegna “appartenesse” a Pompei ancor prima della sua scoperta. Nel momento in cui lo accogliamo, in coincidenza con l’Anno giubilare, il Mantegna ritrovato non può che indicare una nuova tappa nel cammino della città e della Chiesa di Pompei».

Esposizione da domani ai Musei Vaticani

“Il Mantegna di Pompei. Un capolavoro ritrovato” sarà in esposizione da domani nei Musei Vaticani. La mostra è allestita nella Sala XVII della Pinacoteca Vaticana ed è inclusa nel biglietto di ingresso ai Musei Vaticani, osservandone gli orari di apertura (8-20 tutti i giorni esclusa la domenica).

L’esposizione è accompagnata da un catalogo scientifico con contributi dei principali studiosi coinvolti nel progetto e da un video sul complesso e delicato intervento di restauro. Dopo il periodo vaticano, l’opera ritornerà a Pompei per essere esposta nel Museo diocesano.

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