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Cattolici in politica e chiese vuote (o anche no)
La basilica di San Vitale al Quirinale

Convegni, dibattiti, articoli di giornale, saggi. È sempre più vivace il dibattito sui cattolici impegnati attivamente in politica che, allo stato attuale, “viaggiano” in ordine sparso. In un’intervista televisiva, un noto giornalista ha ironizzato: «Sono divisi, le chiese sono vuote e i cattolici compaiono in politica». Nulla da eccepire sulla divisione, ma è il secondo passaggio che non va proprio giù.

Le chiese sono vuote? Sempre più vuote? A furia di ripeterlo e di ripetercelo non finiremo per crederci anche noi? Le chiese sempre più vuote: è diventata una frase fatta.

La verità è sempre complessa. In un articolo di Andrea Galli, pubblicato su Avvenire dell’8 febbraio (il quotidiano dei Vescovi è tra i pochissimi con un costante aumento dei lettori, una specie di miracolo coi tempi che corrono, nda), leggiamo invece che, per esempio, nel Regno Unito e soprattutto negli Stati Uniti i dati sulla partecipazione alla Messa domenicale sono incoraggianti e superiori alle attese.

Andando nel merito: «Il Center for Applied Research in the Apostolate della Georgetown University (Cara) ha rilanciato nei giorni scorsi numeri forniti dalla diocesi di Arlington, in Virginia, che mostrano un sostanziale ritorno della frequenza alla Messa ai livelli pre-pandemia».

Un’affermazione con cifre alla mano: «Prima della pandemia, nel 2019, la partecipazione settimanale alla Messa era in media del 24,4%. Dall’inizio dei lockdown per la pandemia a marzo 2020 alla fine dichiarata della pandemia a maggio 2023, la partecipazione alla Messa era in media del 15%. Da allora, fino alla prima settimana del 2025, è stata in media del 24%». Dati incoraggianti arrivano anche dal Regno Unito: «Se nel 2022 – scrive il settimanale The Tablet – i fedeli che partecipavano regolarmente alla Messa domenicale erano 503.308, nel 2023 sono stati 554.913. Numeri ancora lontani dai livelli pre-Covid ma che fanno registrare per la prima volta un segno positivo».

Ancora Avvenire, in un articolo di Giovanni Veggiotti, sempre l’8 febbraio, racconta che, mentre il centro di Roma si spopola a causa del costo elevato per l’acquisto o l’affitto di un immobile, la basilica di San Vitale al Quirinale è diventata «un’oasi per i lavoratori» con la «Messa in pausa pranzo», la musica sacra, i cenacoli post-ufficio.

I dati che vengono dagli Stati Uniti indicano una ripresa della partecipazione alla Messa e, d’altra parte, almeno la domenica, i nostri lettori trovano chiese piene di fedeli anche nel territorio diocesano di Nocera Inferiore-Sarno.

Non facciamo salti di gioia, ma dire che le chiese siano vuote è falso. Diciamola così: potrebbero essere più piene.

L’esperienza di San Vitale fa riflettere sulla necessità di trovare soluzioni per venire incontro ai tempi che scandiscono le giornate dei fedeli. Anche perché il bisogno di spiritualità, e il desiderio-nostalgia di Dio, è vivo. Altroché se è vivo.

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