La vita, con la sua bellezza e le sue difficoltà, ci pone davanti una domanda cruciale: che senso ha il nostro peregrinare in questo mondo quando tutto è destinato a finire? Senza la speranza nell’eternità, il peso della realtà può schiacciarci o renderci cinici, spingendoci verso la rassegnazione. San Paolo propone di fissare lo sguardo sulle cose invisibili, che sono eterne.
Ci lasciamo aiutare dall’episodio biblico narrato nella prima lettura di questa domenica:
Mosè vide che il roveto ardeva per il fuoco, ma quel roveto non si consumava. La nostra vita è un po’ come questo roveto, un roveto ardente sappiamo che è un po’ di legna che brucia e fin qui tutto spiegabile e comprensibile; ma questo roveto in particolare brucia ma non si consuma. Come comprendere questo? Il mistero della vita. Anche la vita di Chiara è stata per noi un po’ così: una parte comprensibile, normale per noi, un’altra non fino in fondo spiegabile e avvolta da un mistero, che per noi credenti è il mistero pasquale.
Tutto ciò che sembra dissolversi ha in realtà un destino più grande: Dio ci ha creati per la risurrezione, e questo non è un sogno utopico, ma la logica naturale di un’esistenza chiamata alla pienezza.
Nel mistero della croce e della risurrezione di Cristo, Dio ha portato a compimento il suo disegno di amore. L’apparente sconfitta del Crocifisso è in realtà la rivelazione di un Padre che non rinuncia ai suoi figli. Questo significa che la nostra vita non è lasciata al caso, ma è parte di un progetto di adozione e redenzione che ci rende figli amati e destinati all’eternità. Tutto ciò che viviamo — gioie, dolori, conquiste e fallimenti — è parte di una trasformazione continua, simile a quella di un seme che, morendo, genera nuova vita. Così anche noi, pur attraversando il limite della morte, siamo destinati a una vita nuova e gloriosa. Il seme della vita donata di Chiara porterà i suoi frutti nei cuori di quanti l’abbiamo conosciuta, amata e apprezzata per la sua bontà e la sua semplicità.
Questa trasformazione non è solo futura, ma inizia già ora. Nell’Eucaristia, infatti, avviene uno scambio misterioso: offriamo a Dio la nostra vita e riceviamo in cambio Cristo stesso, che ci trasforma nel suo amore. In ogni Messa che celebriamo tutto ciò che siamo viene assunto nella vita di Cristo, che lo porta con sé davanti al Padre. Non è un rito simbolico, ma un processo reale di trasformazione della nostra persona, che ci rende partecipi della vita eterna già nel presente.
Nell’Eucarestia possiamo restare uniti a Chiara e Chiara resta unita a noi.
«Togliti i sandali dai piedi, perché il luogo sul quale tu stai è suolo santo!» A Mosè viene chiesto di avvicinarsi al roveto togliendo le scarpe, dovremmo accostarci così accanto ad ogni vita, accanto alla vita di Chiara; se continuiamo a voler trovare risposte alle lecite domande che tutti portiamo nella mente e nel cuore non troveremo mai una risposta che possa appagare la nostra sete di comprensione. Allora come Mosè accostiamoci a piedi scalzi consapevoli che un progetto più grande e molto spesso non comprensibile è sulla vita di ciascuno di noi.
Cristo non ha eliminato la morte, ma l’ha attraversata per mostrarci che può essere abitata e trasfigurata. La difficoltà del distacco riguarda tutti: ci spaventa lasciare ciò che ci è caro, anche se la vita stessa ci costringe a farlo. Gesù invita ad anticipare questo passaggio, rendendo l’eternità una realtà già presente.
L’eternità non è un’illusione lontana, ma una realtà che si attua nella nostra vita quando impariamo a offrire con fiducia anche il poco che abbiamo. Agli occhi di Dio, ogni nostro gesto d’amore ha un valore infinito: tutto può diventare eterno.
“Conosco le sue sofferenze. Sono sceso per liberarlo dal potere dell’Egitto e per farlo salire da questa terra verso una terra bella e spaziosa, verso una terra dove scorrono latte e miele”. Con queste parole Dio si rivolge a Mosè e con queste parole sta dicendo anche a noi che soffriamo per la perdita della nostra sorella Chiara che lui non è lontano da noi; ci saremo senz’altro chiesti dov’è Dio? E’ accanto a noi, conosce le nostre sofferenze, compatisce, patisce con noi.
La liberazione di cui si parla è già possibile viverla qui, ora, non è un premio alla fine dei nostri giorni terreni vivendo da figli e fratelli. Vivere come figli di Dio e fratelli tra noi è una scelta da rinnovare ogni giorno, nella certezza che l’amore fino alla fine non solo è possibile, ma è già stato testimoniato da tante generazioni di uomini e donne. Questo canto d’amore possiamo intonarlo anche noi, con la nostra vita. E tutto questo Chiara l’aveva intuito, con quella sua fede salda e robusta, che a tratti mi spaventava perché pensavo Chiara ci crede più di un prete!
La fede, la speranza e la carità nel servizio per questa comunità Chiara l’ha vissuta a pieno e per noi resta un esempio di come si può vivere ancora oggi da discepoli di Gesù. La santità della porta accanto, di cui parla papa Francesco, consiste proprio nel vivere e fare bene le cose che il Signore ci chiama a vivere e a fare. Chiara ha solo cercato di essere una goccia di acqua pulita dove potesse riflettersi il volto di Dio, come ci ricorda la frase che abbiamo scelto per la prece che riceveremo stasera.
Chiara vivrà sempre nei nostri cuori, che sono stati toccati dal suo.
E mi permetto di dire stasera a Giulio, Monica, Dina, Rosapina (e poi lo racconteremo anche a Luca): siate orgogliosi e rendete grazie a Dio di aver avuto una moglie, una sorella, una figlia come lo è stata Chiara.
Parti, anima cristiana, da questo mondo,
nel nome di Dio Padre onnipotente che ti ha creato,
nel nome di Gesù Cristo, Figlio del Dio vivo,
che è morto per te sulla croce,
nel nome dello Spirito Santo, che ti è stato dato in dono;
la tua dimora sia oggi nella pace della santa Gerusalemme,
con la Vergine Maria, Madre di Dio,
con san Giuseppe,
con tutti gli angeli e i santi.
Ti raccomando, sorella carissima, a Dio onnipotente:
ti affido a lui come a sua creatura,
perché tu possa tornare al tuo creatore,
che ti ha formato dalla polvere della terra.
hai lasciato questa vita,
ti venga incontro la Vergine Maria
con gli angeli e i santi.
Venga a liberarti Cristo Signore,
che per te ha dato la sua vita;
venga a liberarti Cristo Signore,
che per te è morto sulla croce;
ti accolga in paradiso Cristo Signore,
Figlio del Dio vivo.
Egli, divino Pastore,
ti riconosca tra le pecorelle del suo gregge,
ti assolva tutti i tuoi peccati
e ti riceva tra gli eletti nel suo regno.
Mite e festoso ti appaia il volto di Cristo
e possa tu contemplarlo
per tutti i secoli in eterno.
Amen.
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