Antonella Salvati, un anno di Azione Cattolica

Antonella Salvati, segretaria diocesana, racconta i primi 365 giorni del nuovo consiglio diocesano
Antonella Salvati in una foto di famiglia

Primo giro di boa per il consiglio diocesano di Azione Cattolica presieduto da Agostino Orefice, insediatosi a marzo 2024. Antonella Salvati ci racconta i primi 365 giorni di servizio nelle vesti di segretaria diocesana. È al secondo mandato, aveva affiancato pure la presidente Anna Aprea.

Antonella ha vissuto tutte le fasi associative: prima tessera nel 2020, bambina che partecipava agli incontri; animatrice e poi educatrice 6-8 e 12-14; educatrice giovani; centro diocesano. Nel frattempo, ha vissuto un triennio al centro nazionale collaborando alla stesura delle guide ACR. Un’esperienza che porta nel cuore: «Un respiro globale, con amici provenienti da tutta Italia. Mi ha fatto maturare un’altra consapevolezza e visione dell’Azione Cattolica».

Antonella, che primo anno è stato?

«Diverso dai passati. Iniziare con una bimba di 16 mesi, Anna, e un altro bimbo appena nato non è semplice. Fortunatamente ho avuto il sostegno di mio marito (Pasquale Pepe, ndr), che mi ha incoraggiata ad accettare. Se il martedì posso scappare al centro diocesano è grazie alla mia famiglia. È stato un primo anno particolare perché siamo un consiglio quasi totalmente nuovo, con pochi veterani. È stato bello muovere nuovi passi insieme».

Su quale punto è stato necessario agire maggiormente?

«A livello diocesano c’era e c’è la necessità di conoscersi e camminare insieme, senza correre, consapevoli che siamo lo specchio delle realtà parrocchiali. Nel frattempo, abbiamo avviato il tour dei consigli parrocchiali, per capire come stanno vivendo questo nuovo triennio, le loro esigenze e le aspettative».

Qual è lo stile?

«Chi aderisce all’Azione Cattolica deve saper abitare il proprio tempo. A volte non diamo peso a questa cosa. Cercare di guardare con occhi di speranza, con bellezza e con fede tutto ciò che ci circonda – e non sempre sono solo cose belle – deve stimolarci a leggere l’impronta del Signore nel quotidiano».

Tre punti su cui concentrarsi?

«Abbiamo tre verbi: fidarsi, condividere e generare. C’è il documento assembleare e ci sono gli orientamenti nazionali e diocesani. Si tratta di ottimi punti di partenza. Il nostro sguardo dovrà essere sulla nostra realtà».

Dove sta andando l’AC diocesana?

«Credo stia rifiorendo, abbracciando le sfide quotidiane che ci si presentano davanti. Stiamo cercando di fare un lavoro di insieme, andando tutti verso la stessa direzione».

I numeri non sono quelli di un tempo. Cosa fare per guardare al di là delle tessere?

«Non sono quelli di un tempo, ma stiamo migliorando. Siamo abituati a non dare peso ai numeri, a noi interessano le persone con le loro gioie e le loro sofferenze. Se riuscissimo a trasmettere l’attenzione e la cura che bisogna avere per ogni socio questo sarà un grande risultato. Papa Francesco ci dice che Gesù è la gioia e quindi o lo annunciamo con gioia o non rispondiamo al mandato affidatoci. Questo segreto può aiutarci a far ritornare l’amore verso l’associazione».

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