L’editoriale del numero di dicembre di Insieme, in distribuzione dal primo dicembre in tutte le parrocchie e nelle edicole convenzionate.
Abbiamo bisogno di statue o testimoni in carne ed ossa? Abbiamo bisogno di farneticazioni o di concretezza?
Capita a volte di leggere o ascoltare storie che lasciano senza parole. Non solo per la loro efficacia e i loro contenuti, in alcuni casi per la loro inconsistenza.
Lasciamo il marmo scolpito alla maestria dei grandi artisti, ammiriamolo nelle opere che già abbelliscono le nostre chiese e le nostre città. Impariamo a tutelarlo, a preservarlo, prima che vada in malora. Non sostituiamo il bello che c’è, con il posticcio che potrebbe esserci. Certo, la creatività non va ostacolata; gli artisti vanno sostenuti e sollecitati a continuare a fermare la bellezza nelle loro opere. Tuttavia, attenzione a non far leva su velleità personali. Non si corra il rischio di polarizzare un’idea sull’onda delle emozioni. Il problema sarà giustificare i motivi del fallimento, senza scaricare su altri le responsabilità.
Ritorniamo all’essenziale, almeno tentiamo. Nelle nostre case è tempo di preparativi. Accanto all’albero e alle luci, c’è il presepe. Una grotta che rischia di scomparire dai luoghi pubblici, ma che è ancora presente – fortunatamente – in tante case e nei cuori di chi si appresta ad accogliere il Veniente.
In questi giorni si tirano fuori la capanna e le statuine per allestire la scena della natività. Si tratta di personaggi familiari, consacrati nella storia e nella cultura. C’è Giuseppe, silenzioso dinanzi al Mistero; Maria, avvolta con il Bambino dalla luce divina; i pastori, umili e ultimi, che per primi scoprono e adorano il Verbo incarnato; i magi che in Lui riconoscono il Re venuto a salvare il mondo. La tradizione popolare ha poi aggiunto altre figure: artigiani, popolane, massaie e scene di quotidianità. Faccine a cui ci lega un ricordo, un momento della nostra vita, in cui ci si rivede.
Proviamo, allora, a ritrovare la “grande luce” (Mt 4,16) nascosta nella pace notturna di Betlemme, portiamola nel nostro quotidiano, viviamola senza sensazionalismi, rintracciamola in chi ci sta accanto.
Abbiamo bisogno di statue o testimoni in carne ed ossa? Abbiamo bisogno di farneticazioni o di concretezza?
Credo di testimoni, non eroi. Ognuno può trasmettere la “grande luce” nella vita di ogni giorno, concretamente. Io, per esempio, l’ho intravista nella foto di alcuni genitori di bimbi prematuri che, lo scorso 17 novembre – Giornata mondiale della prematurità –, si sono fermati a pregare intorno a una culletta con il Bambino Gesù nella corsia della Terapia intensiva neonatale dell’Umberto I di Nocera Inferiore. Negli occhi di mia figlia ogni volta che mi dice ti voglio bene. In quel nonnino che con dedizione si prende cura della moglie mala-
ta. Nei due fidanzati che progettano il futuro, immaginando una vita insieme. Nei bambini che ogni giorno vengono al mondo ricordandoci la forza e la bellezza della vita.
Buon Natale da tutti noi. Troviamo la luce e doniamola!