Un’attenzione «speciale per i piccoli, che non sono solo i bambini» è quella che chiede il Vescovo della diocesi di Nocera Inferiore-Sarno per la Settimana Santa e la Pasqua 2021.
«La guerra del Covid19, che stiamo combattendo da un anno – ha scritto mons. Giuseppe Giudice nella Nota Il desiderio di Gesù: mangiare la Pasqua con noi – lascia ferite profonde specialmente nei bambini, ragazzi, adolescenti e nei giovani. Sono ferite invisibili, come il virus, e quindi più difficili da vedere e da curare». Ma non vanno sottovalutate «se non vogliamo compromettere l’equilibrato sviluppo dei nostri piccoli».
Guide illuminate
Il Pastore pone l’attenzione sulle guide. Infatti, «se non saggiamente accompagnati», in loro potrebbe «crescere la paura del contatto con gli altri; la fobia delle relazioni; il timore di vedere nemici dappertutto; il rifiuto della socialità rifugiandosi sempre di più nelle stanze virtuali».
Si faccia «circolare l’aria» altrimenti «ci si potrebbe convincere che l’altro è l’inferno, il male, facendo crescere a dismisura l’io, quasi come in una camera a gas, dove si può morire per inedia o asfissia».
Il presule precisa che non si tratta di «pessimismo», ma analisi dettate «da sano realismo e non lontane dalle nostre realtà».
I social
Inutile e dannoso, poi, il rifugiarsi nei social che rischiano di essere abitati «non come ambienti sani, ma luoghi per evadere, per coniugare sempre di più il solipsismo e la solitudine, inoltrandosi su sentieri interrotti, e specchiandosi in se stessi, come Narciso, fino a morirne».
E non c’è mai fine al peggio, con i social che fanno da base per organizzare «bande di violenza per devastare le città e, in fondo, noi stessi». «In questo modo – continua il Vescovo –, invece di curare le ferite, causate o evidenziate dal virus, esse diventano sempre più profonde, purulente, alimentando uno scoramento che, in tutte le età, è porta verso la depressione».
Reagire
Una strada c’è per reagire e annunciare la Pasqua in questo contesto, evitando che la Croce da porta diventi sbarramento. Mons. Giudice si pone una serie di domande a partire da quale attenzione mettere in pratica per i bambini, i fanciulli, i ragazzi, gli adolescenti, i giovani «per non lasciarli soli e alla deriva di se stessi».
Certamente non ci sono ricette preconfezionate. Tuttavia, «possiamo pensare a piccoli gesti per i piccoli; a pronunciare parole sensate; a proporre immagini gioiose per evitare che essi, specialmente i ragazzi, si inoltrino in pensieri e azioni di violenza, verso se stessi e verso gli altri».
«Possiamo creare, e dobbiamo farlo, un clima sereno adatto alla crescita di ognuno. Ricordiamo che il tempo libero, se non ben riempito, diventa tempo vuoto e l’ozio è ancora il padre di tutti i vizi», prosegue la Nota.
Le famiglie
Ai genitori il Pastore della Chiesa noceerino sarnese indica Maria e Giuseppe: «Possiamo essere madri e padri presenti, ma nell’ombra, attenti e propositivi, non distratti, intelligenti, gioiosi, speranzosi e fiduciosi, capaci di fare da sfondo colorato alla loro crescita e alle loro scelte. Capaci di sapere abitare con fede anche il tempo della Croce, che non manca mai nei percorsi della vita».
La guida della diocesi dà alcuni consigli pratici: mangiare con i figli dando «alla mensa lo spessore del dialogo e della comunione, e il sapore del pane fatto in casa. Dare spazio e tempo all’ascolto e alla parola e mettendo da parte – specialmente a tavola! – gli altri strumenti di comunicazione».
Porre l’attenzione sui piccoli: «Non mettersi a tavola se il più piccolo è assente. È importante saperlo attendere». E poi «avere il coraggio di raccontare della Pasqua, della vita di Gesù, dei gesti eloquenti della Settimana Santa; parlare delle conquiste, delle sconfitte, delle certezze e dei dubbi della vita familiare ed ecclesiale. E parlare sempre con fiducia, senza mai imporre, ma sempre proponendo e additando mete più alte e panorami stupendi, lasciando aperta la porta al nuovo che nasce».
Non manchi il ricordo, «senza falso pudore», «di chi ci ha preceduto, di chi si è incamminato e ci aspetta oltre la siepe, e insegnare che la vita è un pellegrinaggio verso il Cielo, ma che già odora di Paradiso». Priorità inoltre alle relazioni: «Sono da riscoprire non i grandi incontri, grandi assembramenti, ma il rapporto personale, autentica scuola di incontro e maturazione per ognuno».
«Non manchi a Pasqua, e a cominciare dalla Pasqua, questa rinnovata attenzione ai nostri ragazzi, ai piccoli, che stanno soffrendo e ci guardano e non dimentichiamo che essi sono la primavera del mondo e della Chiesa», aggiunge mons. Giuseppe Giudice.
Guardare al futuro
E da qui guardare al futuro pensando di recuperare il tempo della scuola e del catechismo «integrando e stimolando momenti di semplice ma autentica formazione. È in gioco il futuro sereno del mondo, e di noi stessi».
Su tutto occorre avere nervi saldi: «Non deleghiamo, non accusiamo, non imprechiamo, non cerchiamo capri espiatori, ma agiamo, perché siamo chiamati ad essere educatori a trecentosessanta gradi, ognuno secondo il proprio ruolo e competenza, utilizzando anche un linguaggio, mai banale e terroristico, ma capace di comunicare con le nuove generazioni intercettando i loro bisogni e i loro sogni».
«Come Gesù, accogliamo i piccoli, imponiamo le mani su di loro e preghiamo. Non impediamo loro di andare da Gesù, e non imitiamo la pastorale dei discepoli che rimproverano e allontanano dal Maestro. Oggi, già molti assolvono con lucidità questo compito. A noi, impastati nelle cose di Dio, è chiesto di accogliere e benedire. Doniamo ai nostri piccoli un uovo di pasqua; come sorpresa vi trovino tanta passione, competenza, capacità di dialogo, il senso del limite e della fragilità, il filo indistruttibile della speranza da condividere con i più sfortunati per non smarrirsi e giungere, cantando l’alleluia, alla gioia pasquale», si conclude la Nota del Vescovo.
Nelle scorse settimane il Vescovo aveva anche scritto una precedente Nota sul tema della riconciliazione e dell’assisitenza ai malati.
Sa. D’An.