L’ordinanza del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, che autorizza una donna a continuare una procedura di procreazione medicalmente assistita nonostante nel frattempo il suo matrimonio sia finito e l’ex marito sia contrario, ha diviso l’opinione pubblica. C’è chi si è schierato dalla parte della mamma, chi da quella del papà. Ma al bambino chi ci pensa?
Va letta e approfondita, carte alla mano, l’ordinanza del 27 gennaio 2021 e pubblicata un mese dopo dal tribunale di Santa Maria Capua Vetere. Il giudice ha deciso per l’impianto nell’utero di una donna, che nel frattempo si è separata dal marito che aveva fornito il seme per la fecondazione degli ovuli, di alcuni embrioni crioconservati. È un pronunciamento sul ricorso presentato dall’uomo nei confronti di una precedente ordinanza dell’ottobre 2020 che riconosceva il diritto della ex a proseguire con la procreazione medicalmente assistita.
Padre senza volerlo
Se da un lato c’è chi ha rivendicato questo pronunciamento come l’affermazione del diritto della donna a diventare madre, dall’altro c’è chi si è immedesimato nel ruolo dell’ex marito che si ritroverà – nel caso la gravidanza vada a buon fine – ad essere padre senza volerlo.
Del figlio, attualmente allo stato embrionale, sembra non interessi a nessuno. Ha provato a farlo il giudice Sammaritano, che ha rigettato il ricorso dell’uomo prendendo come riferimento alcuni passaggi della Legge 40 del 2004.
Il commento dell’esperta
In particolare, l’articolo 6 che, si legge nell’ordinanza, «espressamente sancisce l’irrevocabilità del consenso successivamente alla fecondazione». Si fa anche riferimento all’articolo 8, su questo interviene l’avvocato Nicole Monaco: «Tale irrevocabilità si spiega perché dal momento della fecondazione dell’ovulo si generano il diritto di esser madre, il diritto di esser padre e lo status di figlio. Quindi, la volontà a procedere con la procreazione medica assistita – continua l’esperta di Diritto di famiglia – può essere revocata solo fino al momento della fecondazione».
La normativa, ribadisce l’ordinanza del 27 gennaio riprendendo dalla Legge, tutela espressamente «l’embrione al quale è riconoscibile un grado di soggettività correlato alla genesi della vita non certamente riducibile a mero materiale biologico».
Il parere di Scienza & Vita
Il presidente di Scienza & Vita Alberto Gambino esamina: «Non è corretto chiedersi se prevalga il diritto della donna di accogliere l’embrione contro il parere del coniuge, ma di verificare quale sia il miglior interesse del figlio, che certamente quando è in uno stadio embrionale non può che aspirare a proseguire il suo sviluppo biologico fino a realizzare, con la nascita, la piena partecipazione alla società umana».
Questioni delicatissime su cui ormai la magistratura interviene sempre più spesso.