Viviamo il mese dedicato alla Vergine Maria intensificando la preghiera, la lettura e la meditazione, riprendendo con fiducia tra le mani la corona del Rosario.
«Ritorna il mese in cui, nei templi e fra le pareti domestiche, più fervido e più affettuoso dal cuore dei cristiani sale a Maria l’omaggio della loro preghiera e della loro venerazione». È così che san Paolo VI, nell’enciclica Mense Maio del 29 aprile 1965, indicava il mese di maggio, tempo che la pietà popolare, recepita e incoraggiata anche dal Magistero, tradizionalmente dedica alla Madonna, la cui devozione non può e non deve limitarsi a un puro sentimento o a mere emozioni; deve condurre a Cristo. Scrive ancora, a tal proposito, Paolo VI: «Maria è pur sempre strada che conduce a Cristo. Ogni incontro con lei non può non risolversi in un incontro con Cristo stesso».
San Giovanni Paolo II e Maria
Anche san Giovanni Paolo II, nel libro autobiografico Dono e mistero, racconta: «Ci fu un momento in cui misi in qualche modo in discussione il mio culto per Maria ritenendo che esso, dilatandosi eccessivamente, finisse per compromettere la supremazia del culto dovuto a Cristo. Mi venne allora in aiuto il libro di S. Luigi Maria Grignon de Montfort che porta il titolo di Trattato della vera devozione alla Santa Vergine». Da quí il Santo Padre si rese conto che Maria conduce a Cristo.
Come vivere il mese di maggio
Tanto basta per trarre qualche indicazione utile a vivere con frutto questi trentun giorni che si innestano nel tempo pasquale e che, quest’anno, termineranno con la Pentecoste. È cosa buona anzitutto impegnarsi nella lettura e meditazione, anche con qualche buon ausilio, del Vangelo del giorno. Lodevole è la partecipazione alla Celebrazione Eucaristica e – se reso possibile – la visita, in forma personale o familiare, ad un santuario mariano, anche diocesano, con la possibilità di accostarsi al Sacramento della Riconciliazione.
La recita del Santo Rosario
A coronamento di tuto ciò, l’invito a non trascurare la recita quotidiana del Rosario, da pregare insieme oppure personalmente. Esso è preghiera – come è riportato nella Rosarium Virginis Mariae – «dal cuore cristologico. Nella sobrietà dei suoi elementi, concentra in se la profondità dell’intero messaggio evangelico, di cui è quasi un compendio. In esso riecheggia la preghiera di Maria, il suo perenne Magnificat per l’opera dell’incarnazione redentrice iniziata nel suo grembo verginale. Con esso il popolo cristiano si mette alla scuola di Maria, per lasciarsi introdurre alla contemplazione della bellezza del volto di Cristo e all’esperienza della profondità del suo amore».
Riprendere con fiducia tra le mani la corona del Rosario, nel contesto della vita quotidiana, per riscoprirne la bellezza alla luce della Scrittura e in armonia con la Liturgia, è scuola efficacissima di carità e di vita cristiana e potrà condurre i più piccoli ad una più immediata conoscenza delle principali verità della fede.
Entrando nel cuore di Maria vi troveremo il volto di Cristo da contemplare, fonte di unità e abisso d’amore costantemente aperto verso ogni fratello ed ogni sorella che incontreremo per il sentiero della vita.
Don Vincenzo Buono