Continua a splendere. È l’incisione riportata su una targa in ricordo di Veronica Stile, morta di Covid-19 a soli 33 anni, a cui è stato intitolato un tratto del “Percorso della salute” a Nocera Inferiore. Ho incontrato i genitori della giovane mamma e avvocato di Nocera Inferiore, scomparsa il 27 novembre del 2020, una mattina di fine ottobre. Maria Rosaria Mauramati e Mariano Stile hanno addosso i segni di un dolore inconsolabile, vissuto con grande dignità e con quella forza sommessa che solo la fede può dare.
È la mamma a ricordare i tratti più belli di Veronica: «Era dinamica, determinata, piena di entusiasmo ma anche molto umile. Sempre sorridente e con la battuta pronta. Non sapevo che avesse tanti amici, l’ho scoperto dopo la sua scomparsa. Non conoscevo i colleghi, non ero mai andata allo studio. Quando si sono presentati al funerale, sembravano sorelle e fratelli». E aggiunge: «Veronica ha lasciato un segno in quanti l’hanno conosciuta, non solo nella nostra famiglia. L’unità è la nostra forza, lo siamo sempre stati, dal giorno in cui è nata fino all’ultimo». Speciale anche il rapporto con suo fratello Gianni, di qualche anno più grande di lei: «Da quando era diventata mamma, il fratello passava ogni pomeriggio a casa sua».
Il papà mi mostra la foto che ha messo come sfondo del cellulare. C’è Veronica sulla neve, insieme al fratello e ai cugini. «Lei era la più piccola – racconta – ma imparò a sciare prima di tutti». Veronica ha sempre bruciato le tappe. «Forse era già scritto», aggiunge.
Ci incontriamo in un periodo difficile, per un misterioso disegno Veronica è nata l’11 novembre del 1987 ed è ritornata al Padre, nello stesso mese, il 27 novembre del 2020. Ci avviciniamo al primo anniversario della scomparsa, un tempo fitto di dolorosi ricordi. Quanto sono stati faticosi questi mesi? È la mamma a rispondere, il papà siede silenzioso. Sul volto un dolore così profondo per il quale non ci sono le parole. «È tutto come il primo giorno in cui è scomparsa. Ogni mattina che ci svegliamo l’incubo è sempre quello. A volte vado avanti pensando che è al lavoro o che sta facendo qualcosa. Poi vado dalla mia nipotina Serenella e tutto diventa ancora più doloroso: in quella casa c’è tutto di lei, ma Veronica non c’è».
La bambina di Veronica e di suo marito Rosario Stanzione ha compiuto 4 anni ad agosto. È vivace come la mamma e poco alla volta sta maturando quello che è successo. «Le abbiamo detto che il cuoricino della mamma si è fermato, che la mamma adesso è da Gesù, con la Madonnina. Proprio ieri mi ha chiesto: ma non può tornare? No, non può tornare più, le ho risposto, ma quando sarà il tempo andremo noi da lei».
Tutta la comunità nocerina è rimasta sconvolta dalla morte di Veronica. Quando ha contratto il Covid-19 i genitori non immaginavano un epilogo così doloroso. «I primi giorni non stava male. All’inizio è stata curata a casa, poi quando la situazione è peggiorata è stata ricoverata. Per 4 giorni ci siamo scritti su WhatsApp». È questo il dramma del Covid, all’inizio sembra una banale influenza, poi mostra il suo volto terribile. Dramma a cui si associa il dolore inaudito di non poter vedere i propri cari. È il papà a raccontarlo: «La lontananza è una cosa terribile, non si può descrivere. È terribile pensare che io non l’abbia potuta abbracciare. Il dramma nel dramma».
Quando si è contagiata Veronica era in attesa del suo secondo figlio. Durante il ricovero all’Ospedale Universitario Federico II aveva scelto anche il nome. Voleva chiamarlo Alfonso Maria, come il vescovo e dottore della Chiesa le cui spoglie riposano a Pagani. Un’infermiera le aveva detto di affidarsi a Lui. Ma Veronica e il suo bambino non ce l’hanno fatta lasciando tutti attoniti e sconvolti. Mentre scrivo, in Italia 132mila persone hanno perso la vita a causa del Covid-19, la curva dei contagi sta risalendo e di Covid si continua a morire. Ma c’è una larga fetta della popolazione che nega la pandemia e alimenta un clima di sfiducia nei confronti della medicina e dei vaccini. «È una cosa ingiusta, tante malattie sono state sconfitte con i vaccini. E se in Italia abbiamo numeri abbastanza “contenuti” è grazie al vaccino. Molti parlano di libertà. Si celano dietro questa parola, che poi non vuol dire niente. Sei libero di contagiare qualcun altro? Che libertà è?» dice Mariano.
Continua a splendere. Veronica splende ancora nel cuore dei suoi genitori, negli occhi del fratello Gianni, nei sorrisi della sua bambina, nell’affetto degli amici. Splende ancora come una stella polare nella comunità San Prisco di Nocera Inferiore, affidata a mons. Domenico Cinque. Qui, accompagnata dai suoi genitori, legati da un grandissimo affetto al compianto vescovo mons. Gioacchino Illiano e a suor Federica Pitera, ha vissuto a pieno la fede, ricevendo il sacramento del Battesimo, della Prima Comunione e della Cresima, partecipando all’oratorio, al coro polifonico e a quello parrocchiale.
In questa comunità che giorno dopo giorno condivide il dolore di Rosaria e Mariano sarà ricordata oggi pomeriggio, alle ore 18.00, con una Celebrazione Eucaristica nel primo anniversario della sua salita al Padre.