Cittadinanza onoraria al vescovo mons. Giuseppe Giudice dal comune di Corbara. La cerimonia oggi pomeriggio nel Palazzo di vetro. Il sindaco Pietro Pentangelo l’ha voluta in occasione dei dieci anni di ministero episcopale del Vescovo nella Chiesa nocerino sarnese.
«Questo riconoscimento – ha detto il vescovo di Nocera Inferiore-Sarno – non è per me, ma è per una Chiesa che ha bisogno di camminare insieme, che non si vergogna, non ha paura, è dentro la realtà e conosce i problemi. È una Chiesa che attinge alle sorgenti della speranza. Questo tempo pandemico ci ha fatto capire che senza la speranza noi saremmo dei poveri pellegrini senza terra. Invece, voglio ricordare, siamo dei pellegrini che hanno come meta il cielo, calpestando questa terra bellissima».
Il legame con il sindaco Pentangelo
Emozionato, il sindaco Pentangelo ha detto durante la seduta: «Vorrei conservaste questa foto tra le cose care. Questo sia un momento, un segno, da mettere da parte affinché resti nella vita della comunità corbarese». Il primo cittadino, alla presenza dei consiglieri e del parroco don Vincenzo Buono, ha ricordato un legame che dura da quasi 11 anni: «Ero uno spaurito sindaco, era maggio del 2011, e sua eccellenza faceva ingresso in diocesi dopo qualche settimana. In questi anni uno dei punti fermi che ho sempre sentito nel mio cammino è stata la presenza, se non fisica morale, di mons. Giudice che ha sempre camminato accanto alla comunità corbarese. lo ha fatto in momenti in cui la gioia e la serenità permettevano di esprimerci liberamente. Ancor di più lo ha fatto quando la pandemia ha reso tutto più difficile. Ho sempre visto in lui un porto sicuro, specialmente quando c’era da richiamare al rispetto delle regole, esaltando il momento di rifugio nella fede e nella partecipazione cristiana tanto importante nei momenti di sbandamento che abbiamo vissuto».
Il sindaco Pentangelo ha aggiunto: «Entrambi, io alla guida della comunità più piccola dell’Agro, lui con la responsabilità della guida spirituale dei comuni che forse rappresentano le realtà più grandi della provincia. L’ho trovato a lottare contro le solitudini, comportamenti errati, contro una vita che diventa sempre più virtuale e meno concreta e reale. Ho sviluppato sul suo insegnamento che quanto più le persone si sentono sole, tanto più le comunità vanno verso la disgregazione. Allora quel messaggio di apertura cristiana, vuole essere alla base di questa onorificenza».
Il ringraziamento del Vescovo
«Accolgo questo dono – ha detto il vescovo Giudice – e ringrazio dicendomi: non ho fatto niente di straordinario, però vivo in modo straordinario il mio ministero ordinario». Il pastore ha aggiunto: «Dall’inizio ho amato questa terra perché si evangelizza ciò che si ama, cogliendo tutte le eccellenze, le bellezze, sapendo e cogliendo anche le ferite, le difficoltà, i ritardi. Questa terra ha bisogno di un’anima comune per camminare insieme. Un segnale lo abbiamo avuto con l’interessamento alle emergenze sanitarie. Insieme forse ce la possiamo fare. Un insieme che non mortifica Corbara o le altre città, ma mettere insieme i doni, le qualità per poter camminare bene insieme. Il mio compito – ha aggiunto – è dare una speranza come istituzione».
Il testo della delibera
“Per comune testimonianza della comunità civile di Corbara, in questi primi dieci anni del suo governo episcopale si è distinto anzitutto nelle doti richieste dal suo ministero: prudenza e carità pastorali, sollecitudine per la causa del Vangelo con i risvolti civici culturali e sociali da essa derivate, nonché l’opera di continuo rinnovamento generale della Diocesi con un coinvolgimento di tutte le componenti di essa nella missione ecclesiale e l’impegno di raggiungere tutti gli ambiti e le espressioni della vita quotidiana. Inoltre Sua Eccellenza Mons. Giudice ha dato lustro alle città dell’Agro, e a questo Comune in particolare, per i benefici effetti scaturiti dall’esercizio dell’autorità legata al suo mandato e delle virtù civili specialmente nell’attuale situazione dell’emergenza pandemica.
In questa Città, scelta fra le sedi della immunizzazione vaccinale, quale ‘testimonial’ d’eccezione, con il suo coraggioso esempio e la sua convinta e serena adesione alla proposta sanitaria ha aperto la strada dei cittadini dell’Agro alla fiducia verso le pubbliche autorità e le istituzioni chiamate a tutelare il bene comune e, in particolare, quello della salute. Ancora oggi continua a combattere contro ogni forma di degrado – ambientale, sociale, politico, culturale e religioso – e ogni pericolo di deriva in questi ambienti esistenziali collaborando fruttuosamente con le istituzioni per la giustizia, la pace e il bene della collettività con un’azione non solo di denuncia dei problemi e dei mali del territorio, bensì anche di intelligente proposta in ordine alle loro soluzioni. Tale onorificenza solenne, mentre dà onore alla stessa Città che la conferisce, sia di augurio al prosieguo del cammino del nostro amato Pastore con le nostre popolazioni incontro a un futuro di bene, di speranza e di convivenza solidale”.
Salvatore D’Angelo