Il mese scorso abbiamo pubblicato un’intervista al tenente colonnello Rosario Di Gangi alla guida, da poco più di due anni, del Reparto territoriale dei Carabinieri di Nocera Inferiore. Nell’ampio confronto è emerso anche il legame tra giovani e criminalità locale che, ha spiegato il colonnello, attrae molto i ragazzi perché ha bisogno di manovalanza in un territorio pervaso dallo spaccio e dal consumo di stupefacenti, complici i facili guadagni in un contesto di grande devianza giovanile e dispersione scolastica.
Un argomento scottante, parole difficili da mangiare giù che chiamano tutti in causa: famiglie, scuola, società civile, Chiesa locale. Ma quando intorno a noi si addensano le nubi, è più facile scorgere piccole luci che squarciano il cielo e donano speranza. Questo mese infatti vogliamo parlarvi di altri giovani, che si distinguono nello studio, nel volontariato, in attività culturali e sportive. Giovani la cui vita profuma di senso civico, altruismo e solidarietà.
A molti di questi, lo scorso 14 dicembre, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha consegnato gli Attestati d’onore di “Alfiere della Repubblica” conferiti negli anni 2019, 2020 e 2021. Negli anni precedenti, infatti, a causa dell’insorgere e del proseguire della pandemia la cerimonia non si è potuta tenere. Tra loro c’erano anche il giovane Francesco Tortora, volontario del Nucleo di Protezione Civile di Roccapiemonte, guidato dal maresciallo Nicola Pagano, e Miriam El Ouazani, di Cava de’ Tirreni, cresciuta in una comunità di care leavers.
«La passione è andata oltre la paura» – L’impegno di Francesco
Francesco ha 17 anni, il suo papà si chiama Maurizio e gestisce un bar nella piccola frazione di San Potito a Roccapiemonte, la mamma Gelsomina Francese si occupa della famiglia. Ha un fratello più piccolo, Cristiano Alfonso che frequenta il secondo anno del liceo scientifico Rescigno mentre la sorella maggiore, Anna, è iscritta alla facoltà di Giurisprudenza alla Luiss Guido Carli a Roma.
Da piccolo frequentava la parrocchia San Maria Addolorata, affidata in quegli anni a don Natalino Gentile che lo ricorda come un bambino molto dolce. È entrato in Protezione Civile a soli 12 anni, ammette di aver sempre subito il fascino della divisa. Anche al nostro incontro, così come quando ha ritirato l’onorificenza di Alfiere della Repubblica dalle mani del presidente Mattarella, arriva con la sua divisa gialla e blu a cui fa da contrasto il celeste della mascherina. «Quando passavo per San Potito, dinanzi alla sede della Protezione Civile, mi chiedevo se mai sarei riuscito a farne parte» racconta. Ne parla con i genitori che sono amici del maresciallo Nicola Pagano e comincia così un percorso che “ha cambiato completamente la mia vita – dice –, mentalmente e fisicamente”.
Francesco frequenta il quinto anno del liceo scientifico Rescigno di Roccapiemonte, indirizzo scienze applicate. La tecnologia è la sua passione e con molta probabilità orienterà anche le scelte future. Il giovane pensa infatti di iscriversi alla facoltà di Ingegneria. A soli 17 anni è un ragazzo “perbene”, che ha scelto di servire la comunità e il prossimo, di rendersi utile. Sostiene che quello che è, lo deve in egual misura alla scuola e all’impegno in Protezione Civile, al primo posto mette la famiglia, il luogo in cui ciascuno riceve il nutrimento per crescere e capire che direzione dare alla propria vita.
Il giovane di Roccapiemonte è stato premiato per l’impegno e il sostegno alla popolazione nel periodo di pandemia, e in particolare per l’aiuto fornito alle persone anziane nelle prenotazioni dei vaccini anti Covid e nelle procedure per il rilascio del Green pass. Quando nel marzo 2021 è partita la campagna di vaccinazione, Francesco comincia a ricevere nella sede della Protezione Civile tante telefonate di persone anziane che non sapevano prenotare il vaccino sulla piattaforma della Regione Campania o non riuscivano poi scaricare il green pass. Un impegno che è stato la naturale prosecuzione del lavoro fatto al servizio della comunità durante la prima ondata della pandemia, quella del marzo 2020. A raccontarlo è il maresciallo Carmine Pagano. «Ci eravamo fatti dare un elenco di persone dal Comune e ogni giorno Francesco insieme ad altri due volontari, Raffaele Palumbo e Alessandro Lodato, ritiravano della verdura al mercato ortofrutticolo di Pagani e la consegnavano alle famiglie».
«Non avevi paura?» domando. In quel periodo molti di noi erano tappati in casa per timore del contagio. Francesco ci pensa un attimo e, poi, con una maturità più grande dell’età anagrafica risponde: «La passione è andata oltre la paura». Grande l’impegno profuso, nei lunghi mesi di didattica a distanza, anche per consegnare pc alle famiglie che non ne avevano uno.
Gli chiedo se lo ha mai sfiorato l’idea che qualcuno potesse candidarlo per questa importante onorificenza. «No, non l’ho mai pensato» e racconta il suo stupore quando lo scorso 26 novembre il sindaco di Roccapiemonte e il maresciallo Nicola Pagano gli hanno comunicato la decisione del Quirinale.
«Sono rimasto impietrito – dice –, non è una cosa che capita tutti i giorni e a qualsiasi ragazzo». Anche i suoi genitori sono stati molto felici quando hanno appreso la notizia. «È un segno indelebile, che rimarrà tutta la vita».
Del lungo e bellissimo discorso del Presidente della Repubblica, c’è un passaggio che lo ha colpito molto: «Mi sono emozionato molto quando il Presidente ha detto che non siamo eroi isolati, che in quella sala potevamo essere molti di più. E noi li rappresentavamo tutti».
Il viaggio a Roma, accompagnato dal sindaco Carmine Pagano e dal comandante della Polizia Municipale Graziano Lamanna, è stato un misto di commozione e agitazione: «Più ci avvicinavamo, più aumentava l’ansia. È indescrivibile l’emozione di visitare il Palazzo dove risiede la massima carica istituzionale del Paese». Complimenti e auguri gli ha detto il Presidente della Repubblica mentre gli consegnava l’onorificenza. «Due semplici parole che sono bastate per impegnarmi di più, per provare a fare sempre meglio».
Chiedo a Francesco di commentare le parole del colonello Rosario Di Gangi che dalle colonne di questo mensile ha parlato dei giovani come terreno fertile per la criminalità, richiamando il fenomeno della mala movida e dello spaccio di stupefacenti. Qual è il discrimine tra giovani che si perdono e fanno sfiorire la loro bellezza e ragazzi che invece mettono a frutto con impegno il loro potenziale?
«Dipende da diversi fattori – dice –, un ruolo molto importante lo gioca certamente la famiglia, perché i figli sono lo specchio dei genitori. Ma penso che conti anche la testa: ci sono ragazzi che vivono in contesti difficili eppure non si perdono. Grande importanza ha anche il mondo dell’associazionismo, che li toglie dalla strada e li sensibilizza ad avere più fiducia in se stessi e nello Stato».
Tra gli auguri più belli ricevuti, ci sono quelli di don Natalino Gentile: «Ricordo con simpatia quel ragazzino che ogni domenica, venendo in chiesa, correva ad abbracciarmi sull’altare. Quanta nostalgia per quei sentimenti che dimostravano il tuo animo e che oggi vengono premiati in maniera così eccezionale. Il premio avuto è il segno della tua bontà che ti auguro mantenere integra per tutta la vita. Sii fiero!».
È proprio vero che con i giovani si raccoglie tutto quello che si semina. Auguri Francesco.
“A tutti vorrei dire di non mollare mai”
Tra i nuovi Alfieri della Repubblica c’è anche Miriam El Ouazani, classe 2002, residente a Cava de’ Tirreni. Il presidente Mattarella le ha conferito l’«Attestato d’Onore» per l’impegno con cui si dedica alla crescita dei ragazzi “fuori famiglia”.
La ragazza è diventata maggiorenne in una comunità di care leavers, si tratta di ragazzi e ragazze che vivono fuori dalla famiglia di origine sulla base di un provvedimento dell’Autorità giudiziaria e che al compimento della maggiore età, ad eccezione di alcuni casi, si trovano a dover lasciare la comunità di accoglienza oppure a terminare l’affido.
Nella comunità in cui è cresciuta, Miriam era la più grande tra i bambini ospitati. Ha aiutato i più piccoli, e anche gli operatori, comportandosi come una sorella maggiore e divenendo un modello per la sua affidabilità, per la cordialità e la compostezza.
Quando ha compiuto 18 anni, il Servizio sociale non le ha concesso altro tempo in struttura e così è tornata dai nonni, che contribuisce ad accudire. Miriam ha deciso di formarsi presso la comunità in cui ha vissuto come operatore sociale e di svolgere il tirocinio per conseguire il titolo di “assistente educativo all’infanzia”. Oggi fa parte del “Care Leavers network” dell’associazione “Agevolando” nata a Rimini, una rete di ragazzi tra i 16 e i 24 anni che vivono o hanno vissuto un periodo della vita “fuori famiglia” (in casa-famiglia, comunità per minorenni, affido), coinvolti in un percorso di partecipazione e cittadinanza attiva.
«Ricevere questa onorificenza mi ha lasciato senza parole – ha detto –, sono felice e orgogliosa e spero che la mia storia possa incoraggiare tutti i ragazzi e le ragazze che hanno vissuto la mia esperienza. A loro, anzi a tutti, vorrei dire di non mollare mai e di rimboccarsi sempre le maniche di fronte alle avversità».
Nel corso di diverse conferenze regionali Miriam ha svolto il ruolo di relatrice, affrontando in particolare il tema dell’affido dei ragazzi maggiorenni ai quali spesso è preclusa questa opportunità perché non ci sono famiglie o persone disponibili.