Giornata della memoria, per Amnesty international Italia è necessario “celebrare, agendo contro l’odio”. “L’Olocausto è stato il progetto, quasi realizzato, di annientare completamente intere minoranze e popolazioni. Le idee alla sua base sono ancora vive oggi, e l’aggressione, due giorni fa, di un giovane ebreo del Livornese dovrebbe sciogliere ogni dubbio in proposito. Per questo non dobbiamo smettere di ricordare, ma soprattutto non dobbiamo smettere di mobilitarci contro l’odio. Questa è una giornata che si celebra nell’azione”.
Lo ricorda, in occasione del 77° anniversario dell’apertura dei cancelli di Auschwitz e della Giornata della memoria, il presidente di Amnesty international Italia, Emanuele Russo: “Perché ricordare, a 77 anni di distanza, la liberazione del campo di Auschwitz? Perché continuare a porre l’attenzione sull’importanza della memoria su un fatto come la fine dell’Olocausto, quando è ormai trascorso così tanto tempo? Chi si impegna per la difesa dei diritti umani ha visto, dal 1948 in avanti, come la memoria di quei fatti non sia servita, neanche quando era più fresca, a impedire che il male si ripetesse, in ogni angolo del mondo e nelle culture più diverse”.
Azioni concrete per ricordare
Eppure, prosegue, “ogni anno ripetiamo convinti il nostro augurio e monito: continuare a ricordare, non dimenticare. Un ricordo che deve sostanziarsi di azioni concrete che abbiano senso nel quotidiano, un rifiuto dell’oblio che deve tradursi nell’impedire ogni tentativo di riscrivere la storia, incluso quello di utilizzarla per descrivere le tragedie contemporanee, falsandone l’interpretazione”.
Nei giorni dedicati alla memoria Amnesty mette a disposizione online il percorso didattico contro la discriminazione “La persecuzione degli ebrei” per la scuola secondaria di primo grado. Il percorso, strutturato in una guida per il docente e un fascicolo per lo studente, “vuole essere un contributo per essere in grado di cogliere le opportunità che la nostra società può offrirci, riconoscere le motivazioni personali che spingono all’azione discriminatoria e ribadire l’importanza della responsabilità personale per il gruppo e la comunità”.